La Liguria sopra la media nazionale con un’affluenza del 35,08%
I cinque referendum popolari abrogativi su lavoro e cittadinanza non superano il quorum e vengono dichiarati nulli. L’affluenza nazionale si ferma al 30,58%, venti punti sotto la soglia del 50%+1 necessaria per rendere valida la consultazione. Un dato che segna un netto disinteresse degli elettori rispetto ai quesiti proposti.
La Liguria si distingue con una partecipazione del 35,08%, superiore alla media nazionale, ma comunque insufficiente a invertire il risultato complessivo. I dati sono stati diffusi dal Ministero dell’Interno al termine delle operazioni di voto.
Centrodestra soddisfatto: “Il governo Meloni esce rafforzato”
Il mancato raggiungimento del quorum viene accolto con favore dal centrodestra, che interpreta il risultato come una conferma della solidità dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giovan Battista Fazzolari, ha dichiarato:
“Il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita. Aver trasformato il voto in un test politico ha penalizzato l’opposizione”.
L’opposizione rivendica i numeri: “Oltre 14 milioni al voto”
Diversa la lettura del centrosinistra, che punta a valorizzare il dato assoluto dei votanti.
La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha sottolineato come oltre 14 milioni di italiani abbiano comunque scelto di esprimersi, un numero superiore a quello ottenuto complessivamente dal centrodestra alle politiche del 2022:
“Ne riparliamo alle prossime elezioni politiche”.
Anche Giuseppe Conte (M5S) ha invitato a non sminuire il valore della mobilitazione popolare:
“Portate rispetto per oltre 12 milioni di cittadini che hanno votato sì ai quesiti sul lavoro. Noi saremo sempre dalla loro parte”.
Per Alleanza Verdi e Sinistra, il 30% di partecipazione rappresenta il “cuore dell’alternativa” al governo in carica.
Polemiche sul mancato quorum e l’invito al non voto
Nel mirino delle opposizioni e dei comitati promotori dei referendum anche l’invito all’astensione da parte della maggioranza, ritenuto un attacco alla partecipazione democratica.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha commentato:
“Non era in discussione la Cgil, ma la democrazia del Paese”.
Anche Riccardo Magi di +Europa, tra i promotori del quinto quesito sulla cittadinanza, ha criticato l’astensionismo organizzato:
“Non ci sentiamo sconfitti. Siamo riusciti a riportare al centro il tema della riforma della legge sulla cittadinanza”.
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