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Criticità e soluzioni, Cristina Biasizzo spiega come evitare di perdere i fondi

“A circa un anno e mezzo dalla chiusura del programma NextGenUE, dopo aver monitorato i risultati finora raggiunti e aver riconosciuto l’impatto positivo che la misura ha generato sulla crescita dell’Unione, la Commissione Europea ha finalmente pubblicato la comunicazione COM (2025)310 final”.

Lo dice Cristina Biasizzo, ScaleUp Labs – Manager of Business Development, Italy and EU, che spiega come il documento intitolato appunto “NextGenEU-La strada verso il 2026” sia guida pratica su come “affrontare le difficoltà oggettive che hanno rallentato la messa a terra di riforme e investimenti, previsti dai Piani degli Stati Membri”.

“Il primo elemento che appare subito chiaro, dalla lettura del documento – spiega Biasizzo – è che le problematiche e le tante criticità che abbiamo riscontrato in Italia sono, di fatto, le stesse che tutti i Paesi dell’Unione con assegnatari di fondi PNRR hanno dovuto affrontare. Il secondo che il documento ribadisce in maniera inequivocabile le scadenze da rispettare: completamento di tutti gli obiettivi entro il 31 agosto 2026 e ultima richiesta di pagamento il 30 settembre 2026”. Data indicativa per far capire, sottolinea la Biasizzo. Come Bruxelles elimini qualsiasi speranza su possibili proroghe dell’intero Pnrr.

“Terzo elemento, messo nero su bianco dalla Commissione – afferma – è il riconoscimento delle numerose complicazioni che hanno variamente ostacolato l’andamento dei progetti e reso inattuabili i piani originari: l’inflazione cresciuta all’improvviso, le crisi nelle catene di approvvigionamento, i numerosi ed incomprensibili rallentamenti burocratici, i rigidi vincoli imposti da Bruxelles.

“NextGenEU” – La strada verso il 2026” propone un ambizioso obiettivo: una richiesta agli Stati Membri di rivedere, entro e non oltre la fine del 2025, i PNRR, per eliminare le misure considerate a rischio di realizzazione e concentrare le energie su tutto ciò che è realizzabile”.

Burocrazia dunque che imperversa non soltanto all’ombra dei nostri campanili, ma che pervade purtroppo l’intera Europa.

Il documento che Biasizzo rileva “quasi interamente scritto dall’Italia”, suggerisce otto “modalità operative per potenziare le misure esistenti che stanno funzionando bene, aumentando addirittura la loro dotazione di fondi”.

Li spiega e li definisce la Biasizzo: “ridimensionare i progetti che dovessero risultare più costosi del previsto o che includono prestiti poco richiesti. In tal caso, è consentito eliminare progetti, o parte di essi, senza l’obbligo di doverli sostituire. Inoltre, è consentito spostare investimenti dalla linea dei prestiti a quella delle sovvenzioni, per salvare le risorse a fondo perduto”, nel primo caso.

“Frazionare i progetti la cui conclusione entro agosto 2026 risulta infattibile -prosegue la Biasizzo – In questo caso, la parte realizzabile entro la scadenza rimarrebbe nel Pnrr, mentre il resto potrebbe essere completato con fondi nazionali o altri programmi EU. Quindi creazione di strumenti finanziari e regimi di sovvenzioni. Con tale misura, i fondi Pnrr verrebbero trasferiti in capo ad un partner di attuazione indipendente (banca o un’agenzia pubblica) con il solo scopo di erogare fondi ai beneficiari finali. Così facendo, gli obiettivi del Pnrr diventerebbero il trasferimento dei fondi e la firma di contratti con le imprese, disaccoppiando le scadenze del Piano dai tempi necessari per la realizzazione dei singoli progetti”.

“Gli Stati poi – insiste Biasizzo – possono trasferire fondi al programma InvestEU, utilizzando le risorse del Pnrr per accrescere il comparto nazionale del Fondo e sviluppare ulteriori investimenti privati a garanzia pubblica. E gli Stati possono decidere di effettuare iniezioni di capitale in banche e Istituti Nazionali di promozione (tipo CdP in Italia), per incrementare la capacità di promuovere settori chiave dell’economia, purché allineati con gli obiettivi del Pnrr”.

Proseguendo nell’illustrazione delle modalità operative, illustra come “gli Stati Membri possono decidere di destinare fondi, altrimenti persi, all’industria della difesa militare (EDIP) e possono decidere di finanziare i programmi per le comunicazioni satellitari sicure”.

Per questi due ultimi punti “la Commissione Europea prevede, nel caso, che gli Stati che dovessero decidere di utilizzare i Fondi per versare volontariamente ulteriori contributi a favore dei programmi strategici dell’Unione, avranno la garanzia che tale contributo verrà speso a totale ed esclusivo beneficio dello Stato Membro versante”.

In conclusione per Cristina Biasizzo, il documento contiene “una significativa serie di tool per aiutare gli Stati a centrare gli obiettivi di spesa e a prolungare effetti, benefici e impegni di fondi fino a dopo il 2026, mentre l’Italia ha già sperimentato l’iter della revisione del Piano e il 5 giugno 2025 l’Ue ha approvato la quinta modifica del Pnrr italiano, che ha riguardato ben 67 progetti.

A luglio inizierà il tavolo di negoziazione con Bruxelles per la sesta ed ultima revisione, con un nuovo deal. Su questo tavolo farà il suo ingresso anche il Piano Transizione 5.0 e gli Stati Membri si attendono un nuovo ed inaspettato scenario da gesti”. Dino Frambati

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