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A Savona uno sparviere abbattuto dal vento

A Savona uno sparviere abbattuto dal vento

Il vento molto forte di ieri ha creato non pochi problemi anche agli abilissimi volatori selvatici; ieri i volontari della Protezione Animali ne hanno dovuto soccorrere diversi, sbattuti dal vento contro vetrate, edifici ed ostacoli vari.

A Carcare hanno recuperato uno sparviere (nella foto) tramortito da un urto contro una vetrata; mentre è andata peggio ad un fagiano che, miracolosamente sopravvissuto alla stagione di caccia, è stato trovato ormai agonizzate a Varazze; e poi una quaglia a Savona ed un rondone a Quiliano.

Anche i volontari dell’Enpa sono in grosse difficoltà per l’emergenza coronavirus, che ha costretto alcuni di loro (anziani a maggior rischio) a rimanere a casa; stanno inoltre cominciando i primi soccorsi di giovani caduti dai nidi, che devono essere alimentati manualmente più volte al giorno; ed occorrono quindi altri volontari che diano aiuto ai pochissimi già all’opera: è urgente, chi potesse collaborare telefoni all’Enpa, da lunedì a sabato, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, 019 824735.

Approvata modifica dell’imposta comunale sulla pubblicità

Approvata modifica dell'imposta comunale sulla pubblicità

COVID-19, rinviata di tre mesi la scadenza dell’imposta comunale sulla pubblicità. 

Assessore Piciocchi: «Le imprese potranno adempiere al pagamento alla ripresa dell’attività»

Su proposta dell’assessore al Bilancio Pietro Piciocchi, nel corso della giunta ordierna, è stata approvata una modifica al regolamento dell’imposta comunale sulla pubblicità. Il termine di pagamento della seconda rata – da corrispondere al 31 marzo se l’importo dell’imposta annuale supera i 1.550 euro – è stata posticipata al 30 giugno. Andrà così a sommarsi alla terza rata, mentre la quarta rata è fissata al 30 settembre. Chi lo vorrà, in ogni caso, potrà pagare entro il 31 marzo. La giunta ha anche stabilito che ulteriori rinvii potranno essere decisi sulla base dell’evolversi dell’emergenza Coronavirus.

L’imposta copre gli impianti pubblicitari, comprese le insegne che superano di grandezza i 5 metri quadrati: tra Genova e fuori Genova riguarda circa 400 imprese pubblicitarie e attività commerciali. Per il Comune, l’introito medio di una rata dell’imposta sulla pubblicità vale circa 830 mila euro.

«Abbiamo deciso di posticipare la scadenza della seconda rata, sebbene sia uno sforzo considerevole per il Comune, per permettere alle attività economiche di adempiervi alla ripresa della normale attività – spiega l’assessore Pietro Piciocchi -. Vogliamo alleviare la grave situazione di liquidità nella quale versano imprese e famiglie. Per questo abbiamo rinviato anche i termini di pagamento dell’acconto Tari per le utenze domestiche e non, e stiamo predisponendo ulteriori misure agevolative, ad esempio sul canone di suolo pubblico».

Ore 12, S. Martino: altri morti. Uno di Bogliasco, uno di Taggia e sei genovesi

Coronavirus, Policlinico S. Martino di Genova (foto di repertorio fb)

Poco prima delle 12 di oggi i responsabili della direzione sanitaria del Policlinico San martino di Genova hanno comunicato altri 8 decessi di pazienti positivi a coronavirus.

Si tratta “di una paziente nata a Pontremoli e residente Genova di 82 anni, ricoverata presso il Padiglione 10, deceduta ieri alle 12:14.

Di una paziente nata in provincia di Matera e residente a Genova di 66 anni, presso la Rianimazione 3° piano Monoblocco, deceduta ieri alle 12:20.

Di un paziente nato e residente a Taggia di 73 anni, ricoverato presso la Rianimazione 3° piano Monoblocco, deceduto ieri alle 17:52.

Di una paziente nata e residente a Genova di 80 anni, ricoverata presso il Padiglione 12, deceduta ieri alle 18:50.

Di una paziente nata e residente a Genova di 81 anni, ricoverata presso l’Osservazione Breve Intensiva del Pronto Soccorso, deceduta ieri alle 20:07.

Di un paziente nato e residente a Genova di 87 anni, ricoverato presso il Padiglione 12, deceduto ieri alle 20.

Di un paziente nato a Foggia e residente a Bogliasco di 85 anni, ricoverato presso il Padiglione 10, deceduto alle 03:10 di oggi.

Di un paziente nato a Zoagli e residente a Genova di 80 anni, ricoverato presso il Padiglione 12, deceduto alle 05:55 di oggi”.

 

Coop annuncia la chiusura domenicale anche il 5 e il 12 aprile

Coop annuncia chiusura domenicale anche il 5 e il 12 aprile

COOP su CORONAVIRUS: protratta la chiusura degli oltre 1100 punti vendita Coop per altre due domeniche. Oltre alla prossima, domenica 29 marzo, Coop rimarrà chiusa anche domenica 5 aprile e domenica 12 aprile.

Coop ha deciso di protrarre la chiusura degli oltre 1100 punti vendita la domenica e quindi, oltre alla prossima domenica 29 marzo, saranno ancora chiusi i punti vendita Coop sia domenica 5 aprile che per Pasqua domenica 12 aprile. La decisione di protrarre la chiusura è stata presa a livello nazionale. Confermati i motivi che ne stanno alla base ovvero rispondere alle esigenze del personale che lavora nei punti vendita e limitare ulteriormente le uscite da casa delle persone in linea con le indicazioni del Governo.

“La misura, se pur riconfermata per 2 ulteriori domeniche, è comunque da considerarsi eccezionale e limitata alla fase che stiamo vivendo. Così facendo permettiamo un momento di pausa ai colleghi che operano nei punti vendita e che tanto stanno facendo per garantire un servizio essenziale alle persone; la giornata di chiusura totale permette inoltre un’ulteriore sanificazione dei punti vendita.

Infine, con la chiusura alla domenica riduciamo la circolazione delle persone nella giornata; gli effetti della concentrazione sulle altre giornate sono molto piccoli, in quanto il numero di persone che effettua la spesa si è significativamente ridotto a favore di carrelli con più prodotti.”

Nomade bosniaca si nasconde in casa per evitare arresto: acchiappata e messa in carcere

Bolzaneto, furto in ditta edile: bottino 20mila euro
Polizia (foto di repertorio)

Ieri i gli agenti del Commissariato San Fruttuoso hanno eseguito un ordine di carcerazione, emesso dal Tribunale di Genova,  a carico di una nomade bosniaca di 33 anni, ritenuta una “professionista” in reati contro il patrimonio e la persona.

In particolare, la straniera è conosciuta come una borseggiatrice che avrebbe operato tra le stazioni ferroviarie in città.

I poliziotti incaricati di eseguire l’ordine di carcerazione, si sono visti aprire la porta di casa da un sedicente “marito” che ha dichiarato: “Mia moglie è uscita, si è allontanata qualche oretta fa”.

Tuttavia, Gli agenti, poco convinti, sono entrati lo stesso per un controllo trovando la bosniaca nascosta dietro la porta di una camera.

 

Cia organizza vendita e consegna a domicilio

Cia organizza vendita e consegna a domicilio

Emergenza Coronavirus, Cia Agricoltori Italiani ti porta la spesa a casa: già una settantina le aziende liguri aderenti all’iniziativa “I prodotti dal campo alla tavola”, 25 nella sola provincia di Savona.

La spesa, al tempo del coronavirus, si fa online. Latte, frutta e verdura delle aziende agricole; ma anche fiori recisi e in vaso, piantine aromatiche e piante ornamentali: sono “I prodotti dal campo alla tavola”, l’iniziativa lanciata in questi giorni in tutta Italia da Cia-Agricoltori Italiani per garantire l’approvigionamento dei consumatori direttamente a domicilio e superare, in questo modo, le difficoltà derivanti dalle rigide restrizioni agli spostamenti imposte dal governo per contrastare il contagio da Covid-19.

All’insegna dell’hashtag #noinonCIArrendiamo.

Già una settantina le aziende agricole della Liguria che hanno aderito all’iniziativa, delle quali 25 (ad oggi, venerdì 27 marzo) nella sola provincia di Savona: l’elenco completo, in costante aggiornamento, è disponibile sul portale ufficiale al link iprodottidalcampoallatavola.cia.it/home-page/liguria, dove è possibile scorrere la lista di tutte le aziende divise per provincia e scegliere le materie prime di stagione, i prodotti, i fiori o le piante che gli agricoltori consegneranno a domicilio, nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie previste dal governo.

Via Canevari, gruppo di 3 ventenni sorpresi fuori casa senza valido motivo: fermati

Non rispettano le regole anticontagio: Due donne sanzionate, una denunciata
Controlli Polizia (foto di repertorio)

Prime sanzioni da 400 euro.

Gli agenti della Polizia di Stato di Genova ieri sera hanno fermato un gruppo di tre giovani genovesi, di età compresa tra i 19 e i 26 anni, perché trovati fuori casa in auto senza valido motivo.

I poliziotti, durante il regolare controllo del territorio, hanno visto, in via Canevari, la vettura con i tre ragazzi a bordo e hanno deciso di fermarla.

I giovani hanno consegnato agli operatori tre autocertificazioni con motivazioni non previste dal decreto, in particolare uno di loro aveva dichiarato di recarsi al lavoro presso un ristorante del centro cittadino nonostante che i ristoranti, com’è noto, siano stati chiusi fin dall’inizio dell’emergenza coronavirus come previsto dal decreto Conte.

Per i tre “girovaghi” è scattata la sanzione prevista dall’art. 1 comma 2 del D.L. 25/03/2020 n. 19.

 

Ordini Medici della Liguria: ora escludere responsabilità civili e penali dei sanitari

Personale sanitario (foto di repertorio)

I vertici della Federazione regionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri della Liguria hanno chiesto l’esclusione dei sanitari da responsabilità civili e penali per tutto il periodo dell’emergenza coronavirus.

Lo ha riferito stamane l’agenzia Ansa.

La Federazione invita ad “escludere i professionisti sanitari da responsabilità civili e penali per tutto il periodo dell’emergenza in ogni caso garantire ogni copertura assicurativa da parte delle polizze già in essere, anche e soprattutto allorquando il professionista sanitario venga spostato a causa dell’emergenza in mansioni diverse da quelle per cui la polizza era stata stipulata”.

I medici liguri hanno chiesto anche ospitalità alberghiera gratuita per i sanitari ammalati a tutela delle loro famiglie e invitano a fare scorte di farmaci, dispositivi e ossigeno visto che in alcune aree del Paese iniziano a scarseggiare.

Il documento è stato firmato dal presidente regionale della federazione e dell’Fnomceo Genova Alessandro Bonsignore insieme ai presidenti provinciali Francesco Alberti (Imperia), Salvatore Barbagallo (La Spezia) e Luca Corti (Savona).

 

Villa Scassi | La testimonianza di Barbara: dobbiamo fare qualcosa per aiutare i sanitari

“La situazione del Villa Scassi … non va bene. Io c’ero e l’ho vissuta”

C’è un seguito al racconto di ciò che Barbara, una donna di 54 anni, ha vissuto all’ospedale Villa Scassi di Sampierdarena.

GenovaPerSanMartino: raccolti 2 milioni. Bassetti invia infettivologi al Villa Scassi

Villa Scassi, la testimonianza di una paziente: E’ un lager, non c’è nessuno | Video

Barbara era stata ricoverata in ambulanza mercoledì alle 21 con febbre alta e tosse per una possibile patologia Cov-19 ed era stata dimessa, dopo alcuni esami tra cui il tampone, alle 7 di ieri, sempre con febbre e tosse, ed attualmente si trova in casa in isolamento.

Barbara ha ‘vissuto sul campo’ quello che vivono pazienti e sanitari, in questo momento, al Villa Scassi e tutte le difficoltà che devono affrontare.

Se ieri abbiamo raccolto una sua testimonianza a caldo, oggi vogliamo darle voce per alcune sue riflessioni perché come dice lei “Io sono una paziente, io c’ero e l’ho vissuto. I sanitari non possono denunciare certe cose, loro rischiano…”

Ecco la testimonianza di Barbara.

“Eccomi, sono di nuovo qua per ringraziare tutti, tutte le persone che mi hanno scritto. Le persone vicine di casa, chiunque. Veramente l’affetto che ho sentito mi ha dato la forza stamattina di alzarmi da letto.

Ho voluto sentire le dirette fb del presidente Toti di ieri sera, ho ricevuto messaggi da varie persone che mi hanno raccontato le loro storie e allora per rispetto verso tutte queste persone che mi hanno supportata, voglio dirvi che sono emozionata e commossa perchè è bellissimo.

Io penso che siamo veramente un popolo di persone eccezionali e questi video devono essere costruttivi e non polemici.

Ringrazio tutti i sanitari in primis per il lavoro che fanno, ringrazio il presidente Toti e il sindaco Bucci, perché ognuno fa de suo meglio e dobbiamo cercare tutti di aiutarci.

Però ci sono delle cose che non vanno bene e bisogna un pochino cercare di farle andare bene velocemente.

Allora per quanto riguarda la situazione del Villa Scassi … non va bene. Bisogna un pochino informarsi. Io c’ero e l’ho vissuta. Andiamo un po’ più nel dettaglio.

Io sono arrivata al Villa Scassi e ho visto il terrore negli occhi dalle mascherine dei sanitari.

Queste persone lavorano imbardati con mascherine che si appannano, che respirano male ed è ovvio che abbiano la necessità di fermarsi ogni tanto.

Dovranno anche andare in bagno, dovranno anche bere e ogni volta devono togliersi le protezioni e tutto. E’ chiaro che non ci può essere personale negli ospedali perché sono pochi. Fanno quello che possono.

Quando sono andata a fare i raggi io sono scesa in ascensore, mi hanno preso con la sedia per portarmi giù ed i due ragazzi che mi hanno portato giù si sono appoggiati al fondo dell’ascensore e mi guardavano, io piangevo perché c’era mio papà che pensava che andassi via, mentre gli avevo detto che andavo giù a fare i raggi e… è stato terribile perché li ho visti con gli occhi sbarrati.

Non sapevano se mantenere le distanze, che cosa fare. Praticamente lavorano col cuore e cercano di fare il meglio ma non si possono abbandonare e lasciare soli”.

“Se è stata data una testimonianza da qualcuno che ha avuto il coraggio di parlare e lo ha fatto con la voce contraffatta – prosegue Barbara – è perché sappiamo tutti che se facesse una dichiarazione contro l’azienda, vieni preso e magari licenziato. Ma quello che è stato fatto, è stato fatto per il bene della comunità.

Quando ero dal letto di mio papà è arrivato un ragazzo giovanissimo a portargli delle pastiglie ed aveva un blocco di pastiglie all’interno di un bicchiere di plastica e le rovesciava nelle mani delle persone.

Mio papà gli tremava la mano ed una gli era caduta, il ragazzo voleva andarsene via dicendo ‘è lo stesso, è lo stesso’ Questo per dire che all’interno c’è un’agitazione incredibile.

Quindi a livello psicologico, mettetevi nei loro panni.

Io per quello che ho detto non c’è nulla di personale, perché queste persone vanno anche sostituite. Perché hanno uno stress psicologico tale che devono anche scaricarlo.

Io li ringrazio per la loro presenza, ma è chiaro che da soli non ce la possono fare, sono pochi.

E vorrei veramente, caro presidente Toti, se mi vuole ascoltare, che ringraziasse quelle persone che, con la voce contraffatta, hanno chiesto un S.O.S: era l’unico modo per farlo.

Io dò la mia testimonianza, perché posso dire che c’ero.

Non ci sono letti nei corridoi, come lei dice, perché non ci sono corridoi, ci sono delle sale.

Perché quando si entra, c’è il triage, dove in una sala ci sono tutti i letti, lì ammucchiati con le porte che aprono e chiudono con un freddo… E immagino ieri.

Mio papà ha una polmonite bilaterale interstiziale e aveva freddo ma non c’erano di coperte.

Ma ci sono tante cose che mancano, e poi c’è la questione del mangiare, non so.

Io (quando sono stata ricoverata) dalle 21 alle 7 non è orario di pasto. Però a queste persone che sono lì nei letti dargli un sacchetto con dei succhi di frutta dei budini, magari possono mangiare qualcosa. In pratica chiedere a queste persone che cosa gli necessita.

Ci sono persone che riescono a scendere dal letto, ma ci sono persone che non riescono a scendere perché le barelle sono tutte attaccate l’una all’altra.

Ho sentito dire che la situazione del Villa Scassi è sotto controllo. Ma ci siete andati a vedere? Non è una polemica. E’ solo dire andate a vedere. Bisogna esserci”.

Poi, a proposito del Villa Scassi, noi abbiamo i nostri cari lì, vorrei parlare di un altro incubo, al quale voi non ci pensate, è l’incubo di telefonare per chiedere notizie.

C’è un numero, un unico numero, 0108492387, lo so a memoria, l’avrò fatto cento volte. E’ sempre occupato e non risponde nessuno, ma si può chiamare solo dalle 12.30 alle 14.

Immaginate tutte le persone che son là dentro e le persone che possono chiamare.

Ora, noi abbiamo lasciato i cellulari di riferimento utili in caso di bisogno, si potrebbe pensare di fare un qualcosa, in modo da sgravare l’Obi. Perché i medici dell’Obi dalle 12.30 alle 14 devono rispondere al telefono.

Poi se le persone non riescono a prendere la linea, provano anche in altri momenti. Così ci sono persone che da cinque giorni non riescono ad avere notizie dei loro cari. Questa è la cosa che effettivamente ti distrugge.

So che al san Martino non ci sono queste problematiche, perché le persone telefonavano nell’arco della giornata e rispondevano, quindi probabilmente al Villa Scassi manca qualcosa. Non è una polemica, ma vediamo di metterla a posto. Dateci la possibilità di avere notizie.

“Villa Scassi non è a livello San Martino come struttura”, ci dice Barbara che aggiunge: “L’ospedale sampierdarenese è troppo sotto pressione, non funziona, probabilmente per problematiche precedenti. Forse ha un bacino di utenza troppo grande coprendo da Rossiglione, a Cogoleto, la Valpolcevera, la valle Stura, Sestri Ponente e la stessa Sampierdarena”.

“Lo ripeto – conclude Barbara – dobbiamo fare qualcosa per aiutare i sanitari“.

Toti nel caruggio del prof. Bassetti: ad aprile tornino al lavoro solo persone fino a 60 anni

Bassetti con Toti, Viale e il team del S. Martino di Genova che combatte il coronavirus (foto di repertorio fb)

Restrizioni e limitazioni della libertà personale durante l’emergenza coronavirus.

Stamane il governatore ligure Giovanni Toti, intervistato da Mi manda RaiTre, ha spiegato che “per rimettere in moto il Paese gli israeliani hanno segmentato per fasce di età le limitazioni. Fino a 60 anni dai primi di aprile si torna al lavoro, sopra i 60 si proteggono i più deboli, sopra gli 80 tutti a casa fino a giugno. Potrebbe essere un’idea”.

“Bisogna – ha aggiunto Toti – che non tutte le aree del Paese siano trattate allo stesso modo, perché non sono sotto schiaffo del virus allo stesso modo”.

Bassetti: confinare ultra 65enni in casa. Positivi molti di più, mortalità alla fine sarà 1%

Visto e considerato che l’età media dei morti con coronavirus in Italia oggi risulta di 80 anni e che il tasso di mortalità sotto ai 50 anni risulta dell’uno per cento (zero sotto i 20 anni) la scorsa settimana il professore genovese Matteo Bassetti aveva già lanciato una simile proposta anche ai responsabili dell’Istituto Superiore di Sanità.