“All’assemblea all’ingresso dell’ex Ilva di Genova prima siamo stati investiti da una serie di insulti, poi dagli insulti si è passati alle mani, siamo stati inseguiti per alcune decine di metri da una trentina di lavoratori con la felpa della Fiom, abbiamo preso calci e pugni, anch’io ho preso due cazzotti forti dietro alla testa e diversi spintoni. Sono stato ricoverato al Pronto soccorso con il segretario organizzativo della Uilm Claudio Cabras. I medici hanno dato dieci giorni di prognosi a me e sette a lui, avevo forti giramenti di testa e vertigini”.
Lo ha dichiarato ieri sera il segretario della Uilm Genova Luigi Pinasco intervistato da Nicola Porro a ‘Quarta Repubblica’ su Retequattro, ripercorrendo la violenta aggressione subìta venerdì scorso a Genova all’indomani dello sciopero generale cittadino sulla vertenza ex Ilva, indetto dalla Fiom-Cgil e dalla Fim-Cisl senza l’adesione della Uilm.
Secondo quanto riferito, i due sindacalisti della Uilm sono stati aggrediti e presi a botte a Cornigliano (e poi inseguiti) da uomini che indossavano la felpa della Fiom. I presunti responsabili sarebbero appartenenti sia al sindacato della Cgil, ma alcuni pare anche a Lotta Comunista. In ogni caso, sarà la Procura di Genova a fare luce sul grave e inaccettabile episodio di violenza.
I sindacalisti della Uilm aggrediti dal gruppo di “squadristi rossi”, al quotidiano La Verità, si sono poi dichiarati “amareggiati e delusi” dalla mancanza di solidarietà da parte dei colleghi della Fiom e, in particolare, dall’atteggiamento assunto dal segretario generale Maurizio Landini.
Inoltre, nella condanna all’aggressione il segretario nazionale della Uil Pierpaolo Bombardieri ha giustamente parlato del “rischio di rasentare il terrorismo”.
“Sicuramente – ha sottolineato Pinasco – il nostro segretario ha voluto mandare un messaggio molto forte, che condivido, perché bisogna saper cogliere subito i campanelli d’allarme.
Oltretutto che arrivano da una città come Genova che ha vissuto dei momenti tragici legati agli eventi terroristici con la nascita di cellule terroristiche negli anni Settanta e dove i sindacati in maniera unitaria hanno combattuto fortemente questi episodi che non si devono più ripetere.
Io non ce l’ho con i lavoratori che lottano per il posto di lavoro e faticano ad arrivare a fine mese, ma ce l’ho con chi li fomenta mandando messaggi sbagliati continuamente”.



















































