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Nuovo ponte, Benveduti: è la politica del fare. De Micheli era contraria a ‘legge Genova’

Assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti (Lega)

“Oggi da Genova arriva un segnale di speranza per il Paese. Nel rispetto delle 43 vittime, che mai smetteremo di ricordare abbastanza, le istituzioni hanno dimostrato in meno di due anni qual è la politica del fare. Un lavoro di squadra vincente, che deve essere replicato in tutta Italia se vogliamo tornare a competere a determinati livelli, specie in un momento come questo”.

È il commento dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea Benveduti (Lega) al termine del varo dell’ultima campata del Ponte di Genova, celebrata stamane nel cantiere in Val Polcevera.

“Ringrazio in particolar modo – ha aggiunto Benveduti – l’ex viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti e attuale deputato genovese Edoardo Rixi per avere ricoperto a Roma un ruolo indispensabile nella composizione di un decreto divenuto modello per l’intero Paese.

E, che ne dica il ministro delle Infrastrutture e ai Trasporti Paola De Micheli, contraria ai tempi dell’approvazione del decreto alla Camera, il modello Genova deve essere replicato.

Da qui deve ripartire un grande piano Marshall per il Paese.

Per troppi anni la politica si è dimenticata di fare manutenzioni e costruire opere infrastrutturali necessarie, che, come ci ha spiegato bene Pietro Salini, non stanno più in piedi.

Da Genova deve partire la luce che illumina il cammino dell’Italia e oscura finalmente la burocrazia”.

 

Nuovo ponte e ‘legge Genova’: parlamentari liguri ringraziano Edoardo Rixi

Val Polcevera 2018, viceministro genovese Edoardo Rixi (foto d'archivio)

“Il varo dell’ultimo impalcato del nuovo viadotto autostradale sul Polcevera rende quella di oggi una data storica per Genova, per la Liguria e per tutto il Paese”.

Lo hanno dichiarato oggi il senatore genovese Francesco Bruzzone e la deputata di Pietra Ligure Sara Foscolo (Lega).

“La bandiera di San Giorgio che sventola sul nuovo Ponte di Genova – hanno spiegato – non è solo il simbolo della forza e della tenacia dei genovesi e dei liguri, ma una lezione a tutto il mondo su quali straordinari risultati sappia raggiungere il nostro Paese.

Un risultato straordinario ottenuto grazie al grande lavoro e al grande impegno dell’allora viceministro delle Infrastrutture e Trasporti Edoardo Rixi.

Il modello Genova, fortemente voluto da Rixi, sta convincendo anche i più scettici, che si sono dovuti arrendere davanti all’evidenza dei fatti, sostenendone oggi la validità.

Per uscire dall’emergenza Covid-19 e dalle devastanti conseguenze economiche su migliaia di imprese, soprattutto piccole e piccolissime, e di famiglie occorre ragionare con la stessa tempestività e risposta ai bisogni delle misure contenute nella legge Genova: avvio dei cantieri edili che creano occupazione e mettono in sicurezza il territorio, iniezione di liquidità a fondo perduto per famiglie e imprese, semplificazione normativa per far ripartire il Paese”.

“La lezione del nuovo Ponte di Genova – hanno aggiunto la senatrice sarzanese Stefania Pucciarelli e il deputato spezzino Lorenzo Viviani (Lega) – con il varo dell’ultimo impalcato questa mattina, dimostra come il modello Genova garantisca celerità ed eccellenza nella realizzazione di infrastrutture anche in contesti, come quello del nodo autostradale del capoluogo ligure, molto difficili.

Nello ‘Sblocca Cantieri’, varato dalla Lega al governo con l’allora viceministro Edoardo Rixi, è prevista l’applicazione del modello Genova a una lunga lista di cantieri a livello nazionale.

Da quando si è insediato il nuovo governo, ancora il modello Genova è rimasto inapplicato nelle opere pubbliche a livello nazionale.

Ora che la bontà della ‘legge Genova’ è stata riconosciuta anche da esponenti di altre forze politiche che, come Italia Viva, avevano votato contro il decreto sia alla Camera sia al Senato, auspichiamo che si uniscano al nostro appello al premier Giuseppe Conte perché provveda ai decreti attuativi per lo sblocco dei cantieri e che il modello Genova venga applicato anche nella ricostruzione di un’infrastruttura definitiva ad Albiano Magra, con annessa viabilità complementare, proprio come è stato fatto a Genova”.

“Il varo dell’ultima campata del nuovo Ponte di Genova – ha sottolineato il deputato di Ventimiglia Flavio Di Muro (Lega) – conferma, agli occhi del mondo, l’efficacia del modello Genova.

Oggi è una giornata storica, risultato di un grande lavoro svolto in sede parlamentare, di ascolto del territorio, delle Camere di commercio, delle associazioni e delle imprese.

Sono orgoglioso di essere stato il relatore del decreto Genova alla Camera, un provvedimento che, grazie alla tenacia dell’allora viceministro Edoardo Rixi, ha portato risorse immediate a un territorio, Genova e la Liguria, gravemente danneggiato dal tragico crollo del Ponte Morandi.

Con il decreto Genova sono arrivate risorse a chi ne aveva bisogno per ripartire, alle famiglie e alle imprese, in tempi certi e celeri. Stesso modello ora è necessario per poter far vincere la guerra al Covid-19 e far ripartire l’economica del nostro Paese”.

“Emozione, commozione e tanto orgoglio – ha commentato il senatore savonese Paolo Ripamonti (Lega) – nell’assistere oggi al varo dell’ultimo impalcato del nuovo ponte di Genova.

Una grande sfida vinta da una città, da una regione intera e da un Paese che quando è libero di potersi esprimersi, di liberarsi dai lacci della burocrazia e del centralismo, dimostra di poter raggiungere qualsiasi risultato.

Sono orgoglioso di aver dato il mio contributo al decreto Genova come relatore di maggioranza in Senato, ascoltando il territorio e i suoi rappresentanti economici.

Il modello Genova, grazie alla lungimiranza dell’allora viceministro Edoardo Rixi, ancora oggi porta effetti positivi a livello economico al tessuto produttivo non solo ligure ma dell’intero Paese, penso ad esempio agli operatori della logistica.

Il modello Genova è una base certa di efficienza ed efficacia da cui l’Italia può ripartire per uscire nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, insieme a un sostegno vero e immediato a imprese e famiglie, che non comporti ulteriori indebitamenti e difficoltà di accesso al sostegno”.

 

 

Ore 18, in Italia 382 morti (27.359): incremento in rialzo. Malati: 608 in meno di ieri

Roma, sede Protezione civile (foto repertorio fb)

Sono 27.359 i morti con coronavirus in Italia, con un aumento rispetto a ieri di 382. Lunedì l’incremento era stato di 333.

Sono 105.205 i positivi accertati finora e malati, con una diminuzione rispetto a ieri di 608. Lunedì il decremento era stato di 290 (domenica si era invece registrato un incremento di 256).

Sono 68.941 i positivi accertati finora e guariti, con un aumento rispetto a ieri di 2.317. Lunedì l’incremento era stato di 1.696.

Il numero complessivo dei positivi accertati finora (compresi morti, malati e guariti) ha quindi toccato quota 201.505, con un aumento rispetto a ieri di 2.091. Lunedì l’incremento era stato di 1.739.

Ore 18, in Italia 333 morti (26.977): incremento in netto rialzo. Malati: 290 in meno di ieri

I dati sono stati forniti intorno alle 18 di oggi dal capo della Protezione civile Angelo Borrelli a Roma.

Intanto, prosegue ancora il trend in calo dei ricoveri in terapia intensiva per coronavirus. A oggi sono 1.863, 93 in meno rispetto a ieri. Di questi, 655 sono in Lombardia (25 in meno di ieri).

Dei 105.205 malati complessivi, 19.723 sono ricoverati con sintomi (630 in meno di ieri) e 83.619 sono quelli in isolamento domiciliare.

Dai dati della Protezione civile è anche emerso che sono 35.744 i malati in Lombardia (303 in più rispetto a ieri), 12.003 in Emilia-Romagna (-222), 15.506 in Piemonte (-2), 8.601 in Veneto (-259), 5.896 in Toscana (-87), 3.571 in Liguria (-9), 3.334 nelle Marche (+)24, 4.562 nel Lazio (+0), 2.802 in Campania (-75), 1.565 nella Provincia di Trento (-142), 2.919 in Puglia (+7), 1.239 in Friuli Venezia Giulia (-19), 2.143 in Sicilia (+20), 1.990 in Abruzzo (-40), 910 nella provincia di Bolzano (-30), 275 in Umbria (-12), 772 in Sardegna (-4), 764 in Calabria (-18), 209 in Valle d’Aosta (-26), 205 in Basilicata (-12), 195 in Molise (-5). Quanto alle vittime, se ne registrano 13.575 in Lombardia (+126), 3.472 in Emilia-Romagna (+41), 2.936 in Piemonte (+58), 1.408 in Veneto (+64), 811 in Toscana (+16), 1.141 in Liguria (+13), 893 nelle Marche (+9), 414 nel Lazio (+17), 358 in Campania (+6), 412 nella provincia di Trento (+5), 407 in Puglia (+2), 278 in Friuli Venezia Giulia (+7), 232 in Sicilia (+1), 310 in Abruzzo (+11), 272 nella provincia di Bolzano (+2), 65 in Umbria (+0), 109 in Sardegna (+0), 85 in Calabria (+2), 135 in Valle d’Aosta (+2), 25 in Basilicata (+0), 21 in Molise (+0). Ad oggi sono stati effettuati 1.846.934 tamponi che hanno riguardato complessivamente 1.274.871 persone. L’incremento del numero dei tamponi rispetto a ieri è di 57.272.

Ore 18, in Liguria 13 morti (1139): incremento stabile. Malati 35: più che dimezzato

Coronavirus (foto repertorio fb)

Sono 1139 i morti con coronavirus in Liguria, con un aumento rispetto a ieri di 13.

Sono 5119 i positivi accertati finora e malati, con un aumento rispetto a ieri di 35.

Sono 45719 i test effettuati finora (1680 in più di ieri).

Sono 1512 i positivi accertati finora e guariti con due test consecutivi, con un aumento rispetto a ieri di 82.

I dati sono stati comunicati intorno alle 18 di oggi dai responsabili di Regione Liguria.

Ore 17.30, in Liguria 14 morti (1126): incremento in calo. Malati 96: in rialzo

“Regione Liguria – ha spiegato il governatore Giovanni Toti – attraverso il consueto bollettino quotidiano con i dati forniti da Alisa, rappresenta la prevalenza, misura di frequenza universalmente utilizzata per rappresentare un fenomeno sanitario. La prevalenza è la fotografia del quadro epidemiologico nel momento della rilevazione. Quando si riporta il numero di positivi, si fa esattamente riferimento ai cittadini liguri con Covid-19 del giorno. Ovviamente vengono esclusi coloro che non sono più ammalati ovvero i guariti e, purtroppo, i deceduti”.

In altre parole, Regione Liguria indica gli “attualmente positivi” e potenzialmente contagiosi. Significa che conteggia solo chi è stato accertato finora positivo al coronavirus (ospedalizzati + domiciliati + positivi clinicamente guariti = attualmente positivi), escludendo però dal computo chi è guarito sviluppando gli anticorpi e chi è deceduto.

La Protezione civile nazionale invece conteggia anche questi ultimi (ospedalizzati + domiciliati + positivi clinicamente guariti + guariti che hanno sviluppato gli anticorpi + deceduti = casi totali) che poi vengono pubblicati online pure dal Ministero della Salute.

Inoltre, è bene precisare che secondo il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli: “avere un test sierologico positivo per gli anticorpi non esclude che in quel momento un soggetto possa essere infettante. È possibile infatti aver prodotto gli anticorpi, ma avere ancora in circolo il coronavirus e dunque essere ancora contagiosi. Per questo va fatto anche il tampone. Solo se questo esame è negativo si ha la certezza di non essere più contagiosi”.

Ecco l’ultimo bollettino di Regione Liguria.

Alassio, Galtieri: non è stata emessa alcuna nuova ordinanza comunale

Il Comune di Alassio

«Non è stata emessa alcuna nuova ordinanza comunale. Al momento è in vigore sia il decreto governativo che quello regionale».

E’ arrivato il chiarimento del vice sindaco Angelo Galtieri dopo la pioggia di polemiche che hanno tempestato i social netwrok per un giorno interno con il rischio, per gli alassini, di trovarsi nel limbo e non sapere a quale dispositivo fare riferimento.

«Ci sono però delle prescrizioni che fino al 4 maggio devono essere rispettate – precisa il vice sindaco Galtieri – restano chiusi il cimitero, i parchi, gli arenili e il pontile Bestoso».

Fin qui il messaggio per chiarire la posizione dell’Amministrazione, Galtieri però non accetta alcuna strumentalizzazione politica: «Qualcuno ha interpretato in modo disonesto dichiarazioni istituzionali. La verità – sottolinea Galtieri – è che sussistendo un conflitto di interesse giuridico tra i dispositivi in vigore abbiamo chiesto un parere del prefetto di Savona. L’invito – aggiunge il vice sindaco – è quella di moderare toni e modi perché stiamo tutti lavorando nel solo interesse della città».

San Martino, la situazione | Sono 171 i pazienti Covid ricoverati

Coronavirus, Policlinico S. Martino di Genova (foto di repertorio fb)

Presso il Policlinico San Martino di Genova risultano a oggi 171 i pazienti Covid ricoverati.

In particolare, 20 pazienti sono ricoverati in Malattie Infettive, 27 nei tre reparti di Rianimazione più 6 in sub intensiva, 12 al Padiglione 10, 71 al Padiglione 12, 9 quelli gestiti al 1° piano del Pronto Soccorso, 23 al Maragliano, 3 i pazienti nel reparto Covid-19 per pazienti oncologici.

Alle 14 di oggi i responsabili della direzione sanitaria del San Martino avevano comunicato altri 5 decessi di pazienti positivi al coronavirus nelle ultime 24 ore, anche per infezione da Covid-19.

Ore 14, San Martino | Segnalati 5 decessi: due donne e tre uomini

 

La 17enne di Albenga deceduta al Gaslini non era affetta da Covid-19

Ospedale pediatrico Gaslini di Genova Quarto

In merito al decesso di una 17enne di Albenga, oggi i responsabili della direzione sanitaria dell’ospedale Giannina Gaslni di Genova hanno comunicato che “il 28 aprile 2020 presso la Terapia Intensiva dell’istituto Gaslini è deceduta una ragazza di 17 anni, ricoverata da alcuni giorni e proveniente dall’ospedale di Pietra Ligure per quadro di polmonite interstiziale.

Tutti gli accertamenti e le ricerche di infezione da coronavirus condotti presso l’Istituto sono risultati negativi, orientando la diagnosi verso una patologia infettiva non Covid-19 correlata.

Dal momento dell’ingresso in ospedale le condizioni della ragazza si sono progressivamente aggravate, richiedendo assistenza intensiva fino all’intubazione e al successivo decesso”.

Non ce l’ha fatta la 17enne di Albenga trasferita in ospedale a Genova

 

Non ce l’ha fatta la 17enne di Albenga trasferita in ospedale a Genova

Capolungo, malore fatale per un 56enne che stava svolgendo attività sportiva

Una diciassettenne di Albenga, figlia di un commerciante di origini marocchine, abitante nel Comune del Savonese, malata da tempo, è morta oggi all’ospedale Gaslini di Genova.

Non vi sarebbe alcun collegamento con l’infezione da Covid-19.

La giovane tempo fa era stata trasportata con l’ambulanza all’ospedale di Pietra Ligure e da qui nel capoluogo ligure, dove questa mattina è deceduta.

La notizia è rimbalzata nel primo pomeriggio ad Albenga, dove il padre della giovane gestisce una macelleria a pochi passi dal centro.

La 17enne di Albenga deceduta al Gaslini non era affetta da Covid-19

 

I Carabinieri arrestano a Borghetto pusher marocchino con mezzo chilo di coca

Arresti dei Carabinieri di Savona: denaro, gioielli e sesso per droga

Borghetto Santo Spirito. Nell’ambito dei servizi antidroga pianificati sul territorio dalla Compagnia Carabinieri di Albenga, i Carabinieri della Stazione di Borghetto Santo Spirito, nella notte, hanno arrestato un 30enne marocchino E. K. T., privo di permesso di soggiorno, che era stato notato aggirarsi nella zona dai militari che stavano presidiando il territorio.

Il marocchino aveva cambiato più volte il mezzo di trasporto nella stessa serata passando da un’autovettura ad uno scooter e i militari si sono insospettiti.

La perquisizione dell’auto

Così hanno atteso l’ultimo cambio di veicolo e, aiutati da una seconda pattuglia, l’hanno fermato, chiudendolo in una strada secondaria cittadina.

Il marocchino ha cercato di fuggire ma i militari lo hanno bloccato.

Il mezzo del nordafricano è stato perquisito e, in un vano ricavato sotto il sedile del guidatore, è saltato fuori un pacchetto con oltre mezzo chilogrammo di cocaina pura.

I carabinieri lo hanno subito arrestato, mentre la droga e i due mezzi utilizzati per l’attività di spaccio, sono stati sequestrati.

Si stima che il giro di affari avrebbe fatto fruttare al pusher ben 50.000 euro.

Nel mentre, prosegue l’attività di controllo del territorio che ha già fatto registrare in settimana diversi rilevanti sequestri di droga a carico di cittadini italiani e stranieri.

Segno evidente che per limitare il rischio di essere controllati dalle numerose pattuglie delle Forze dell’Ordine impegnate nei controlli per il contenimento del virus, i malintenzionati decidano di effettuare approvvigionamenti maggiori e meno viaggi.

Frenesia da smartphone a tutte le età… ma tanta comodità

Frenesia da smartphone a tutte le età... ma tanta comodità

Quante volte al giorno i genitori sgridano i figli perché restano troppo tempo al cellulare? Ma diciamo la verità, i genitori quante volte controllano lo smartphone per verificare se sono arrivate nuove notifiche? In metrò, sul treno o sul bus, abbiamo il cellulare in mano e non solo quando siamo seduti, ma le diamo una sbirciatina 10 secondi prima di scendere dal mezzo.

Questo fenomeno succede anche quando siamo a piedi o peggio ancora in macchina, a casa o al lavoro, nel tempo libero e perfino durante le vacanze. Però quando si scrivono i messaggi, nasce la creatività: nella frenesia di schiacciare sillabe e vocali si va dai sorrisetti ammiccanti alle smorfie o all’austero borbottio per rincarare la dose a chi riceverà la missiva. Comunque tra gioie e dolori, musica e risolini, l’importante è essere connessi con il mondo esterno!

Leggendo un sondaggio di qualche anno fa, condotto dall’Associazione Di.Te. (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche) e Gap e Cyberbullism su un campione di 500 persone di età compresa tra i 15 e i 50 anni, il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni si innervosiscono se si devono staccare dalle nuove tecnologie. Lo smartphone, in media lo si controlla 75 volte al giorno, il 7% degli intervistati lo fa fino a 110 volte al giorno.

Dal sondaggio emerge che se i giovani non riescono a stare senza rete web, gli adulti hanno i medesimi comportamenti. In particolare il 49% delle persone aventi un età superiore ai 35 anni non sa stare senza cellulare, e verifica di continuo sui propri apparecchi se sono arrivate notifiche, almeno 43 volte al giorno, fino a picchi di 65 volte al giorno.

Si potrebbe dire che c’è dipendenza da smartphone e di fobia monotematica, è stato riscontrato che molte persone soffrono la paura incontrollata di rimanere sconnessi. Di dipendenza da smartphone si parla sempre più spesso tanto che di recente anche Google è arrivato ad affermare che «stare troppo tempo incollati allo smartphone è sbagliato, e che piuttosto va ritrovata la ‘gioia di perdersi qualcosa’ invece di rincorrere le notifiche.»

In un post sul proprio blog, Google descrive i risultati di uno studio sulla dipendenza da cellulare insieme ad alcune misure consigliate per limitare il problema. La ricerca si basa su dati raccolti attraverso interviste in diversi paesi del mondo e si è riscontrato che ci sono poche differenze tra le diverse culture, Paesi, generi, età o tipo di dispositivo utilizzato dei Paesi coinvolti.

«Gli smartphone pieni zeppi di App, social media, email  –  secondo la ricerca Google – andrebbero a creare un costante senso di obbligo e un’ansia personale nell’utente.  –  Sempre secondo lo studio condotto Google  – la dipendenza da smartphone sarebbe anche provocata dalla natura stessa delle App, progettate per coinvolgere il più possibile gli utenti e creare un senso di obbligo di risposta immediata ai messaggi.»

Un esempio può essere le spunte sulla chat di Whatsapp o alla notifica in tempo reale sugli altri social network. Per concludere di fronte al processo di digitalizzazione in atto che in parte migliora le nostre vite, ma ci rende schiavi delle nuove tecnologie, forse sarebbe auspicabile creare una APP che, dopo un certo limite di permanenza sullo smartphone, dal altoparlante o le cuffiette arrivasse una sonora sgridata, anche in dialetto, esempio una sceneggiata napoletana o un “maniman” genovese  per non far torto a nessuno ogni regione la sua sgridata dialettale!

Forse si creerebbe maggiore consapevolezza tra noi utenti e con il sorriso ci renderemmo conto della dipendenza da smartphone, di cui tanto si parla e per cui …anche Google…ci mette in guardia! ABov