Regione Liguria: riunione in video conferenza task force fase 2
“Trovo francamente stucchevoli le polemiche relative alla composizione del Think Tank regionale sulle linee di indirizzo della fase due. È semplicemente una riunione di esperti di varie discipline propedeutica al confronto con le categorie. Interrogarsi, come faceva Nanni Moretti in un noto film, sul modo in cui farsi notare meglio non mi sembra atteggiamento consono alla difficoltà del momento, soprattutto da parte di chi dovrebbe avere ben altri pensieri e impegni quotidiani”.
Lo ha dichiarato stasera il governatore Giovanni Toti, dopo che oggi si è riunita (in video conferenza) ed è già al lavoro la task force ligure per attuare la fase 2 nella nostra regione, che tuttavia ha suscitato i “mugugni” dei rappresentanti degli Ordini dei medici e odontoiatri perché non sono stati coinvolti.
Ricordiamo, però, che all’interno della task force di Regione Liguria, tra gli altri, ci sono Giancarlo Icardi (direttore del Centro interuniversitario per la ricerca sull’influenza e altre infezioni trasmissibili) Paolo Durando (professore ordinario Medicina del Lavoro coordinatore di corso di studio-consiglio di corso di laurea in Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro) Filippo Ansaldi (professore associato coordinatore di corso di studio-consiglio del corso di laurea in Scienze delle professioni sanitarie della prevenzione) Matteo Bassetti (professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Genova).
“Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire – ha aggiunto Toti – l’organismo che si è insediato oggi, con compiti di ricerca e proposta, è formato da personalità scelte sulla base di curriculum accademici e scientifici, o sulla base di esperienze, come quella del team del sindaco Marco Bucci che ha gestito il cantiere del nuovo Ponte di Genova durante l’emergenza coronavirus.
Non si tratta di un organismo rappresentativo degli ordini professionali, né delle categorie economiche e neppure delle parti sociali.
Si tratta di un pool di professionalità suggerite da Università, Istituto di Tecnologia, centri di competenza.
Ovviamente questo non preclude, anzi, speriamo che aiuti il confronto con ordini professionali, categorie economiche e parti sociali, che continuano parallelamente e che avranno ovviamente modo di confrontarsi come è sempre avvenuto con la giunta regionale su tutte le scelte che verranno fatte per il bene del nostro territorio.
Chi pretende di trasformare un tavolo tecnico-scientifico in una seduta di confronto rivendicativo di categoria non ha capito il senso e lo spirito di questa iniziativa.
Tutte le categorie, dal commercio all’industria, dal turismo ai servizi, dal medici alle rappresentanze dei sanitari già stanno partecipando a tutti i tavoli aperti dai nostri assessori e il confronto si potrà arricchire anche delle idee provenienti dal nuovo tavolo aperto oggi”.
E’ un Paverano blindato quello che si presenta davanti agli occhi. Apparentemente, spento e chiuso con le due entrate da via Ayroli e da via Paverano, sbarrate con l’unico accesso da via Cellini.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Intravediamo da lontano solo due suore munite di mascherine passare da un reparto all’altro.
I cartelli esposti fuori parlano chiaro: “In conformità alle disposizioni ministeriali, nell’interesse esclusivo di tutelare la salute degli ospiti (…) : Non è consentito l’accesso alla struttura a parenti, visitatori, badanti e volontari, ad eccezione dei soli casi autorizzati dalla Direzione sanitaria. Stiamo lavorando per tutelare la salute e il benessere di tutti. Ci scusiamo per il disagio e vi ringraziamo per la preziosa collaborazione. Emergenza Coronavirus, Opera Don Orione Genova”.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Ma cosa sta succedendo davvero all’Rsa Don Orione Paverano? Probabilmente è successo quello che è accaduto in altre Rsa, come a Chiavari o a Lavagna o, forse, peggio.
Senz’altro è scoppiata un’epidemia da Covid-19, dove il personale si è trovato impreparato forse per una non perfetta organizzazione, che avrebbe coinvolto tante delle persone ricoverate e altrettanti sanitari e oss.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Telefonicamente informazioni non ne vengono date, il direttore, Don Dorino, non è disponibile.
Le notizie sono vaghe, anche se allarmanti. Su circa 600 tra anziani e disabili ricoverati ci sarebbero almeno 45 decessi. Ma non solo, dei circa 400 dipendenti, tra medici, infermieri, oss, la metà sarebbe a casa contagiato da Covid o in quarantena, mentre più della metà dei 20 reparti sarebbero diventati Covid.
Si parla, anche, di un esposto fatto dai sindacati ai carabinieri per mancanza di percorsi separati per gli operatori sanitari dei reparti Covid e no Covid e soprattutto per la mancanza o tardiva consegna ai dipendenti di adeguati Dpi, i dispositivi di protezione individuale.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Gli unici che parlano sono gli abitanti della zona che hanno confermato un via vai di ambulanze ed alcuni dipendenti, con la promessa dell’anonimato, che sono stati contagiati e si trovano in casa in regime di quarantena o che, tutt’ora, eroicamente, lavorano.
Secondo loro la situazione è tragica, da film horror: “Nei reparti non ci hanno avvertiti: Fino ad una settimana fa, eravamo senza mascherine, le abbiamo fatte con le lenzuola. Poi sono arrivate quelle chirurgiche ma in numero insufficiente”… “Eravamo disorganizzati. Si andava da un paziente all’altro senza sapere chi era positivo e chi no. Eppure le disposizioni dal ministero della Salute erano chiare: ‘isolare i malati Covid’, come hanno fatto al San Martino”. “Invece, in questo modo, il virus si è diffuso velocemente”.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
“La domenica delle Palme c’erano già 12 morti. Vede, ci spiega Fabrizio (nome di fantasia). Noi abbiamo tre stanze che sono dedicate alle persone decedute. In tanti anni che ci lavoro, purtroppo le ho viste tutte e tre occupate, ma questa volte le salme erano appoggiate anche sul pavimento, una tragedia”…
Qualcuno fa anche riferimento agli altri due istituti del Don Orione, ovvero al Piccolo Cottolengo di Don Orione ai Camaldoli e l’Istituto di Quarto Castagna. Lì la situazione come sarà? L.B.
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Genova, Rsa Don Orione Paverano
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede?
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede? I cartelli di avviso
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede? Gli avvisi
Covid-19 | Rsa Don Orione Paverano cosa succede? Via Pavesano
Sono 895 i morti con coronavirus in Liguria, con un aumento di 29 rispetto a ieri.
Sono 4615 i positivi e malati attualmente registrati da Alisa, con un aumento di 11 rispetto a ieri (in sostanza si tratta dell’incremento più basso dall’inizio dell’emergenza sanitaria).
Sono 29.322 i test effettuati finora, con un aumento di 1.141 rispetto a ieri.
I dati sono stati comunicati intorno alle 18 di oggi dai responsabili di Regione Liguria.
“Regione Liguria – ha spiegato il governatore Giovanni Toti – attraverso il consueto bollettino quotidiano con i dati forniti da Alisa, rappresenta la prevalenza, misura di frequenza universalmente utilizzata per rappresentare un fenomeno sanitario. La prevalenza è la fotografia del quadro epidemiologico nel momento della rilevazione. Quando si riporta il numero di positivi, si fa esattamente riferimento ai cittadini liguri con Covid-19 del giorno. Ovviamente vengono esclusi coloro che non sono più ammalati ovvero i guariti e, purtroppo, i deceduti”.
In altre parole, Regione Liguria indica gli “attualmente positivi” e potenzialmente contagiosi. Significa che conteggia solo chi è stato accertato finora positivo al coronavirus (ospedalizzati + domiciliati + positivi clinicamente guariti = attualmente positivi), escludendo però dal computo chi è guarito sviluppando gli anticorpi e chi è deceduto.
La Protezione civile nazionale invece conteggia anche questi ultimi (ospedalizzati + domiciliati + positivi clinicamente guariti + guariti che hanno sviluppato gli anticorpi + deceduti = casi totali) che poi vengono pubblicati online pure dal Ministero della Salute.
Inoltre, è bene precisare che secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli: “avere un test sierologico positivo per gli anticorpi non esclude che in quel momento un soggetto possa essere infettante. È possibile infatti aver prodotto gli anticorpi, ma avere ancora in circolo il coronavirus e dunque essere ancora contagiosi. Per questo va fatto anche il tampone. Solo se questo esame è negativo si ha la certezza di non essere più contagiosi”.
Sede Protezione civile a Roma (foto di repertorio)
Sono 23.227 i morti con coronavirus in Italia, con un aumento rispetto a ieri di 482. Venerdì l’incremento era stato di 575.
Sono complessivamente 107.771 i positivi accertati finora e malati, con un aumento di 809 rispetto a ieri. Venerdì l’incremento era stato di 355 (il più basso dal 2 marzo).
Sono 44.927 i positivi accertati finora e guariti, con un aumento di 2.200 rispetto a ieri. Venerdì l’incremento era stato di 2.563.
Il numero dei contagiati totali dal coronavirus accertati finora (compresi morti, malati e guariti) ha quindi raggiunto quota 175.925, con un incremento rispetto a ieri di 3.491.
I dati sono stati comunicati intorno alle 18 di oggi dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Inoltre, risultano 80.031 persone (pari al 74% degli attualmente positivi e malati, in isolamento domiciliare senza sintomi o con sintomi lievi. La percentuale è andata costantemente crescendo nelle ultime settimane.
Prosegue anche il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus. Ad oggi sono 2.733, 79 in meno rispetto a ieri. Di questi, 947 sono in Lombardia, 24 in meno rispetto a ieri.
Dai dati della Protezione civile è poi emerso che sono 34.195 i malati in Lombardia (761 in più rispetto a ieri), 13.584 in Emilia-Romagna (-1), 14.223 in Piemonte (+225), 10.444 in Veneto (-174), 6.470 in Toscana (-113), 3.412 in Liguria (-47), 3.172 nelle Marche (+15), 4.282 nel Lazio (+68), 3.045 in Campania (+18), 1.985 nella Provincia di Trento (-5), 2.694 in Puglia (+38), 1.403 ùin Friuli Venezia Giulia (-25), 2.171 in Sicilia (+32), 1.971 in Abruzzo (+29), 1.556 nella provincia di Bolzano (-26), 431 in Umbria (-63), 881 in Sardegna (+9), 832 in Calabria (+13), 549 in Valle d’Aosta (-58), 262 in Basilicata (-4), 209 in Molise (+1). Quanto alle vittime, se ne registrano 12.050 in Lombardia (+199), 2.965 in Emilia-Romagna (+62), 2.252 in Piemonte (+81), 1.059 in Veneto (+33), 618 in Toscana (+16), 897 in Liguria (+31), 795 nelle Marche (+10), 340 nel Lazio (+8), 300 in Campania (+7), 348 nella provincia di Trento (+6), 314 in Puglia (+7), 222 in Friuli Venezia Giulia (+2), 196 in Sicilia (+6), 253 in Abruzzo (+7), 239 nella provincia di Bolzano (+5), 57 in Umbria (+0), 86 in Sardegna (+0), 73 in Calabria (+0), 124 in Valle d’Aosta (+1), 23 in Basilicata (+1), 16 in Molise (+0). I tamponi complessivi sono 1.305.833, 61.725 più di ieri. Degli oltre un milione e trecentomila tamponi, oltre 624 mila sono stati effettuati in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.
No, mi sa che non ci siamo proprio. C’è un decreto che impone alle persone di stare in casa e di uscire solo ed esclusivamente per validi motivi, di stare alla distanza minima di un metro e c’è un’ordinanza del sindaco che vieta espressamente di dare da mangiare agli animali selvatici, in particolare ai cinghiali e invece…
A Genova in un corso Galliera lungo il torrente Bisagno, che speravamo di trovare deserto, invece, intorno alle 18, c’è chi se ne infischia. Corre, fa la passeggiata, beve una birra sul muretto e c’è anche chi, all’altezza del Ponte Firpo, dà da mangiare ai cinghiali pane e focaccia, come nella foto.
Decreto anti Covid, c’è chi se ne frega e dà da mangiare ai cinghiali
Capiamo che è difficile stare in casa, siamo tutti stanchi e ci annoiamo ed è sempre più dura. Dobbiamo, però, resistere ed uscire il meno possibile di casa, non solo per noi, ma per i nostri cari, i sanitari che si stanno massacrando, insomma, per la salute di tutti e, non ultimo per non incorrere in salatissime sanzioni.
Ricordiamo, infine, che il pane secco non è il cibo di cui i cinghiali si nutrono. (Le foto sono state fatte, intorno alle 18 di oggi, in corso Galliera).
Decreto anti Covid, c’è chi se ne frega e dà da mangiare ai cinghiali
Il pronto soccorso dell'spedale San Martino di Genova
Poco dopo le 17 di oggi i responsabili della direzione sanitaria del San Martino di Genova hanno comunicato altri 4 decessi di pazienti positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore, spiegando che sono avvenuti “anche per infezione da Covid-19”.
Ecco l’ultimo bollettino del San Martino.
“Una paziente nata a Ramiseto (Reggio Emilia) e residente a Genova di 76 anni, presso Rianimazione del Monoblocco.
Una paziente nata a Mammola (Reggio Calabaria) e residente a Genova di 71 anni, presso Rianimazione del Monoblocco.
Un paziente nato a Frassinelle del Polesine (Rovigo) e residente a Genova di 82 anni, presso il 1° piano del Pronto soccorso.
Un paziente nato a Cremolino (Alessandra) e residente a Genova di 83 anni, presso il Maragliano”.
Esperti del Gruppo Bureau Veritas Italia verificano e certificano le “materie prime” dell’agroalimentare.
Esperti del Gruppo Bureau Veritas Italia verificano e certificano le “materie prime” dell’agroalimentare. La pasta italiana ha il bollino di qualità su tutto il grano di importazione.
Il piatto di pasta italiano, conosciuto e sempre gradito, è il prodotto di un grano italiano di qualità. Oggi però la produzione nazionale di questo cereale è insufficiente a soddisfare la domanda del nostro paese, perciò lo si importa dal Canada e dagli Stati Uniti, per poi miscelarlo al quello italiano.
A causa dell’emergenza sanitaria e la pressione sull’industria agroalimentare italiana, la qualità è in maggior misura la parola d’ordine. Per questi fattori il Gruppo Bureau Veritas Italia ha rafforzato il suo presidio sui porti e sul settore marittimo, predisponendo veri e propri “Emergency team” dedicati ai controlli nelle stive delle navi destinate al trasporto del grano e di prodotti come mais, soia, riso, crusca, avena, ma anche leguminose e oli vegetali importati attraverso i porti nazionali.
L’Italia ogni anno importa circa 20 milioni di “materie prime” dell’agroalimentare che richiedono controlli e garanzie accurati sia sulla qualità che sulla quantità. Gli ispettori di Bureau Veritas, a fronte dell’emergenza virus, stanno svolgendo un’attività di verifica sulle 24 ore giornaliere in parallelo con organi dello Stato come il Corpo Forestale, i funzionari preposti all’anti-frode e quelli della Sanità marittima.
Gli sbarchi di granaglie oggi si convogliano sui porti dell’Adriatico, ma la presenza dei team di Bureau Veritas, coordinati attraverso la divisione Commodities Inspectorate Italy, è assicurata in tutti gli scali italiani sia su ingressi degli importatori, che degli esportatori, in quanto anche elemento centrale di garanzia dei contratti.
«Bureau Veritas – puntualizza Tomaso Migliaccio, Managing Director della divisione – interviene sull’intera filiera alimentare attraverso verifiche specifiche anche sul food per vendita al dettaglio e sul comparto bio (nel quale è stata di recente acquisita QCertificazioni), verifiche rese più efficienti dal controllo all’origine sulle materie prime importate attraverso la nostra rete capillare di ispettori e laboratori, e alla nostra capacità di intervenire su qualsiasi tipo di vettore come navi, camion, treni o di depositi».
Gli ispettori di Bureau Veritas hanno anche intensificato in modo decisivo l’attività di sorveglianza sulla qualità dei carburanti ad uso navale, che deve rispondere alle nuove normative internazionali in tema di riduzione del contenuto di zolfo in essi presente.
Questa attività di verifica ha assunto in questi giorni un particolare valore strategico proprio per garantire la continuità nel flusso di import delle materie prime, indispensabile per assicurare gli approvvigionamenti al settore agroalimentare e delle merci in genere. ABov
Esperti del Gruppo Bureau Veritas Italia verificano e certificano le “materie prime” dell’agroalimentare.
Lorenzo Tonelli ha risposto con un video su Twitter alle domande dei tifosi della Sampdoria. Il difensore non ha nascosto i suoi sogni nel cassetto.
«Restare a giocare per la Samp sarebbe molto bello per me, è una società che stimo e ammiro molto. Ogni anno può essere in grado di lottare per obiettivi importanti. Uno dei miei desideri sarebbe tornare a giocare in Europa con questi colori».
Per carisma ed esperienza, Tonelli potrebbe anche indossare la fascia di capitano. L’ex Napoli, tuttavia, non vuole scalare troppo in fretta le gerarchie: «Sarebbe un onore – ammette – ma so che ci sono altri compagni che giocano qua da tanto tempo e sono meritevoli di indossarla».