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Violenza nel carcere di Marassi: sindacati denunciano ritardi e chiedono misure urgenti

Violenza nel carcere di Genova Marassi: sindacati denunciano ritardi e chiedono misure urgenti
Il carcere di Marassi

Uilpa e Sappe denunciano che un agente penitenziario è stato aggredito più volte da un detenuto violento; chiedono interventi strutturali per la sicurezza del personale

Il carcere di Genova Marassi torna al centro dell’attenzione per un grave episodio di violenza che ha visto coinvolti gli agenti della Polizia penitenziaria. Secondo le segnalazioni dei sindacati Uilpa Polizia Penitenziaria e Sappe, un detenuto “ad alto rischio” avrebbe aggredito un agente, nonostante avesse già compiuto altre tre aggressioni in precedenza.

Secondo quanto denunciato dai rappresentanti sindacali, il reo – collocato nel reparto di alta sicurezza – sarebbe passato inosservato nelle sue potenziali pericolosità fino al momento dell’ultimo, più grave gesto. Le aggressioni precedenti, secondo la ricostruzione, non sono state sufficienti per giustificare il suo trasferimento in una sezione con misure più restrittive. Fabio Pagani, segretario regionale Uilpa, ha definito inaccettabile un “ritardo del genere”: attendere che avvengano più aggressioni prima di intervenire, sostiene, è un rischio per la sicurezza degli agenti e una grave mancanza di rispetto per il loro lavoro.

Vincenzo Tristaino, segretario ligure del Sappe, ha espresso amarezza usando un’immagine forte: “A Marassi, dopo la stanza dell’amore, forse servirebbero anche delle rage room”, ossia stanze dove i detenuti violenti possano sfogare la loro rabbia in modo “sicuro” ma controllato. Il segretario generale del Sappe, Donato Capece, ha mostrato solidarietà verso l’agente ferito, parlando di “profonda delusione” di fronte a episodi che, secondo il sindacato, sono sempre più frequenti.

Il contesto delle aggressioni al carcere di Marassi

Non si tratta di un episodio isolato: le aggressioni contro agenti a Marassi sono denunciate da tempo. Già nel febbraio 2025, la Uilpa aveva segnalato che quattro agenti erano stati aggrediti in poche ore, tra Genova Marassi e La Spezia. In un’altra circostanza, un detenuto con problemi psichiatrici aveva colpito tre agenti ferendoli: un pugno al volto, poi un assalto a due colleghi intervenuti in soccorso.

A giugno 2025, è stato segnalato che tre agenti della penitenziaria sono stati feriti in due aggressioni distinte. In un caso, uno di loro è stato ferito alla mano da una lametta estratta da un detenuto. In un altro episodio, un detenuto psichicamente instabile ha colpito due agenti con pugni al volto. Poco dopo, in luglio, un 25enne con disturbi psichiatrici ha distrutto una porta dei passeggi e ha aggredito tre agenti con calci e pugni fino a quando non è stato immobilizzato.

Un episodio particolarmente grave è avvenuto alla vigilia di Pasqua 2025, quando un detenuto ha aggredito quattro agenti, ha dato fuoco a una coperta nei locali docce e ha tentato di intrappolare un agente, costringendo l’ingresso dei rinforzi. Più recentemente, a ottobre 2025, un detenuto detenuto per violenza sessuale ha ferito otto agenti dopo essersi barricato in cella con oggetti pericolosi.

Le richieste dei sindacati

La Uilpa e il Sappe puntano il dito contro il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e le istituzioni su più fronti. Fabio Pagani solleva il problema della carenza di organico: gli agenti denunciano turni estenuanti e un numero di personale insufficiente, che li espone continuamente a rischi. In più, secondo i sindacati, manca un modello custodiale adeguato per detenuti pericolosi, sia in termini di isolamento che di supporto psichiatrico.

Dal canto suo, il Sappe richiede l’adozione immediata di misure concrete: isolamento più rigoroso per i detenuti violenti, revisione delle modalità di assegnazione alle sezioni, strumenti più efficaci per prevenire e gestire le crisi. Capece, segretario generale, chiede che si vada al di là delle dichiarazioni retoriche: per lui è urgente “una riforma di sistema che garantisca la sicurezza degli agenti e la dignità del lavoro penitenziario”.

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