Tra le accuse ai 57 imputati per il tragico crollo del Ponte Morandi che il 14 agosto del 2018 provocò 43 vittime, non c’è più quella di attentato alla sicurezza pubblica dei trasporti.
Lo ha riferito nell’aula del Tribunale di Genova, nel corso della requisitoria, il pm Walter Cotugno, uno dei titolari dell’indagine.
“Non ci sono prove definitive sul dolo – ha comunicato Cotugno – requisito fondamentale affinché quell’addebito sia mosso, motivo per cui già da ora è possibile affermare che non chiederemo alcuna condanna per la contestazione specifica”.
Si tratta del passaggio più significativo affrontato dall’accusa nell’udienza di ieri che ha escluso il reato più grave, ma ciò non significa che le accuse siano meno pesanti.
Per gli imputati, tra cui l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci (oggi in carcere per la strage del bus ad Avellino nel 2013), l’ex direttore centrale operazioni Paolo Berti (detenuto per lo stesso motivo di Castellucci) e l’ex responsabile nazionale manutenzioni di Autostrade Michele Donferri Mitelli, restano numerose imputazioni come il crollo e il disastro colposo e gli omicidi plurimi aggravati a partire dall’omicidio stradale, oltre ai falsi.