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Puggioni: se si può coltivare orto, si deve anche poter andare a pescare al mare

Consigliere regionale Alessandro Puggioni (Lega)

“Zero assembramenti. L’esercizio della pesca in mare da riva o da natante e in acque interne e lo svolgimento della produzione e vendita di articoli ed essa destinati devono quindi essere inseriti tra quelle attività da far ripartire il prima possibile”.

Lo ha dichiarato oggi il consigliere regionale Alessandro Puggioni (Lega) che in tal senso ha depositato un ordine del giorno.

“Al pari di una passeggiata in solitaria, ancorché vicino casa – ha spiegato Puggioni – questo specifico esercizio della pesca può essere praticato da soli e in totale sicurezza.

Pertanto, se si è concesso di fare la manutenzione e la coltivazione degli orti, non si capisce per quali motivi anche la pesca ricreativa e sportiva non possa ripartire già adesso o comunque immediatamente il 4 maggio.

Per gli spostamenti, come ha più volte rimarcato anche il nostro capogruppo Franco Senarega e come è stato attuato da diversi sindaci liguri, è sufficiente rendere obbligatoria la mascherina e adottare scrupolosamente le idonee misure di igiene e prevenzione dettate dalle regole sanitarie in vigore.

L’emergenza legata alla diffusione del coronavirus sta segnando profondamente il tessuto sociale economico e produttivo della Liguria.

E’ quindi fondamentale, oltre al sostegno già fornito dalla giunta Toti, che ringrazio per il proficuo lavoro, sostenere la ripresa, con le dovute precauzioni, dell’attività lavorativa delle micro e piccole imprese e attività commerciali sul nostro territorio.

Infatti, sono numerose le aziende e i negozi che producono e vendono articoli per la pesca sportiva e ricreativa in Liguria, settore che in Italia ha un’incidenza importante, con circa 2,5 milioni di pescatori sportivi e ricreativi e un giro d’affari del settore di circa 400 milioni di euro (solo accessori), a cui si aggiunge quello dell’indotto, stimabile in circa 3 miliardi di euro”.

Alessandro Puggioni, consigliere regionale Lega Nord Liguria – Salvini

Fondazione Telethon 3,6 milioni di euro per la ricerca

Fondazione Telethon 3,6 milioni di euro per la ricerca

Oggi ricorre la Giornata mondiale dell’emofilia, malattia genetica dovuta al difetto in uno dei fattori coinvolti nella coagulazione del sangue e caratterizzata da emorragie

Si stima che nel mondo siano 400mila le persone affette da emofilia, oltre 5000 in Italia. Se ne distinguono due forme: la A in cui manca il fattore VIII e che è la più frequente (80 per cento dei casi) e la B in cui manca il fattore IX.

Non esiste ancora una cura risolutiva per questa malattia, ma è possibile tenerla sotto controllo grazie all’assunzione periodica dei fattori mancanti, cheoggi è possibile ottenere per via biotecnologica. Nel tempo la qualità della vita delle persone con emofilia è decisamente migliorata, ma la ricerca ha continuato ad andare avanti sia per sviluppare una terapia risolutiva, sia per cercare di risolvere alcune limitazioni importanti dei trattamenti attualmente disponibili. Fondazione Telethon ha dato negli anni un contributo significativo alla ricerca sull’emofilia: oltre 3,6 milioni di euro che hanno permesso di finanziare 14 progetti su diversi aspetti.

Attualmente uno dei principali limiti della terapia sostitutiva è la formazione di anticorpi inibitori diretti contro il fattore della coagulazione ricombinante, che di fatto ne annullano l’effetto terapeutico: questo si verifica nel 30 per cento dei casi di emofilia A e nel 10 per cento dei casi di emofilia B.

All’Università di Perugia, Francesca Fallarino studia da molti anni questo particolare aspetto, anche grazie a fondi Telethon. Per il sistema immunitario di questi pazienti i fattori della coagulazione somministrati dall’esterno sono estranei alla stregua di virus e batteri, quindi si attiva per neutralizzarli. La terapia sostitutiva “classica” risulta così del tutto inefficace e bisogna ricorrere ad alternative, che però sono in grado di risolvere solo parzialmente il problema, o per certi pazienti non sono proprio disponibili. Da qui la necessità di trovare nuove strade per contrastare questa risposta immunitaria neutralizzante.

 

Sempre nell’ambito dei progetti di ricerca extramurale finanziati da Fondazione Telethon, Antonia Follenzi, professore ordinario di Istologia presso l’Università del Piemonte Orientale, ha meritato un finanziamento per uno studio sull’emofilia A, che si svolgerà in collaborazione con il gruppo diSalvatore Oliviero dell’Università di Torino. Tutti gli approcci di terapia genica messi a punto finora mirano a correggere le cellule del fegato, o epatociti, per renderle in grado di produrre il fattore VIII da rilasciare nel sangue. Tuttavia, è proprio agli studi di Antonia Follenzi che si deve l’ingresso in scena di un nuovo possibile protagonista, le cellule endoteliali, quelle cioè che rivestono le pareti interne dei vasi sanguigni presenti nei diversi organi. Grazie al nuovo finanziamento Telethon cercherà di capire se correggere anche questo tipo di cellule con la terapia genica possa contribuire a migliorare il decorso della malattia. Il suo obiettivo non è presentare un metodo alternativo a quelli già molto avanti nella sperimentazione sull’uomo, ma offrire un altro punto di vista per affrontare il problema.

 

Potrà sembrare un paradosso, ma un’altra speranza è offerta dall’Hiv, proprio da questo virus potrebbe arrivare nei prossimi anni una terapia in grado di correggere in modo stabile e duraturo il difetto genetico responsabile dell’emofilia, all’Istituto San Raffaele-Telethon di Milano, infatti, il direttore Luigi Naldini e Alessio Cantore lavorano da anni con il loro team a una strategia di terapia genica basata su vettori derivati proprio dall’Hiv, quelli lentivirali.Del virus originale non resta che una piccola porzione, quella necessaria a garantire l’ingresso nella cellula bersaglio, per cui non esiste possibilità alcuna di trasmettere l’infezione. La terapia genica prevede la somministrazione attraverso un’iniezione endovenosa di questi vettori contenenti una versione sana del gene codificante i fattori della coagulazione; attraverso il sangue, questi vettori raggiungono il fegato che inizia a produrre i fattori della coagulazione e a renderli disponibili per l’organismo.

Fondazione Telethon

Fondazione Telethon è una delle principali charity biomediche italiane, nata nel 1990 per iniziativa di un gruppo di pazienti affetti da distrofia muscolare. La sua missione è di arrivare alla cura delle malattie genetiche rare grazie a una ricerca scientifica di eccellenza, selezionata secondo le migliori prassi condivise a livello internazionale. Attraverso un metodo unico nel panorama italiano, segue l’intera “filiera della ricerca” occupandosi della raccolta fondi, della selezione e del finanziamento dei progetti e dell’attività stessa di ricerca portata avanti nei centri e nei laboratori della Fondazione. Telethon inoltre sviluppa collaborazioni con istituzioni sanitarie pubbliche e industrie farmaceutiche per tradurre i risultati della ricerca in terapie accessibili ai pazienti. Dalla sua fondazione ha investito in ricerca oltre 528 milioni di euro, ha finanziato oltre 2.630 progetti con oltre 1.600 ricercatori coinvolti e più di 570 malattie studiate. Ad oggi grazie a Fondazione Telethon è stata resa disponibile la prima terapia genica con cellule staminali al mondo, nata grazie alla collaborazione con l’industria farmaceutica e Ospedale San Raffaele. Strimvelis, questo il nome commerciale della terapia, è destinata al trattamento dell’ADA-SCID, una grave immunodeficienza che compromette le difese dell’organismo fin dalla nascita. La terapia genica è in fase avanzata di sperimentazione anche per la leucodistrofia metacromatica (una grave malattia neurodegenerativa), la sindrome di Wiskott-Aldrich (un’immunodeficienza), la beta talassemia, e due malattie metaboliche dell’infanzia (rispettivamente, lamucopolisaccaridosi di tipo 6 e di tipo 1). Inoltre, all’interno degli istituti Telethon è in fase avanzata di studio o di sviluppo una strategia terapeutica mirata anche per altre malattie genetiche, come per esempio l’emofilia o diversi difetti ereditari della vista. Parallelamente, continua in tutti i laboratori finanziati da Telethon lo studio dei meccanismi di base e di potenziali approcci terapeutici per patologie ancora senza risposta.

RSA, Codacons chiede di vietare le cremazioni

RSA, Codacons chiede di vietare le cremazioni

Decessi nelle RSA: Codacons chiede alle Procure di sequestrare salme e disporre autopsie.

Vietare cremazioni in tutta la Liguria, farebbero scomparire le prove delle responsabilità dei reati.

Il Codacons rivolge un appello alle Procure della Repubblica della Liguria che stanno indagando sui decessi registrati nella case di riposo della regione, affinché vengano adottate misure urgenti in grado di garantire indagini precise sulle responsabilità della strage di anziani sul territorio.

“Chiediamo agli inquirenti di sequestrare le salme dei pazienti deceduti presso le Rsa della regione, e disporre autopsie su tutti i corpi onde accertare le cause dei decessi – afferma il presidente Carlo Rienzi – Tale misura si rende necessaria per evitare che le case di riposo procedano ad eseguire cremazioni che, di fatto, farebbero scomparire le prove utili ad accertare le responsabilità dei reati commessi a danno dei pazienti delle strutture”.

In tal senso le autorità competenti devono temporaneamente vietare le cremazioni in tutta la Liguria, perché documenti e cartelle cliniche redatti dalle Rsa non sono sufficienti a ricostruire le cause dei decessi e le relative responsabilità, che possono essere accertate solo tramite autopsia – conclude il Codacons.

Genova inaugura il suo canale Spotify

Genova inaugura il suo canale Spotify

Genova inaugura il suo canale Spotify, con playlist dedicate alla città e ai suoi musei

«In questo momento particolare, in cui tutti restiamo a casa, abbiamo pensato di utilizzare il linguaggio universale della musica per creare una connessione emozionale con tutti i genovesi, che sono stati invitati a contribuire alla creazione di playlist: una sorta di colonna sonora, che traduce in musica le emozioni e la cultura della nostra città» spiega l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso.

Sul canale Genovamorethanthis di Spotify sono attualmente disponibili alcune playlist, che accompagnano l’ascoltatore in un percorso virtuale di Genova e dei suoi musei.

La playlist Genovamorethanthis #1 arriva dai suggerimenti dei follower del canale Instagram Genovamorethanthis, che hanno scelto le 10 canzoni che meglio rappresentano lo spirito genovese. La raccolta spazia dall’eterna Ma se ghe penso alle canzoni degli Ex-Otago passando per Fabrizio De André e Gino Paoli, in un’autentica celebrazione del cantautorato genovese.

Genovamorethanthis #2 è invece un invito per tutti gli appassionati: ogni utente Spotify potrà aggiungere il brano che più lo lega alla nostra città, per dare vita a una raccolta creativa ed eterogenea.

I 21 musei di Genova avranno un’intera sezione dedicata, con una playlist per ciascuno, elaborata dal conservatore di riferimento per raccontare il museo da remoto, ma da utilizzarsi anche per le visite live dopo la riapertura.

Sarà un viaggio musicale attraverso il tempo e i generi: si parte dall’Inno di Mameli della playlist del Museo del Risorgimento (dove è conservato il manoscritto autografo) per arrivare a brani come She don’t know me (TuaMadre) e Asteroids (Zero Reset) i cui video sono stati girati al Museo di Storia Naturale.

Immancabili i testi che rappresentano il tempio della musica genovese: Viadelcampo29rosso, da Umberto Bindi fino a Luigi Tenco e ai New Trolls, senza rinunciare alle ballate dialettali dei Trilli.

La magnificenza dei Musei di Strada Nuova è incarnata da We are Golden (Mika) e Torna a casa (Måneskin), non mancano nemmeno le melodie di Niccolò Paganini che, come i brani di Fabrizio De André, sono il fil rouge che lega le playlist di molti musei.

Sono stati raccolti anche tutti i brani che si legano al Museo della Storia del Genoa: dai cori da stadio al podcast di Cronache dei ’90 che racconta l’andata e il ritorno di Genoa – Liverpool ’92.

La libreria contenuti è disponibile a questo link https://bit.ly/SpotifyGenovamorethanthis

L’epoca che ricorderemo come quella del coronavirus

L'epoca che ricorderemo come quella del coronavirus

Rapporti umani, sociali ed effusioni, alle quali noi italiani siamo particolarmente dediti, azzerati per colpa di un virus subdolo e letale che sta mietendo vittime non solo nel nostro Paese ma in tutto il Mondo

Il nostro Governo, come a voi noto, sta progettando la “fase 2”.

Nello schema del decreto è stato già determinato che le ultime attività a riaprire saranno quelle di maggiore socializzazione come discoteche, pub, luoghi di incontri, data per eventuale riapertura prevista addirittura per il 31 dicembre 2020.

E’ così che allora nasce la nostra idea per consentire un minimo di vita sociale agli uomini od alle donne single/separate/divorziate del nostro Paese per tentare di rifarsi una vita tenendo a distanza il Covid-19 :

uno speed date virtuale, tramite la piattaforma skype, il primo in programma per il 1 maggio 2020 alle ore 21.

Cosa è uno speed date lo troviamo anche su wikipedia.

Lo  speed date è uno strumento, inventato recentemente e importato in  Italia dagli  Stati Uniti, per conoscere persone nuove.

Il primo incontro “ufficiale” di speed date avvenne al Pete’s Cafè di  Beverly Hills al volgere del  1998 [1] e poco dopo una serie di agenzie hanno cominciato ad organizzare degli incontri in tutti gli  Stati Uniti d’America. Già nel  2000 l’iniziativa poteva dirsi coronata dal successo: lo speed date era già conosciuto in tutti gli  States dove era considerato la nuova moda glamour del momento. L’essere rappresentato in alcuni film e telefilm di successo come  L’amore è eterno finché dura e  Sex and the City contribuì ad aumentargli notevolmente la popolarità.

Tradizionalmente, prima del coronavirus, l’evento veniva organizzato in un luogo apposito, spesso con un numero di iscrizioni chiuso e proporzionato. I partecipanti erano fatti sedere uno di fronte all’altro in una fila di tavoli, e iniziano a parlare per cercare di conoscere e farsi conoscere in un limite di tempo prestabilito.
A inizio serata a ogni partecipante era consegnata una scheda di gradimento, sulla quale sono stampate precise indicazioni per fare in modo che, al termine della serata, ognuno abbia potuto conoscere i partecipanti che preferiva.
Una volta terminata la serata, ogni partecipante indicava sulla propria scheda quelli più graditi: lo staff raccoglierà le schede e verificherà quali incontri hanno avuto reciproco gradimento tra i partecipanti. Se un incontro ha funzionato (e quindi il “SÌ” è reciproco) solitamente sarà inviata entro 24 ore una mail o un sms alle persone interessate indicando i recapiti ed i nomi delle persone con le quali è scoccata la scintilla.

Lo speed date virtuale funzionerà con le stesse regole, con l’unica differenza che gli “incontri” avverranno su una piattaformaskype all’uopo predisposta.

Chiunque volesse partecipare alla prima edizione può inviare una email al seguente indirizzovirtualspeedate@libero.it indicando i propri dati, entro 48 ore riceverà un link con le modalità di iscrizione.

Il 50% del ricavato dell’iniziativa sarà devoluto per la ricerca di un vaccino contro il virus. A disposizione per maggiori informazioni al 3519886227 porgo Cordiali saluti.

Focaccia genovese ai nostri operatori sanitari

Focaccia genovese (foto di repertorio)

I panificatori Confcommercio della Provincia di Genova offrono la loro focaccia ai nostri operatori sanitari.

Assessore Bordilli: «Ringrazio i panificatori di Confcommercio. Vogliamo sostenere fortemente queste attività di supporto da parte dei nostri commercianti e artigiani»

In tempi di Coronavirus si moltiplicano quotidianamente i gesti di solidarietà e vicinanza a tutti coloro che si stanno prodigando nella lotta all’epidemia e a rendere questi momenti meno difficili.

Questa mattina i panificatori genovesi di Confcommercio hanno consegnato la loro focaccia agli operatori degli ospedali di San Martino e Villa Scassi, un gesto che cerca di sostenere, anche tramite le nostre produzioni locali, il lavoro di chi sta combattendo in prima linea questa grande battaglia comune.

«Condividiamo con piacere questa bella iniziativa – dichiara l’assessore al Commercio e artigianato Paola Bordilli –. Quando i panificatori mi hanno contattata  chiedendomi un aiuto nel mettere a punto la “macchina organizzativa” mi sono subito attivata: è molto positivo, in un momento storico non facile per la città e per la nazione tutta, vedere e sostenere attività solidali di supporto e sostegno che partono proprio del tessuto commerciale cittadino e sono rivolte al personale degli ospedali a cui va tutto il nostro grazie per lo straordinario lavoro che stanno svolgendo in difesa della vita umana».

«I panifici marchio “Focaccia Genovese” aderenti all’Associazione Panificatori di Genova e Provincia di Confcommercio metteranno a disposizione di medici ed infermieri e personale ospedaliero degli ospedali San Martino e Villa Scassi la focaccia genovese – spiega il presidente Gino Petrucco –. Si tratterà di un momento di pausa in cui queste persone che si stanno sacrificando per tutti svolgendo il loro lavoro potranno “staccare” e gustare un assaggio di questa eccellenza genovese preparata secondo il marchio “Focaccia Genovese”».

“Fugassa” in genovese significa “cotta nel focolare”. Anticamente mangiata in chiesa durante i matrimoni al momento della benedizione, da sempre accompagna la giornata dei genovesi dalla colazione insieme al cappuccino, all’aperitivo, gustata con un bicchiere di vino bianco ligure e ai pasti. Ambasciatrice di Liguria, porta il sapore di Genova nel mondo. Il marchio “Focaccia Genovese” la protegge dalle contraffazioni.

Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS)

Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (RUS)

Gruppi di Lavoro hanno redatto una lettera aperta sull’importanza che le politiche e le azioni pianificate in questo particolare periodo storico siano in grado di delineare strategie nazionali di ricostruzione

Una lettera aperta sull’importanza che le politiche e le azioni orientate ai 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e sul ruolo che il sistema universitario, e in particolare la RUS, può avere nel supportare questo processo di cambiamento.

La lettera si conclude con energia e speranza:

“Siamo convinti che l’esperienza maturata dalle Università in questo periodo di difficoltà e di emergenza rappresenti un bagaglio prezioso, un esempio di laboratorio trasformativo, fondamentale per affrontare le sfide future con sguardo positivo e costruttivo, in linea con gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Per poter traghettare i territori verso scenari di sviluppo sostenibile, le Università devono essere messe in grado di rafforzare il proprio impegno in termini di didattica, ricerca, technology transfer, public and social engagement e human resource development sui temi dell’Agenda 2030.

Solo accrescendo e rendendo sistemiche e sistematiche le conoscenze, le competenze e le best practice e mettendo a disposizione del Paese e dei suoi territori le competenze trasversali di cui le Università sono portatrici e custodi, la nostra epoca potrà essere ricordata finalmente “per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita” (Earth Charter, 2000).”

Ore 14, Galliera: un solo morto con coronavirus. Genovese di 73 anni

Galliera di Genova (foto repertorio fb)

Alle 14 di oggi i responsabili dell’ospedale Galliera di Genova hanno comunicato un solo altro decesso di paziente positivo al coronavirus, spiegando che “il Covid-19 è stato ritenuto concausa del decesso”.

Ecco l’ultimo bollettino del Galliera.

“Uomo, 73 anni, di Genova, decesso avvenuto alle ore 22.15 del 16 aprile, ricoverato presso S.C. Malattie Infettive, con comorbidità”.

 

 

Edoardo ed Eugenio Bennato cantano un loro brano inedito

Edoardo ed Eugenio Bennato cantano un loro brano inedito

La realtà non puo essere questa, di un mondo che vive alla finestra e di un tempo sospeso

 

Edoardo ed Eugenio Bennato cantano un loro brano inedito per annullare le distanze fisiche e per sentirsi (e farci sentire) più vicini in questo momento storico così difficile.

“LA REALTÀ NON PUÒ ESSERE QUESTA” è anche il titolo della canzone scritta a quattro mani dai due fratelli in questi giorni di “quarantena” – ciascuno da casa sua – dove si ritrovano tante delle sensazioni di questo nuovo “mondo da scoprire”, dentro e fuori di noi, perché soprattutto oggi non si deve rinunciare ai propri sogni, alle “parole sussurrate” di un amore che non può essere virtuale, alla vita che canta la sua ribellione e non si può fermare. “La realtà è tutta in questa stanza/nella rete che annulla ogni distanza/la realtà è fuori dal balcone/nella rete che diventa una prigione/…/La realtà è tutta da rifare/è la vita che non si può fermare/e che canta la sua ribellione”.

 

“È una ballata classica, che racconta questa sorta di “day after” che stiamo vivendo, che vuole trasmettere le buone vibrazioni del futuro alle porte”, dice Edoardo, che “assimila” la nuova canzone alle sue “Venderò”, “L’isola che non c’è” e a “Pronti a salpare”. Eugenio, che ha scritto le parole sulla musica del fratello, continua. “Percepiamo diversamente la realtà rispetto a prima: la stanza è lo spazio in cui si esauriscono questi giorni, mentre il balcone è il luogo che ci collega con il mondo esterno. Il web, invece, è da qualche tempo la prigione dove rischiamo di perdere il rapporto vero: guardarsi negli occhi, parlarsi da vicino”.

 

“All’inizio avevo un’altra idea, poi Eugenio, con la sua genialità, “aggiunge Edoardo, “ha scritto un testo che rappresenta proprio la realtà di adesso. Si dice che non può essere questa la realtà, quella che si percepisce dal e sul web. Il nostro è un brano di speranza caratterizzato da una melodia propositiva: la realtà è difendere i più deboli, i più vulnerabili, è tutto il mondo da scoprire oltre le quattro mura di casa, è l’amore che sventola nel porto, quindi dobbiamo cambiarla: ora è proprio la necessità!”.

 

“E’ una collaborazione artistica basata sulla volontà di mantenere un feeling tra due fratelli che hanno stili diversi”, conclude Eugenio. “Ci rivolgiamo allo stesso pubblico, con una scelta di partenza molto distante ma con la stessa idea di fondo: dire ciò che pensiamo, per dare un senso al presente. Parliamo del vero rapporto, quello umano, quello che, per esempio, noi due abbiamo con il pubblico: la musica è condivisione, è avere di fronte la gente che ti ascolta. Anche se il contatto fisico dà la forza all’arte, noi abbiamo puntato sull’intesa artistica a distanza. Seppur lontani, non abbiamo avuto difficoltà nel comporre questo brano, perché la creatività non conosce ostacoli. È una canzone nata in poco tempo, immediata come la realtà che ci si è presentata davanti”.

 

“LA REALTÀ NON PUÒ ESSERE QUESTA” è anche un videoclip, realizzato da una casa all’altra: i fratelli Bennato hanno così aggiunto una nuova “meraviglia” al loro repertorio (“Venderò”, “Tutto sbagliato baby”, “Non è amore”, tra i tanti titoli composti insieme) scritta con il disincanto che fa bene all’anima e che darà il suo contributo all’emergenza Covid-19 – i proventi dei due artisti derivanti dalla canzone, infatti, saranno devoluti all’Azienda Ospedaliera dei Colli (Monaldi – Cotugno – C.T.O.) di Napoli.

Scontro tra auto e capriolo sulla A6, Savona-Torino

A Zoagli capriolo rimane con le corna in una rete per olive: liberato da tre escursionisti

In Liguria non è soltanto un problema degli agricoltori, ma ne va dell’incolumità dei cittadini e della sicurezza dei trasporti

Dallo scontro tra auto e capriolo sulla A6 (Savona-Torino) di qualche giorno fa, alla tragica vicenda del capriolo avvistato e rimasto ucciso sulla spiaggia di Camogli, fino alle quotidiane incursioni di ungulati, in special modo cinghiali, nei campi e centri abitati: sono solo le ultime notizie che testimoniano come il numero di cinghiali, caprioli e, in generale animali selvatici, sia ormai fuori controllo, con un crescente numero di esemplari che si stanno avvicinando ai centri abitati, dove ormai scorrazzano indisturbati.

È quanto afferma Coldiretti Liguria sottolineando che a livello nazionale, con l’emergenza sanitaria in atto, salgono a oltre due milioni i cinghiali che circolano senza freni per campagne e città, danneggiando i raccolti e mettendo a rischio la sicurezza stradale, una situazione ora aggravata dal fatto che spesso sono stati sospesi i servizi di contenimento e i selezionatori, chiusi gli ambiti territoriali di caccia, mentre la polizia provinciale è, giustamente, impegnata nei controlli stradali per la quarantena. Anche in Liguria il numero di cinghiali, ma anche di altri animali selvatici, continua ad aumentare, con il moltiplicarsi di danni e di pericoli che ne conseguono.

“Non è  certo la prima volta che su strade statali, regionali e comunali extraurbane – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – cinghiali o caprioli attraversano all’improvviso la carreggiata mettendo a rischio l’incolumità delle persone e la sicurezza stessa dell’animale: con il proliferare senza controllo della fauna selvatica, diventa pericoloso, quindi, circolare e se gli incidenti stradali nell’ultimo periodo, sono diminuiti è solo perché, con le disposizioni che dobbiamo seguire, c’è meno gente in giro, ma non appena si tornerà alla normalità la problematica aumenterà notevolmente. In Liguria ormai non è una novità, inoltre, incontrare cinghiali a spasso per i centri cittadini, a partire dal capoluogo regionale dove sono stati persino segnalati, oltreché sulle alture, nel quartiere residenziale di Castelletto scendendo fino al Porto Antico, e lungo tutto l’alveo dei torrenti Polcevera e Bisagno, e se, animali selvatici come il capriolo, arrivano, ora, persino sul lungomare di Camogli, reso deserto dall’emergenza sanitaria, si capisce che la situazione è ormai fuori controllo. Nel nostro entroterra poi è facile trovarsi davanti esemplari nelle strade provinciali, per non parlare delle incursioni segnalate dalle imprese agricole dove continuano a venir danneggiate le fasce e i classici muretti a secco, mentre viene fatta razzia nei raccolti e minacciati gli animali della fattoria. Le frequenti incursioni della fauna selvatica, in generale, mettono sempre più a rischio quindi la sopravvivenza delle imprese agricole locali ormai esasperate, ma anche la salvaguardia del territorio, l’incolumità delle persone, la sicurezza ambientale e degli stessi animali, dato che un così alto numero di esemplari può facilitare inoltre l’insorgere di epizoozie. È necessario, dunque, che si mettano in atto misure urgenti e straordinarie, dal momento che questa situazione, ora, può arrecare ulteriori problemi, non solo alle imprese del territorio, per le quali si andrebbero a sommare a quelli già in atto in questo difficile momento, ma all’intera società”.