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Il Nano Morgante | Una falsa autobiografia

Il Nano Morgante | Una falsa autobiografia
foto di Heber Vazquez per pexels

Nel presupposto che ogni causa è interna al soggetto e che ogni momento precedente compone il successivo, ne consegue, per via estensiva, che ogni azione individuale quotidiana qualifica l’agente.

Ciò postula un modello di contiguità tra la sorte relazionale in cui incorre l’individuo e la rispettiva pratica  in termini di inter-azione sociale.

Il concetto trova una sintesi nel proverbiale si accoglie ciò che si semina, come pure nel dimmi come cerchi e ti dirò chi trovi, citando Ludwig Wittgenstein.

Tale dinamica  causa-effetto, incorniciata nella logica del come & del chi, esprime un fatto tanto ovvio quanto evidente: le modalità d’approccio all’esistenza di una parte inducono nell’altra una re-azione ispirata, similmente a mossa e contromossa in una immaginaria scacchiera delle relazioni.

Traducendo il concetto in pratica, ogni autobiografia vittimistica, modellata in ragione delle pretese ingiustizie subìte, probabilizza in primis una  prassi quantomeno inadatta di comportamento da parte della sedicente vittima.

Cosicché, la quantità e la qualità delle inter-azioni sociali  inquadrano in certo qual modo l’ indole dell’ individuo.

Pertanto, non ci si rammarichi o indigni dinanzi all’ avversa solitaria sorte  da chi lamenta intorno a sé un mondo deludente, giacché non va escluso che tale effetto possa derivare, in quota parte, dall’ indole del narratore.

In altre parole, l’individuo deluso e l’individuo deludente sono categorie civiche che non di rado si radunano nello stesso individuo, tanto da ricordare il Dr Jeckyll e Mr Hyde.

Oggettivando l’attenzione sulle singole circostanze personali, tale sorte avversa non è casuale, bensì causale: è non di rado l’esito di una reiterata prassi relazionale, in cui la verità é omessa dall’ autobiografia di un sé benevolo e amichevole.

Riepilogando, l’inusitata frequenza con cui si rappresenta una sorte socialmente avversa, non appena chiuso il sipario scenico, disvela un intento egotistico, da cui è immediato dedurre quanto la delusione sia una sorte più altrui che propria. Massimiliano Barbin Bertorelli