Se guardiamo ai numeri più aggiornati, l’Italia ha accelerato la propria trasformazione digitale grazie a investimenti pubblici (PNRR) e a riforme che spingono servizi online, imprese e competenze. La Commissione europea, nel Country Report dedicato all’Italia, segnala progressi tangibili su e-government (in particolare sanità digitale e servizi per le imprese) e una copertura 5G ormai capillare, pur con sfide aperte su competenze e reti fisse ad altissima capacità.
Dove siamo (davvero) sulla connettività
Il tassello infrastrutturale è quello che più abilita la digitalizzazione quotidiana. Secondo AGCOM, nel 2024 le famiglie italiane raggiunte da reti fisse di almeno 30 Mbps sono il 95,8%; la copertura ad almeno 100 Mbps sale al 90,8%; le VHCN (reti a capacità molto elevata, tipicamente FTTH) arrivano al 70,7%. Sono valori in crescita, che riducono il gap storico con l’Europa, ma che richiedono ancora sforzi per avvicinarsi alla soglia “a prova di futuro” su cui l’UE misura i progressi al 2030.
Sul fronte dei cantieri, Infratel documenta l’avanzamento del Piano Banda Ultralarga: al 31 dicembre 2024 risultano collaudati positivamente 4.592 comuni FTTH (più 2.461 siti FWA), un salto che consolida la base fisica per servizi digitali in aree prima marginali.
Le regioni più “connesse”
Istat permette di scendere al livello regionale. Nel 2024, la quota di famiglie con accesso a Internet è più alta in Veneto e Friuli-Venezia Giulia (89,3%) e in Trentino-Alto Adige (89,1%). In coda troviamo Basilicata (79,7%), Molise (80,8%) e Sicilia (82,3%). Considerando l’uso individuale di Internet negli ultimi tre mesi, il quadro conferma la leadership del Nord-Est (ottime le province del Trentino-Alto Adige) e i livelli elevati di Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, mentre il Mezzogiorno sconta ancora un ritardo di diversi punti percentuali.
Questi dati non dicono solo dove la rete c’è, ma dove la si usa con continuità: una differenza che incide su produttività, qualità dei servizi pubblici e inclusione. In sintesi, l’“Italia digitale” oggi ha più acceleratori nel Nord e in alcuni ecosistemi metropolitani del Centro, ma mostra segnali di recupero diffuso grazie alle nuove infrastrutture e a una PA che, seppur a macchia di leopardo, digitalizza processi e sportelli.
Imprese: passi avanti, ma non basta
Sul lato produttivo, Istat registra la crescita delle imprese (10+ addetti) che usano l’intelligenza artificiale: dall’8,2% nel 2024 (era 5,0% nel 2023). Aumenta anche l’accesso da remoto a risorse aziendali e la qualità delle connessioni utilizzate. Restano però margini enormi per cloud avanzato, dati e adozione di soluzioni a 1 Gbps, soprattutto nelle PMI e nel Mezzogiorno.
Il report UE conferma la fotografia: le PMI italiane con intensità digitale “di base” sono ormai oltre il 60%, ma la diffusione di AI e data analytics è ancora sotto i target 2030; le competenze ICT scarseggiano e complicano il reclutamento.
PA e servizi ai cittadini
Il 2024 ha visto un salto nella sanità digitale: cresce l’accesso al Fascicolo Sanitario Elettronico e si consolidano gli standard per l’interoperabilità tra regioni. Anche i servizi digitali per cittadini e imprese migliorano, ma per raggiungere i traguardi della “Digital Decade” servirà omogeneità territoriale e una spinta ulteriore all’adozione delle identità digitali (SPID/CIE) come porta d’accesso universale.
Giochi, videogiochi e intrattenimento: un tassello dell’economia digitale
La digitalizzazione non è solo reti e burocrazia online: riguarda anche filiere culturali e dell’intrattenimento che spingono piattaforme, pagamenti e identità digitale. In questo perimetro rientrano i videogiochi, il gioco a distanza e altri servizi regolamentati. In Italia, questi ultimi operano sotto la vigilanza dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli (ADM), che presidia concessioni, flussi fiscali e tutele per l’utente: un quadro di regole che integra l’ecosistema digitale senza improvvisazioni. (Riferimento istituzionale: pagina “Giochi” di ADM).
In questo contesto, quando si parla di portali di gioco legali – che sono solo una piccola parte dell’economia digitale complessiva – il riferimento corretto è a operatori con licenza rilasciata dall’Autorità e, quindi, ai casino con licenza ADM. Infatti è fondamentale ricordare che la trasformazione digitale passa anche da settori regolati, in cui sicurezza, tracciabilità e identità digitale fanno la differenza per i cittadini.
Che cosa rende “virtuosa” una regione
Guardando ai casi di testa, tre fattori ricorrono:
- Infrastrutture pronte (FTTH/VHCN e 5G) e cantieri in stato avanzato: elemento che riduce i tempi di attivazione per famiglie e imprese.
- Domanda effettiva: dove più famiglie e individui usano Internet ogni giorno, l’ecosistema digitale (PA, commercio elettronico, formazione, telemedicina) gira più veloce.
- Impresa che sperimenta: territori con una quota crescente di PMI che adottano cloud, dati e AI trasformano la connettività in produttività.
Le priorità per chiudere il gap
La vera frontiera, adesso, è nelle competenze e nella domanda. La Commissione UE registra che solo il 45,8% delle persone in Italia possiede competenze digitali “di base” (UE 55,6%): senza un’accelerazione nella formazione (scuola, ITS, upskilling in azienda) l’infrastruttura resterà sottoutilizzata. Allo stesso modo, PA e imprese devono standardizzare servizi e processi per trasformare l’accesso in valore economico e sociale.