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Pastorino attacca il preside del Nautico S. Giorgio occupato dai ProPal di sinistra

Capogruppo regionale Gianni Pastorino (Linea Condivisa)

“Comprendo le difficoltà nella gestione di una scuola e la necessità di mantenere ordine e rispetto del programma scolastico, ma ciò non giustifica in alcun modo il linguaggio e i metodi usati dal dirigente del Nautico San Giorgio di Genova. Una scuola pubblica non è una caserma, non ci sono ufficiali di pubblica sicurezza e un preside è un educatore, prima di tutto”.

Lo ha dichiarato Gianni Pastorino, consigliere regionale della Lista Andrea Orlando Presidente e rappresentante di Linea Condivisa, che è intervenuto dopo la decisione del preside di trasmettere agli investigatori della Digos genovese le immagini relative all’occupazione studentesca.

Il preside ha poi aggiunto che si tratta di “figli della Genova bene” o “Lucignolo in cerca di visibilità” che vogliono negare il diritto allo studio degli altri ragazzi che invece vogliono andare a scuola a studiare.

“Può esserci disaccordo – ha aggiunto Pastorino – con le modalità di una protesta, ma è inaccettabile che un dirigente scolastico scelga di mandare foto degli studenti alla Polizia. Questo significa abdicare alla propria funzione educativa e alimentare un clima di sfiducia e paura dentro la scuola.

I timori di danni alle strutture sono quasi sempre infondati, e non possono diventare un pretesto per reprimere un movimento che nasce da sensibilità e idealità politiche.

I dirigenti e gli insegnanti dovrebbero essere capaci di ascoltare, dialogare e comprendere, non punire o stigmatizzare. La scuola pubblica ha il compito di formare cittadini consapevoli, non di zittirli quando si esprimono.

Etichettare gli studenti come ‘figli della Genova bene’ o ‘Lucignolo’ è un modo superficiale e classista di affrontare il dissenso.

La scuola è lo spazio più prezioso per esercitare il pensiero critico e l’impegno civile. Se anche lì si smette di discutere e si inizia a denunciare, allora il problema non sono gli studenti che occupano, ma gli adulti che hanno dimenticato cosa significa educare”.