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Teatro Modena, Il viaggio di Victor è un pezzo di bravura

Teatro Modena, Il viaggio di Victor è un pezzo di bravura
Il viaggio di Victor (foto Matilde Pisani)

In corso al teatro Modena fino al 19 maggio Il viaggio di Victor, autore il francese Nicolas Bedos, per la regia di Davide Livermore.

L’opera, mai rappresentata in Italia e tradotta da Monica Capuani, è interpretata da Linda Gennari e Antonio Zavatteri: sarà poi in tournèe  nella prossima stagione.

La scena è minimal-sofisticata: ledwall a pavimento e un immenso specchio sul soffitto  che riprende i movimenti degli attori,  specchio inclinato e posto sul fondo della scena che permette la  contemporanea e suggestiva visibilità degli interpreti, riflessi di spalle.

Un uomo, Victor, ha perso la memoria dopo un incidente d’auto dalla dinamica non chiarissima. Nella sua casa una donna, Marion, lo assiste, cerca di aiutarlo a richiamare ricordi e responsabilità.

Fin  dalle prime battute lo spettatore comprende che il reale rapporto tra i due personaggi non è quello  apparente di “assistente” e paziente. Si percepisce che il legame tra i due è molto più incisivo e profondo.

All’inizio lei tenta di essere direttiva, di fornire binari alla conversazione, ma lo stato emozionale della donna non tarda a rivelarsi: i panni di facilitator non le reggono addosso,  prosegue a sollecitare la memoria di lui ma pare sia sempre lei quella sull’orlo di crollare, mentre prende forma una verità che parzialmente conosce o intuisce.

Una brutta, tragica verità che tocca entrambi nella stessa tragedia. Pian piano si scopre che entrambi sono separati, entrambi hanno perso un figlio.

Lui è scostante, poco collaborativo, a tratti aggressivo; a volte le parti si invertono, è lui a dominare, troppo lucido e razionale, tanto da far sospettare che non sia  davvero smemorato ma che attui verso la donna una specie di vendetta psicologica.

Infatti riesce ad uscire di casa, a ritrovare luoghi e persone del proprio quartiere, a rientrare.  Fino alla fine le dà del lei, mentre Marion è già passata a parlargli in prima persona, abbandonando la veste di indulgente interlocutrice.

Intensa è la simbologia: i due a tratti camminano in una sorta di danza sul palco in direzioni diverse, fino a reincontrarsi. Suggestiva la scena del letto riflesso nello specchio in cui dormono separati con la sagoma del figlio tra di loro.

Lo spettacolo offre un’ora e mezza di splendida prova di due attori perfettamente affiatati: la Gennari, ormai conosciuta a Genova, è molto convincente, Zavatteri è eccezionale.

La bravura e la simbiosi degli  interpreti è il vero punto di forza dello spettacolo perchè, come spesso succede nel teatro contemporaneo, il messaggio catartico non è del tutto percepibile. Forse è lo stesso regista ad offrirlo mentre dichiara :”…solo attraverso il coraggio di creare uno spazio in cui accogliere coloro che non vi sono più possiamo offrire loro la via verso la luce e sciogliere i nodi del cammino terrestre”.

Gli abiti  degli attori sono di Giorgio Armani. Elisa Prato