Autonomia differenziata tra sogni e realtà
Ieri la pre-intesa sull’autonomia differenziata in Veneto e in Lombardia e oggi in Piemonte e in Liguria, dove nella sede di piazza De Ferrari c’è la firma tra il ministro leghista Roberto Calderoli e il presidente Marco Bucci.
La Lega esulta e punta in questo modo al successo alle prossime elezioni regionali in Veneto. Vuole così dimostrare che Roberto Vannacci può dire quello che vuole su Benito Mussolini, ma l’autonomia differenziata non si tocca.
Tutto ok dunque? Vediamo un po’ in modo disincantato di cosa si tratta.
Le pre-intese firmate in questi giorni riguardano materie no-Lep (ossia materie per le quali in linea di principio non occorre la preventiva individuazione dei livelli essenziali di prestazione che devono essere garantiti in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale) ricavate dalle pre-intese firmate addirittura alla fine di febbraio del 2018 con il Governo Gentiloni da Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, su Protezione civile (per esempio la prerogativa riconosciuta al governatore di firmare ordinanze urgenti nei casi di calamità: allagamenti, frane, ecc); Previdenza complementare integrativa (che significa integrare la pensione da parte della Regione e in qualche modo è un riconoscimento a chi ha reso grande la Regione e può meglio fronteggiare l’aumento del costo della vita); le Professioni (ogni territorio ha le sue peculiarità e, di conseguenza, ha la necessità di riconoscere nuove professioni); il Coordinamento della finanza pubblica in materia di Sanità (per esempio dal punto di vista edilizio).
Ripeto, si sta cercando di dare attuazione a una cosa che risale a sette anni fa. Ed è solo l’inizio di un processo.
Si tratta, infatti, soltanto di uno schema preliminare di intesa destinato al Consiglio dei Ministri, che poi passerà dalla Conferenza unificata Stato-Regioni e dal Parlamento per raccogliere nuovi suggerimenti e indicazioni.
Alla fine di questo percorso e sulla base delle indicazioni raccolte verrà steso il testo della bozza di pre-intesa su queste quattro materie, che dovrà passare dai Consigli regionali e dal Parlamento, per tornare infine in Consiglio dei Ministri.
Solo allora potrà essere elaborato il testo definitivo dell’Intesa su queste quattro materie da sottoscrivere.
Insomma, un percorso tortuoso, contorto e ricco di insidie, macchinoso dal punto di vista dei passaggi istituzionali. Una sorta di ginepraio.
Però il ministro Calderoli è ottimista e sostiene che si arriverà alla sottoscrizione dell’Intesa su queste quattro competenze entro la fine della legislatura.
Due osservazioni. La prima. Sulla base della macchinosità del percorso indicato e che bisogna seguire non v’è alcuna certezza che si giunga alla fine entro la scadenza della legislatura.
Anzi, è molto probabile che avvenga proprio il contrario, cioè non si giunga alla fine del percorso, visto tra l’altro che il Presidente del Consiglio dei Ministri pare abbia intenzione di accorciare la legislatura, andando al voto prima della scadenza naturale del settembre 2027.
Seconda osservazione. E le altre materie? Protezione civile, Previdenza complementare, Professioni e Coordinamento della finanza pubblica in materia di sanità sono competenze importanti. Ma rappresentano solo 4 materie sulle 23 negoziabili. E le altre 19 che fine faranno? Quando saranno affrontate? Se l’autonomia differenziata si limitasse a questo sarebbe ben poco cosa.
Non è tutto. Perché non viene sciolta la questione più rilevante, quella relativa al trasferimento delle risorse economiche.
L’autonomia senza dubbio è una bella cosa. Ma al lavoratore della Val Brembana, per fare l’esempio della Regione più grande, interessa soprattutto che le risorse ricavate dal suo lavoro rimangano in Val Brembana e, più in generale, in Lombardia.
Con queste quattro competenze, senza parlare delle rimanenti 19, come si affronterà la questione? Il rischio che il lavoratore della Val Brembana si senta preso in giro è davvero elevatissimo. Prof. Paolo Becchi




















































