Un’indagine per comprendere chi sono i diportisti italiani
Alla 65ª edizione del Salone Nautico Internazionale di Genova, l’Osservatorio Nautico Nazionale di Confindustria Nautica ha presentato la prima analisi organica sul profilo degli armatori italiani e delle loro imbarcazioni. La ricerca, illustrata da Roberto Neglia, responsabile dei rapporti istituzionali di Confindustria Nautica, rappresenta una fotografia aggiornata del diportista italiano, con uno sguardo non solo alle caratteristiche demografiche, ma anche alle abitudini di navigazione e alle scelte legate alle unità da diporto.
Età e genere degli armatori: un settore che guarda al ricambio generazionale
Dallo studio emerge un dato chiaro: l’80% degli armatori italiani ha più di 50 anni, con una forte concentrazione tra i 60 e i 75 anni. La componente femminile è ancora minoritaria, al 13%, ma mostra una crescita costante e un’età media più giovane rispetto agli uomini. Le donne armatrici si collocano soprattutto nella fascia 40-59 anni, segnalando una tendenza che apre nuove prospettive per l’inclusione di genere nella nautica da diporto.
Dove vivono gli armatori e che barche possiedono
Gli armatori italiani risiedono principalmente nei grandi centri urbani, con Roma, Milano e Napoli in testa, che insieme rappresentano circa un terzo del campione analizzato. Per macroarea geografica, il Nord-Est mostra una leggera prevalenza, seguito dal Centro, dal Nord-Ovest e dal Mezzogiorno. L’imbarcazione più diffusa è un’unità a motore tra i 10 e i 12 metri, con propulsione entrobordo e costruita prevalentemente tra il 2000 e il 2009. Le barche a vela, invece, attraggono un pubblico più trasversale e diversificato per età.
Giovani e diporto: segnali dal Sud Italia
Un capitolo particolarmente interessante dell’indagine riguarda i giovani diportisti under 40. Pur rappresentando una quota ridotta, il Mezzogiorno si distingue come la macroarea con la maggiore incidenza, soprattutto nella fascia 30-39 anni, con Napoli e Trieste che emergono come città con valori superiori alla media nazionale. Si tratta di un dato rilevante per le strategie di rinnovamento del settore, che punta a intercettare nuove generazioni di appassionati.
Immatricolazioni, fatturato e mercato del diporto
Lo studio mette in luce anche la relazione tra andamento economico e immatricolazioni. Se dal 2000 al 2007 il settore ha vissuto una fase di espansione, con picchi di oltre 800 nuove iscrizioni annue, la crisi economico-finanziaria del 2009 e la cosiddetta “tassa Monti” hanno provocato un crollo del mercato, con meno di 200 nuove imbarcazioni immatricolate all’anno nel periodo 2012-2014. Dal 2015 il fatturato del comparto è tornato a crescere fino a raggiungere nel 2024 il record storico di 8,6 miliardi di euro, mentre le immatricolazioni restano su livelli bassi, mostrando una discontinuità tra produzione e registrazioni.
Un settore in evoluzione tra tradizione e futuro
L’analisi dell’Osservatorio Nautico Nazionale rappresenta un punto di riferimento per comprendere i cambiamenti in atto nel mondo del diporto italiano. Se da un lato emerge il profilo consolidato di un armatore maturo, residente nei grandi centri urbani e proprietario di imbarcazioni a motore, dall’altro si intravedono segnali di rinnovamento: una maggiore presenza femminile, l’interesse crescente dei giovani soprattutto al Sud e una diversificazione nelle scelte tra barca a vela e motore. Un mix che apre nuove prospettive per lo sviluppo della nautica da diporto in Italia, in un settore che continua a rappresentare un asset strategico per l’economia e il turismo nazionale.
Non perdere gli ultimi aggiornamenti su cronaca, eventi e politica in Liguria! Iscriviti sui canali di Liguria Notizie di Telegram, Facebook, Twitter e YouTube