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Delitto via Polleri, possibile sconto di pena per il portuale che uccise il rivale

Filippo Giribaldi ha confessato al pm l'omicidio di via Polleri a Genova (foto di repertorio fb)

Delitto di via Polleri a Genova. Potrà chiedere il rito abbreviato e quindi puntare a uno sconto di pena Filippo Giribaldi, il portuale di 42 anni che il 25 aprile scorso aveva ucciso con un colpo di pistola in strada il presunto rivale Manuel Di Palo.

Il pm della Procura genovese, infatti, non ha contestato alcuna aggravante e così il 42enne potrà chiedere, tramite i suoi avvocati, di essere processato con il rito alternativo.

Inoltre, il pm che coordina l’inchiesta della Squadra Mobile, aspetta la relazione della consulenza psichiatrica e poi chiederà il giudizio immediato.

Giribaldi, aveva scritto il giudice per le indagini preliminari, quella sera aveva tenuto una condotta di “una violenza spropositata” sintomatica della “totale incapacità di reagire con l’ausilio degli ordinari freni inibitori”.

Il portuale è accusato di omicidio volontario, ricettazione (per la pistola) e per porto abusivo di arma clandestina.

L’omicidio sarebbe avvenuto per motivi di gelosia e in un contesto di pesante uso di sostanze stupefacenti. Vittima e assassino frequentavano la stessa donna con la quale avrebbero consumato del “crack”.

Durante l’interrogatorio, l’indagato aveva spiegato di spendere circa 300 euro al giorno per comprare la droga. Tanto che nelle ultime settimane aveva chiesto un prestito di 15mila euro a una finanziaria proprio per comprare le dosi.

Giribaldi aveva riferito di essere geloso di una donna con cui aveva una storia e che negli ultimi tempi vedeva anche Di Palo e un amico.

Il portuale genovese ha anche spiegato che sarebbe stata la stessa donna a dirgli che voleva liberarsi della vittima e del suo amico. Per questo quel pomeriggio si era presentato sotto casa dell’amica e aveva prima sparato contro un muro quando si era visto davanti l’amico di Di Palo e poi “mentre andavo via pensavo che a inseguirmi fosse un carabiniere o un poliziotto in borghese. L’ho riconosciuto quando mi ha raggiunto e ha cercato di colpirmi con un pugno”.