Home Politica Politica Genova

Pro Vita nei consultori liguri, Garibaldi: attacco diretto alle donne

Capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi (foto di repertorio)

“Antiabortisti nei consultori liguri. Altro che difesa della legge 194, si tratta di un attacco diretto ai diritti delle donne”.

Lo ha dichiarato stamane il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi.

“Nella seduta del consiglio regionale di martedì scorso – ha spiegato Garibaldi – si è discusso il nostro ordine del giorno, sottoscritto da tutte le opposizioni, sullo stop alla presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori liguri.

Il governatore Giovanni Toti ha schierato la Liguria tra le Regioni pronte ad aprire i consultori agli antiabortisti.

L’ha fatto in silenzio, senza neppure intervenire  nel dibattito a spiegare perché lui, che si definisce un liberale, sostiene che un diritto di libertà delle donne debba essere sottoposto ad una continua rimessa in discussione fin all’interno di uno spazio pubblico e laico come i consultori.

La maggioranza, con una sola astensione al suo interno, ha votato contro l’ordine del giorno di tutte le opposizioni che chiedeva di non aprire alla possibilità di fare entrare i pro vita nei consultori.

C’è poi un po’ di ipocrisia sulle motivazioni, perché da un lato Fratelli d’Italia e la Lista Toti hanno sostenuto che è bene e giusto che entrino ‘per una questione di democrazia’. Dall’altra l’assessore regionale alla Sanità ha detto che in realtà il motivo per cui votano no è che la legge nazionale non è stata ancora pubblicata in Gazzetta Ufficiale e che il testo approvato non cambia nulla rispetto alla 194, anzi ‘é un doppione’.

‘…non so se il riso o la pietà prevale’, direbbe il Poeta.

Questa giunta nei fatti ha scelto di applicare una norma che servirà solo a limitare un diritto delle donne e che dovrebbe essere acquisito.

Fa rabbrividire invece pensare che grazie a Toti anche in Liguria ci potranno essere associazioni che nei consultori faranno pressioni sulle donne affinché non abortiscano, offrendo contributi economici o magari facendo ascoltare il battito del feto.

Una prospettiva inaccettabile, contro cui continueremo a lottare in ogni sede”.