Condannare l’ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci a 18 anni e sei mesi di reclusione.
E’ la richiesta arrivata oggi dai pm della Procura di Genova al processo per il tragico crollo del Ponte Morandi (43 vittime) avvenuto sul Polcevera quel maledetto 14 agosto 2018.
“La richiesta massima per gli elementi di gravità contro di lui” hanno detto in aula i pm genovesi.
Si chiude così, a ben 7 anni dai tragici fatti, l’ultima parte della requisitoria della pubblica accusa cominciata lo scorso giugno in Tribunale a Genova.
L’ex amministratore delegato di Aspi non ha assistito alla richiesta dal carcere di Opera, dove è detenuto dopo la condanna definitiva a sei anni per la strage di Avellino.
“La richiesta di pena per l’ingegnere Giovanni Castellucci la trovo inaccettabile e mi inorridisce, è una pena spaventosa” ha dichiarato il legale difensore Guido Carlo Alleva, che con il collega Giovanni Accinni difende l’ex top manager di Aspi.
“Ho sentito oggi in aula delle espressioni – ha aggiunto l’avvocato Alleva – che trovo inaccettabili all’interno del processo penale nelle valutazioni personali sulla personalità, in particolare del mio assistito, in uno scenario che è comunque uno scenario, per quanto drammatico, di reati colposi, delle valutazioni che ineriscono alla personalità, alla vita privata e alla soggettività della persona, che sono valutazioni che non possono entrare nel processo penale, che vanno enormemente al di là di ciò che al giudice è richiesto giudicare”.
Per quanto riguarda l’eventuale influenza che la condanna definitiva per la strage di Avellino potrebbe avere sulla decisione dei giudici di oggi, secondo la difesa dell’ex ad di Aspi “non deve influire perché è una situazione diversa, per la quale l’ingegnere Castellucci sta soffrendo in carcere. Noi discuteremo, conterranno gli argomenti di diritto e di fatto che noi svilupperemo. Quello che io ho trovato oggi difficile da accettare sono le valutazioni del tutto personali sulla personalità e sulla vita della persona che in questo momento si trova in una condizione di minorata difesa personale sul piano umano, psicologico, giuridico e sociale”.
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