Tre evasioni in un giorno: torna al centro il tema della sicurezza e dei permessi
Tre evasioni nello stesso giorno, tutte avvenute in contesti di permessi concessi ai detenuti. Due donne non sono rientrate nell’istituto penitenziario di Genova dopo un permesso di lavoro. Nello stesso momento, a Roma, un detenuto pugliese è riuscito a fuggire durante una visita medica in ospedale. A denunciare la gravità di quanto accaduto è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.), che sottolinea come questi episodi facciano segnare un incremento del 700% delle evasioni avvenute “sulla fiducia” dello Stato. Un tradimento – è il termine usato – che mette in discussione l’intero impianto normativo che regola l’accesso ai benefici penitenziari.
Di Giacomo: “L’articolo 21 va rivisto, non si può ignorare la pericolosità di certi detenuti”
Per Di Giacomo, la vicenda De Maria – il detenuto uscito in permesso di lavoro e autore di un femminicidio – non ha insegnato nulla. «Continuiamo a vedere un utilizzo disinvolto dell’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che consente ai detenuti di uscire dal carcere per ragioni di lavoro o altre finalità», afferma. Il segretario del S.PP. contesta l’idea che la rieducazione debba valere indistintamente per tutti, senza considerare la gravità del reato commesso. «Non può bastare la buona condotta, magari accertata da un cappellano, per concedere benefici anche a chi ha commesso femminicidi o delitti efferati. Il pentimento non può diventare un automatismo per ottenere sconti di pena».
Rieducazione sì, ma con limiti chiari: no ai benefici per chi ha commesso reati gravi
Il sindacato non intende alimentare una contrapposizione ideologica tra “buonisti” e “cattivi”, ma propone una riflessione concreta. Serve, secondo Di Giacomo, introdurre paletti stringenti all’interno dell’art. 21, escludendo dal meccanismo dei permessi chi si è reso responsabile di reati particolarmente gravi, soprattutto quelli di sangue. L’obiettivo è far prevalere la funzione restitutiva della pena nei confronti delle vittime e delle loro famiglie. Diversamente, la concessione dei permessi rischia di trasformarsi in una scorciatoia che svuota la pena della sua funzione sociale e giuridica.
Permessi in crescita: 35.000 concessi nel 2024, oltre 3.000 detenuti lavorano fuori dal carcere
I numeri rendono evidente la portata del problema: nel 2024 sono stati concessi 35.282 permessi di ogni genere, di cui ben 3.172 a detenuti lavoranti non alle dipendenze dell’Amministrazione Penitenziaria. Un dato che secondo il S.PP. dovrebbe spingere ad aprire un dibattito serio sulla normativa e sugli stessi istituti della rieducazione penitenziaria. Per Di Giacomo è tempo di mettere mano non solo alla legge, ma anche alla struttura del sistema penitenziario, a partire dalla differenziazione degli istituti. Attualmente, tossicodipendenti, persone con problemi psichici, alcolisti e detenuti over 70 sono spesso mescolati nello stesso carcere, aggravando ulteriormente le criticità legate al sovraffollamento e alla gestione della sicurezza.
Non perdere gli ultimi aggiornamenti su cronaca, eventi e politica in Liguria! Iscriviti sui canali di Liguria Notizie di Telegram, Facebook, Twitter e YouTube