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Albanese morto a Manesseno, medica legale: cocaina e scarica Taser concause

Carabiniere e Taser (foto di repertorio)

La morte dell’albanese di 41 anni deceduto lo scorso 17 agosto a Manesseno, dopo essere stato colpito dal Taser utilizzato dai carabinieri, deve essere “ricondotta a un arresto cardio-circolatorio acuto verificatosi in un quadro multifattoriale caratterizzato da intossicazione acuta da cocaina e da stimolazione elettrica ripetuta mediante arma a conduzione elettrica”.

Sono le conclusioni della medica legale Isabella Caristo depositate oggi in Procura a Genova.

La pm Paola Calleri ha indagato i due carabinieri che, chiamati dai cittadini e dai sanitari del 118, quel giorno usarono la pistola elettrica Taser per fermare l’esagitato.

Quel giorno, i militari erano intervenuti dopo la richiesta del personale del 118 per uno straniero in evidente stato di agitazione.

Quando i carabinieri erano arrivati sul posto a Manesseno erano riusciti a calmare in un primo momento il 41enne.

Tuttavia, secondo quanto ricostruito dalle Forze dell’ordine, quando poi i carabinieri lo avevano accompagnato verso casa per prendere i documenti, l’albanese aveva aggredito fisicamente i militari.

Soltanto a quel punto, i carabinieri avevano utilizzato il Taser per difendersi e bloccare l’esagitato.

Secondo le prime risultanze delle indagini, dagli esami medici e tecnici però non è stato possibile risalire al numero esatto di scariche elettriche che hanno raggiunto lil 41enne straniero e alla loro intensità.

Infatti, è stato possibile “ricavare soltanto un limite superiore teorico dell’esposizione elettrica rappresentato dal numero complessivo di attivazioni registrate e dalla somma delle relative durate che, nel caso di specie, risultano essere fino a 18 attivazioni, per una durata complessiva massima di circa 50 secondi.

Il numero complessivo di tali attivazioni e la loro modalità di impiego rappresentano comunque un utilizzo ripetuto del Taser sufficiente, per intensità e durata, a costituire un fattore sufficiente a concausare il decesso.

Altresì, non è possibile affermare che uno solo dei due fattori sarebbe stato sufficiente a determinare l’evento morte in assenza dell’altro.

L’esito letale, dunque, deve essere ricondotto all’azione combinata di questi due elementi”.