Una svastica dipinta su un muro di una scuola a Genova. Precisamente dopo il raid vandalico di sabato notte ad opera, indicano ora gli investigatori della Polizia, di giovanissimi teppisti italiani e “maranza” ossia migranti di 2^ generazione.
Intorno alla mezzanotte il gruppo di circa 10-15 giovanissimi ha fatto irruzione nel liceo Da Vinci in via Bartolomeo Arecco, occupato dagli studenti da alcuni giorni in solidarietà con la popolazione di Gaza.
Gli aggressori hanno forzato la porta d’ingresso usando mazze, spranghe e materiali rubati da un cantiere edile vicino.
Hanno devastato diverse aule, aprendo estintori e spruzzando schiuma sui pavimenti e sulle pareti, rompendo vetri di porte e finestre, distruggendo banchi, sedie e infissi.
Pareti imbrattate con decine di scritte offensive, una svastica “sprayata” in nero su un muro al terzo piano, e altre frasi come “Free Sosa”, riferimento al rapper in carcere.
“Raid neofascista” per via della svastica e giù messaggi di solidarietà antifascista.
Ci si mettono, frettolosamente, persino il sindaco Silvia Salis e il ministro Giuseppe Valditara: “Violenza di stampo neofascista” salvo poi correggere il tiro dopo il comunicato della Questura.
E te pareva…
Poi anche gli stessi studenti occupanti parlano di “maranza”.
Insomma, giovanissimi delle periferie che spaccano tutto per il mero gusto di provocare ed è del tutto evidente che si tratta di questo.
Per loro croce uncinata e falce e martello sono la stessa cosa. Per loro le ideologie non contano niente.
E ora vi sorprenderò: da un certo punto di vista non hanno torto , perché le ideologie sono effettivamente morte.
Non mi fraintendete. Non voglio in alcun modo giustificare la devastazione, ma voglio richiamare l’attenzione sul messaggio: svastica e Free Sosa.
Free Sosa al posto di Free Palestina. Ai giovanissimi neppure la Palestina interessa.
Sindaco e ministro, il messaggio è chiaro.
Il problema delle giovani generazioni è che non essendoci più ideologie non credono più in niente e quando non credi più in niente, credi solo nel niente. Questo è il problema. Prof. Paolo Becchi


















































