“Ora mi sento un po’ spaesato. Dopo otto anni di full immersion nel Comune, impegnato a gestire 25 deleghe, devo decidere se rimanere in consiglio comunale a fare opposizione. In molti me lo stanno chiedendo, ma ci devo pensare”.
Lo ha riportato oggi il quotidiano Corriere della Sera, che ha intervistato Pietro Piciocchi a poche ore dalla sconfitta per la corsa a sindaco di Genova.
Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha detto che è stato sbagliato il candidato, ha chiesto il cronista al candidato del centrodestra.
“Sono sorpreso che chi non mi ha mai conosciuto – ha risposto Piciocchi – dica che non ero il candidato ideale quando Fratelli d’Italia ha sostenuto con convinzione la mia candidatura fin dall’inizio e la premier ha usato nei miei confronti parole di grande stima.
Non serbo rancore a nessuno, ma ho il rammarico che sarebbero bastati due punti in più dai partiti, FdI in primis, per andare al ballottaggio…”.
“Le ragioni della sconfitta – ha spiegato Piciocchi – sono principalmente due. La prima risale al 7 maggio dello scorso anno, l’inizio dell’inchiesta che ha coinvolto Toti. Si è frantumato il rapporto tra il corpo elettorale e i cittadini che Toti aveva saputo cementare e che, di riflesso, aveva portato benefici anche a Genova. Quella vicenda ha rianimato un’opposizione che era ‘morta’.
La seconda ragione è un errore di comunicazione. Abbiamo dato grandissimo peso, anche nel messaggio ai cittadini, alle infrastrutture, trascurando implicitamente i servizi e le risposte alle esigenze quotidiane alle persone. Le abbiamo date, ma non ne abbiamo mai fatto un punto di forza”.
Un problema di arroganza? Ha inoltre chiesto il cronista.
“Io non ho questo difetto – ha replicato secco Piciocchi – sicuramente ci sono persone che hanno avuto contrasti con Marco Bucci. E qualcosa è ricaduto su di me”.