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Aborti, Garibaldi: Regione Liguria non apra consultori ai Pro vita

Capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi (foto di repertorio)

“A proposito di fondamentali della Repubblica, anche i diritti sono sotto attacco. Questa volta si tratta della legge 194/1978, sul diritto all’interruzione volontaria della gravidanza.

Dopo 46 anni dall’entrata in vigore della 194, la destra ha sferrato un attacco al cuore della legge e cioè il diritto all’autodeterminazione delle donne e alla scelta informata e consapevole di maternità.

L’ha fatto con un metodo laterale: inserendo nelle norme sull’attuazione del PNRR (il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza) la possibilità che le Regioni possano autorizzare la presenza nei consultori di associazioni ‘con comprovata esperienza nella maternità’: in pratica le associazioni antiabortiste e cosiddette ‘pro life’.

Che cosa voglia dire la presenza di queste associazioni nei consultori è evidente: e lo dimostra una denuncia di questi giorni ad Aosta, dove sono arrivate al locale Centro donne contro la violenza segnalazioni di donne che, giunte in presidi sanitari pubblici del territorio regionale per accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sono state negli stessi luoghi sottoposte a indebite interferenze e pressioni da parte di volontari, consistenti nell’imporre l’ascolto del battito fetale o nella promessa di sostegni economici o beni di consumo, con il preciso intento di dissuaderle dalla scelta di abortire”.

Lo ha dichiarato stamane il capogruppo regionale Luca Garibaldi (Pd).

“Ecco, si tratta di questo – ha spiegato Garibaldi – assieme a tutte le forze di opposizione abbiamo presentato un ordine del giorno in consiglio regionale, che speriamo vada già in discussione martedì, al fine di chiedere di non applicare la norma, che ha l’obiettivo di contrastare nei fatti la legge 194, con la interposizione di ostacoli al percorso di chi prende in considerazione l’aborto.

La legge 194 prevede infatti già la presa in carico delle utenti da parte di specialisti per accompagnarle nella scelta dell’IGV e la presenza di associazioni del terzo settore pro life e anti-abortiste, non solo appesantirebbe il loro percorso, ma potrebbe compromettere la riservatezza che tale scelta richiede.

In tutto questo il governatore ligure Giovanni Toti si è subito premunito di dire che lui è pronto ad applicare la legge, ma che le associazioni antiabortiste devono entrare nei consultori, sì ma ‘con misura’. Una posizione patetica e pilatesca.

Don Abbondio diceva ‘il coraggio, uno se non ce l’ha, mica se lo può dare’. Parlava di sé perché non conosceva Toti, moderato solo a parole, liberale quando gli conviene ma sempre pronto a mettersi al servizio del(la) potente di turno e della destra più retriva e oscurantista”.