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Dietro la tecnologia spunta il mostro e l’orrore

Dietro la tecnologia spunta il mostro e l’orrore
Frame del cortometraggio contro pedofilia della Regione Basilicata

Pedopornografia e adescamento online macchia della società civile. Quattro chiacchiere con Stefano Alice, medico criminologo

A dispetto di un mondo dove c’è maggiore libertà sessuale, facilità di incontri e liceità molto più ampia del passato, il vizio e la perversione sono diventati fenomeni inquinanti della società contemporanea che dovrebbe avere filtri contro questa bestialità.

“Negli ultimi anni – afferma Stefano Alice, insigne medico criminologo, consulente del Tribunale e titolare di altre, varie specializzazioni – il mondo digitale ha rivoluzionato il modo in cui bambini e adolescenti comunicano, apprendono e si divertono. Tuttavia, questa rivoluzione ha portato con sé anche nuove minacce, tra cui l’adescamento online, la pedopornografia e altri reati legati alla sicurezza dei minori. I dati delle forze dell’ordine sono allarmanti ed evidenziano un fenomeno in costante crescita”.
Genova, informa Alice, non sfugge a questa triste realtà e i casi di adescamento e abusi sotto la Lanterna “sono aumentati e spesso rimangono sotto silenzio. Fondamentale capire come proteggere i nostri figli e quali misure adottare per contrastare efficacemente questa emergenza”.

Considerando i dati recenti e le notizie di cronaca, come si riflette questa emergenza nella realtà genovese?

A Genova, come in tutta Italia, abbiamo registrato un aumento di episodi di adescamento e abusi online su minori. Sebbene molti di questi casi vengano gestiti in modo riservato, ci sono segnalazioni di bambini e adolescenti coinvolti in situazioni pericolose sui social o in chat. La nostra città è da sempre un punto di passaggio e di interconnessione, il che può facilitare anche l’azione dei predatori. Recentemente, ci sono stati casi di minori adescati tramite piattaforme di messaggistica, e purtroppo alcuni di questi episodi sono sfociati in situazioni di abuso, come evidenziato dall’aumento delle indagini della Polizia Postale anche sul territorio genovese. La cronaca locale riporta episodi di ragazzi che sono stati contattati da sconosciuti e sono stati vittime di minacce o violenze, spesso con il coinvolgimento di social network e app di messaggistica.

Quali le principali cause di questa escalation e come si può intervenire?

Le cause sono molteplici: l’uso sempre più precoce di dispositivi digitali, la mancanza di un’educazione digitale adeguata e la carenza di sistemi di controllo efficaci. I predatori approfittano della vulnerabilità dei più giovani, sfruttando piattaforme poco monitorate. In Italia, i dati della Polizia Postale mostrano che nel 2024 sono state avviate circa 2.809 indagini su abusi online, con 370 casi di adescamento confermati e 144 arresti, segno di un fenomeno che sta crescendo in modo preoccupante. In particolare, i reati di pedopornografia sono raddoppiati rispetto al 2023. Uno dei fatti di cronaca più recenti, dall’Ansa del 15 aprile 2025, riguarda l’arresto di un 21enne a Busto Arsizio per aver picchiato e violentato una 14enne conosciuta sui social. Questi episodi mostrano quanto sia urgente rafforzare le strategie di prevenzione, controllo e intervento, anche nel nostro territorio.

Impossibile restare indifferenti. La comunità chiede di non restare immobili ed allora quali sono le misure concrete a contrasto che si potrebbero adottare a livello locale e nazionale?

E’ fondamentale creare canali di comunicazione rapidi e specializzati, simili a quelli di altri paesi come gli Usa, dove esiste un numero di emergenza 24/7 dedicato alla tutela dei minori. A Genova, potremmo potenziare le collaborazioni tra scuole, forze dell’ordine e piattaforme digitali per monitorare e segnalare tempestivamente situazioni sospette. Inoltre, le piattaforme devono essere obbligate per legge a implementare sistemi di filtro e monitoraggio più avanzati, responsabilizzando le aziende del settore. La legge deve essere più severa contro chi sfrutta le vulnerabilità dei minori e contro le piattaforme che non agiscono in modo efficace. A livello personale, i genitori e gli insegnanti devono ricevere formazione specifica, per riconoscere i segnali di rischio e intervenire prontamente.

Quale è il ruolo che devono assumere istituzioni e cittadini in questa battaglia contro un orribile fenomeno?

E’ una responsabilità condivisa. Le istituzioni devono rafforzare le leggi e creare strumenti più efficaci di tutela, mentre i cittadini, e in particolare i genitori, devono essere più consapevoli e vigili. La prevenzione parte dall’educazione digitale dei giovani, dall’uso di strumenti di controllo e dal dialogo aperto con i figli. Solo lavorando insieme possiamo proteggere i minori e ridurre questa piaga che si sta diffondendo anche nella nostra città.

Lanciamo un messaggio finale, una sorta di appello…

La sicurezza dei nostri figli non può essere lasciata al caso. Dobbiamo agire con decisione, collaborare tra istituzioni, aziende e famiglie, e rafforzare le leggi contro chi sfrutta la vulnerabilità dei più piccoli. La tutela dei minori in rete è una sfida che richiede impegno quotidiano e azioni concrete. Solo così potremo costruire un futuro digitale più sicuro per tutti. Dino Frambati

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