Prima un messaggio in cui le veniva comunicato di un bonifico bancario in uscita. Poco dopo la chiamata, durante la quale un sedicente appartenente all’Arma dei Carabinieri la metteva al corrente di una truffa in atto per cui era opportuno affidare i propri gioielli per poterli metterli al sicuro.
È quanto accaduto a una pensionata 80enne genovese qualche mese fa.
A seguito delle indagini, i carabinieri di Ge-Carignano, supportati dai colleghi di Terzigno, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal Tribunale di Genova nei confronti di una coppia di malviventi, un uomo ed una donna, in quanto responsabili rispettivamente di truffa aggravata e di favoreggiamento reale.
Più nello specifico, la pensionata genovese si era rivolta agli uffici dell’Arma in Carignano riferendo di avere ricevuto nel pomeriggio precedente un “sms” apparentemente inviato da un’azienda di pagamenti digitali, in cui veniva falsamente informata dell’avvio di un’autorizzazione per un bonifico da 800 euro in uscita dal proprio conto corrente.
Nel messaggio era indicato anche un numero di telefono da contattare per ottenere chiarimenti o bloccare l’operazione in corso.
Dopo avere composto il numero indicato, le rispondeva un presunto carabiniere del Nucleo Antifrode di Marassi informandola che il suo nome era stato inserito in un elenco di possibili vittime di truffa e che nei suoi confronti era stata avviata una procedura di protezione.
La vittima veniva così indotta a mettere al sicuro monili e preziosi che aveva in casa, poi consegnati ad un giovane sedicente carabiniere, presentatosi da lei senza divisa e senza mostrare un documento di riconoscimento.
Grazie ai particolari forniti durante il racconto, i (veri) investigatori dell’Arma hanno cominciato ad acquisire le immagini di vari sistemi di videosorveglianza che hanno permesso di individuare il giovane malvivente, incaricato di ritirare i gioielli poi quantificati in circa 180.000 euro, e l’autista del veicolo sul quale era risalito prima di scappare, una giovane donna, entrambi 20enni e originari della provincia di Napoli.
A seguito dell’emissione della misura cautelare lui è stato condotto presso la casa circondariale di Napoli Poggioreale poiché ritenuto responsabile di truffa aggravata, mentre lei è stata sottoposta all’obbligo di dimora nel Comune di residenza, ritenuta responsabile del reato di favoreggiamento reale avendo agevolato la commissione dell’azione delittuosa.
“Alla luce – hanno spiegato dal Comando provinciale dei Carabinieri di Genova – dei numerosi tentativi di raggiro posti in essere da falsi appartenenti alle Forze dell’ordine o da presunti operatori digitali, è importante ricordare che nessun carabiniere si recherà mai presso le abitazioni per ritirare denaro in contanti o gioielli, oltretutto senza divisa e senza mostrare un documento di riconoscimento.
Di fronte a situazioni poco chiare non bisogna esitare a contattare il 112 per verificare l’identità e la legittimità delle richieste.
Lo stesso principio vale per i messaggi sospetti relativi a presunti addebiti su conti correnti o richieste di pagamento tramite link o app: si tratta molto spesso di tentativi di phishing.
In questi casi è necessario non cliccare, non rispondere e rivolgersi direttamente alla propria banca attraverso i canali ufficiali.
Spesso si registrano casi in cui le chiamate ricevute sul proprio cellulare provengano dal numero telefonico riconducibile a Stazioni o Comandi dell’Arma dei Carabinieri. La tecnica utilizzata, chiamata spoofing, usa falsamente il nome ed il numero del chiamante traendo spesso in inganno le persone che, credendo di interloquire realmente con un appartenente all’Arma dei Carabinieri, forniscono informazioni private e personali. Nonostante il tentativo di mantenere il contatto telefonico, in questi casi è necessario terminare la conversazione e richiamare il numero del Comando oppure il 112”.