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Il Nano Morgante | La ricetta del bel tacer

Il Nano Morgante | La ricetta del bel tacer
Il Nano Morgante | La ricetta del bel tacer

Prendendo spunto dalla considerazione di B. Pascal secondo cui “la verità erra incognita tra gli uomini”, azzardo il parallelismo con l’ ordinaria vita di relazione in cui la verità resta un non-detto, un pensiero taciuto.

Non a caso, sia nel legame familiare genitori-figli, sia nel legame sentimental-amicale, certi personali pensieri restano sottopelle, inconfessati e irrisolti, fino a costituire una vera e propria zavorra di cose non dette.

Riepilogando la questione, è possibile assistere al paradosso per cui, citando J. Lacan, “ciò che è più intimo, è più estraneo”. Il che, tradotto estensivamente, annuncia una sincerità più presente tra estranei che tra familiari.

In barba alla retorica sulla fiducia reciproca, a livello di pensiero persiste un profilo privato e secretato tale da poter compromettere, se e quando  rivelato, la saldezza del legame affettivo.

Cogliendo alcuni aspetti dal film “Perfetti sconosciuti” (2016) di P. Genovese, impietoso spaccato dei nostri tempi, tale tipo di legame permane inesplorato e sconosciuto a suoi stessi componenti.  Cosicché, una (s)fortunata cospirazione di eventi può, in ogni momento,  dissotterrare la verità e scombinarne l’unità.

Non a caso, la verità non attecchisce nell’uso quotidiano. Non a caso, nei diversi contesti relazionali, l’ omertà, nel senso provocatorio di omissione di pensieri, é la ricetta di lunga vita.

In via generale, esprimere la propria verità implica disoccultare, rivelare ad altri il proprio pensiero critico. Senonché agire in tale direzione, senza attivare le cautele del caso, genera tensioni quotidiane, dispute insanabili, distanze incolmabili.

Valutando la questione, va ricordata l’ elementare distinzione tra il legame familiare genitori-figli, fondato su una tradizione  che lo rende infrangibile alle varie disavventure, e il legame sentimental-amicale di per sé  fondato invece su presupposti più frangibili, meno resilienti.

Su tali basi, se il legame genitori-figli può ragionevolmente sopportare, senza giungere al disgregamento, una realtà di scomode verità, gli altri legami  affettivi  tendono ad accomodarsi in un cauto bel tacer.

In buona sostanza, in ossequio ad un destino ben-accetto, il legame affettivo, ai fini della sua auto-preservazione, non tarda a misurarsi e risolversi in una quotidianità omertosa. Massimiliano Barbin Bertorelli