La Cassazione conferma la pena per Vittorio Zaniboni, ex broker di auto di lusso; vendute le sue supercar, ma l’attico in centro Genova non viene confiscato
Vittorio Zaniboni, noto ex mediatore immobiliare e commerciante di auto di lusso, è stato condannato definitivamente a quattro anni di reclusione. La decisione arriva dalla Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna per evasione fiscale nonostante Zaniboni risultasse formalmente “nullatenente” agli occhi del fisco italiano. Difeso dall’avvocato Mario Iavicoli, Zaniboni ha chiesto di poter scontare la pena svolgendo lavori socialmente utili.
La sentenza della Cassazione e la vicenda dell’attico
Con la pronuncia definitiva della Cassazione, la condanna di quattro anni di carcere resta in vigore, ma è stata annullata la confisca dell’attico di 240 metri quadrati in Galleria Mazzini, nel cuore di Genova. Le altre automobili di lusso accumulate da Zaniboni, invece, saranno vendute all’asta, e il ricavato confluirà nel fondo unico giustizia.
Maxi evasione scoperta dalla Guardia di Finanza
L’indagine che ha portato alla condanna di Zaniboni è stata condotta dalla Guardia di Finanza, sotto il coordinamento del pubblico ministero Giancarlo Vona. I finanzieri hanno ricostruito ricavi non dichiarati per oltre 4,5 milioni di euro realizzati tra il 2013 e il 2018, frutto della vendita di 25 auto di altissimo valore. Tra i modelli coinvolti figurano Maserati, Lamborghini, Porsche, Bentley e ben otto Ferrari, tra cui la storica 166 Inter del 1948, venduta per un milione di dollari a un collezionista negli Stati Uniti.
Oltre alle vendite dirette, Zaniboni possedeva una collezione di circa 20 auto di lusso e d’epoca: queste vetture erano intestate fittiziamente a parenti della sua compagna o ad altri soggetti, così da celare il reale patrimonio. Prima che scattassero le verifiche fiscali, Zaniboni stava per mettere all’asta parte della sua collezione in eventi internazionali prestigiosi, come il “Classic & Sport Cars” di Montecarlo e il “Goodwood Festival of Speed” nel Regno Unito (tra le auto anche Ferrari e Lamborghini).
Il fenomeno del “nullatenente con supercar”
Zaniboni è stato spesso denominato “il Briatore genovese” per il suo stile di vita appariscente e il suo business nelle auto di lusso. Nonostante il suo ingente giro d’affari, risultava formalmente privo di reddito imponibile (“nullatenente”), una situazione che ha sollevato grande clamore mediatico e politico.
L’ipotesi dell’affidamento ai servizi sociali
In seguito alla conferma della condanna, Zaniboni ha fatto domanda al tribunale di sorveglianza per l’affidamento in prova ai servizi sociali. Se accolto, potrà evitare il carcere e svolgere attività di volontariato, ma dovrà rispettare vincoli precisi: tra questi, il divieto di lasciare l’Italia per tutta la durata della pena.
La controversia sul patrimonio immobiliare
Il sequestro iniziale disposto dalla Finanza aveva riguardato quattro immobili di pregio, incluso l’attico in Galleria Mazzini. Nel corso del processo, però, la Cassazione ha valutato che l’attico non dovesse essere definitivamente confiscato e lo ha restituito a Zaniboni o ai suoi aventi diritto.
Il caso del bonus spesa durante la pandemia
Un episodio che ha contribuito a suscitare indignazione riguarda il fatto che, durante la pandemia del 2020, Zaniboni avrebbe richiesto il bonus spesa destinato alle persone in difficoltà. Questo comportamento è stato considerato altamente controverso, data la sua condizione reale di ricchezza. Anche la moglie di Zaniboni è stata giudicata: è stata condannata in via definitiva a un anno e due mesi di reclusione.
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