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Nipote Meinhold rivela: mio zio salvò la città e fu salvato dai partigiani

Nipote Meinhold rivela: mio zio salvò la città e fu salvato dai partigiani
I nipoti del generale Meinhold a Genova (foto LN)

“Mio zio fu condannato a morte da Hitler per l’atto di coraggio di arrendersi, di non distruggere il Porto di Genova salvando la città e per avere sottoscritto l’atto di resa incondizionata nella mani dei partigiani, che lo arrestarono salvandolo nel contempo dai fanatici che volevano ucciderlo. Lui è stato salvato dai partigiani per il suo gesto coraggioso”.

Lo ha dichiarato oggi all’agenzia Ansa Wijko Meinhold, nipote del generale della Wehrmacht Gunther Meinhold, comandante in capo delle truppe tedesche in Liguria che il 25 aprile 1945 nella sala di Villa Migone a Genova firmò la resa nelle mani dei partigiani.

Il generale Gunther Meinhold, condannato a morte da Adolf Hitler

Wijko Meinhold è stato invitato a Genova in occasione della visita in città del presidente della Repubblica Sergio Mattarella per celebrare l’80esimo anniversario dalla Liberazione.

Infatti, Mattarella durante il suo intervento dal palco del Teatro Ivo Chiesa, ha ricordato “l’atto di coraggio” del generale Meinhold che “condannato a morte da Hitler come traditore avrebbe poi scritto: ‘era la sorte della città e quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo’. Il rischio che Genova finisse distrutta come Varsavia era sventato”.

“Mio zio – ha aggiunto Wijko Meinhold – era nella quindicesima divisione di fanteria dell’esercito tedesco in Russia fino al 1944, e operò negli stessi posti dove oggi c’è la guerra in Ucraina, poi fu nominato comandante a Genova.

Ci fu l’efficace opera di persuasione del cardinale e arcivescovo di Genova Pietro Boetto, che portò alla resa delle forze tedesche al Comitato di Liberazione Nazionale senza distruggere il Porto di Genova come ordinato da Adolf Hitler.

Mio zio negoziò segretamente per fermare la distruzione della città consegnando ai partigiani una mappa del porto con i dettagli delle cariche esplosive da rimuovere”.

Le truppe tedesche del generale Meinhold si arresero al CLN per la Liguria e non alle truppe alleate, che arrivarono a Genova solamente il 27 aprile.

Terminata la guerra il generale della Wehrmacht fu internato in vari campi di prigionia e fu ascoltato come testimone al processo di Norimberga. Il 26 giugno 1947 fu definitivamente rilasciato e ritornò dalla sua famiglia a Hardegsen, vicino a Gottinga, dove morì nel 1979.

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Piazza Matteotti, fischi contro Bucci e Piciocchi: ma noi saremmo andati con Bisagno

25 Aprile in piazza Matteotti a Genova, il discorso del sindaco f.f. Pietro Piciocchi

Valanga di fischi contro il presidente di Regione Liguria Marco Bucci e il sindaco f.f. di Genova Pietro Piciocchi alla celebrazione per l’ottantesimo anniversario della Liberazione che, come da tradizione, si è tenuto oggi pomeriggio in piazza Matteotti a Genova.

Una buona parte dei partecipanti, circa mille, hanno fischiato i rappresentanti delle istituzioni appena hanno preso la parola.

Non è la prima volta che accade. Anche negli anni passati era toccato subìre la stessa sorte all’allora presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e a Marco Bucci in veste di sindaco della nostra città.

“Oggi – ha spiegato Piciocchi – la nostra città celebra gli 80 anni della sua liberazione, Genova è l’unica città europea ad essersi liberata da sola. I genovesi devono essere fieri e orgogliosi di questa storia e nei valori di questa storia cercare le fondamenta per la costruzione della comunità del futuro”.

“Ricordiamo – ha aggiunto Bucci – quelli che sono morti, quelli che si sono sacrificati, quelli che hanno scelto di andare sulle montagne perché volevano combattere per la libertà e per la pace.

Se fossimo stati vivi a quell’epoca, sono certo che saremmo andati tutti con il partigiano Bisagno e con Bisagno saremmo riusciti a vincere esattamente come tutti noi.

Noi abbiamo nel cuore quello che ha detto Bisagno e abbiamo nel cuore quelli che sono i valori che abbiamo condiviso in questi 80 anni e che vogliamo portare avanti per il futuro.

Vogliamo una resistenza a difesa della libertà, a difesa della giustizia, a difesa della pace, a difesa della nostra vita e delle future generazioni”.

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Plastic Free in azione in Liguria per l’Earth Day

Plastic Free in azione in Liguria per l’Earth Day
Plastic Free in azione in Liguria per l’Earth Day

Sei eventi di pulizia ambientale il 26 e 27 aprile

Nel weekend del 26 e 27 aprile, anche la Liguria sarà protagonista dell’ondata di impegno ambientale promossa da Plastic Free Onlus, l’associazione attiva dal 2019 nella lotta contro l’inquinamento da plastica. In occasione della 55ª edizione dell’Earth Day, la Giornata della Terra voluta dalle Nazioni Unite, migliaia di volontari in tutta Italia si mobiliteranno per raccogliere rifiuti e sensibilizzare sul rispetto del Pianeta. Le parole di Papa Francesco – “Buttare la plastica in mare è criminale. Questo uccide la terra. Dobbiamo prenderci cura del Creato” – accompagneranno simbolicamente l’azione concreta dei volontari, che inizieranno ogni evento con un minuto di silenzio in memoria del Pontefice, recentemente scomparso.

In Liguria sono sei gli appuntamenti previsti, tutti coordinati dal referente regionale Ivan Vianello. Sabato 26 aprile le attività si svolgeranno a Genova, Finale Ligure, Millesimo e Savona, mentre domenica 27 aprile toccherà a Santo Stefano al Mare e Celle Ligure. In totale, saranno più di 10mila i volontari Plastic Free coinvolti in tutta Italia, con l’obiettivo di rimuovere complessivamente almeno 100mila chili di plastica e rifiuti.

Le giornate saranno anche occasione per riflettere sull’impatto ambientale delle proprie azioni quotidiane e promuovere scelte più consapevoli. “Agire concretamente mettendoci passione, energia e amore per la terra”, ha dichiarato Luca De Gaetano, fondatore e presidente di Plastic Free Onlus. “Lo faremo nei parchi, lungo i fiumi, sulle spiagge e nei borghi, grazie al lavoro dei nostri 1.200 referenti territoriali. Tutti possono partecipare, basta iscriversi gratuitamente sul sito www.plasticfreeonlus.it”.

L’iniziativa avrà anche il sostegno di Treedom, la BCorp italiana che collaborerà come sustainability partner piantando alberi per supportare le attività ambientali dell’associazione. I numeri dell’impegno Plastic Free parlano da soli: oltre 260mila volontari coinvolti a livello nazionale, 4,4 milioni di chili di rifiuti raccolti e più di 7.800 eventi di pulizia organizzati.

Anche in Liguria l’impegno è già tangibile. Solo nei primi mesi del 2025 si sono tenuti 19 appuntamenti regionali, con 150 persone coinvolte e circa 2.000 chili di rifiuti rimossi dall’ambiente. Non manca il coinvolgimento dei più giovani: oltre 300 studenti liguri hanno già partecipato a momenti di sensibilizzazione dedicati alla sostenibilità ambientale.

Con questo spirito, la Liguria si prepara a vivere un weekend all’insegna dell’azione concreta e dell’attenzione al futuro del Pianeta, confermandosi una regione attiva nella difesa dell’ambiente, del mare e della biodiversità. Partecipare è semplice, ma può fare la differenza.

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Indagine Tirrenia CIN, Guardia Costiera chiarisce: Inchiesta avviata nel 2019, massimo impegno su sicurezza e controlli

Indagine Tirrenia CIN, Guardia Costiera chiarisce: Inchiesta avviata nel 2019, massimo impegno su sicurezza e controlli
Indagine Tirrenia CIN, Guardia Costiera chiarisce: Inchiesta avviata nel 2019, massimo impegno su sicurezza e controlli

In seguito alla diffusione di articoli di stampa relativi all’indagine condotta dalla Procura di Genova sulla compagnia di navigazione Tirrenia CIN, la Guardia Costiera ha diffuso una nota ufficiale per fare chiarezza sul proprio coinvolgimento e sulle attività svolte.

La Guardia Costiera ha sottolineato che le notizie emerse, che coinvolgono anche personale dell’ente, sono riconducibili a un’attività investigativa avviata autonomamente già nel 2019. Fin dall’inizio, l’azione è stata coordinata con altri organismi di polizia giudiziaria, seguendo le direttive della Procura, al fine di ricostruire con rigore i fatti e garantire la piena trasparenza dell’inchiesta.

Nel comunicato viene dato ampio spazio ai numeri dell’attività ispettiva svolta negli ultimi tre anni, a testimonianza dell’impegno costante della Guardia Costiera nel garantire la sicurezza della navigazione e la protezione dell’ambiente marino. Sono state effettuate complessivamente 1.632 ispezioni su 1.017 navi del naviglio nazionale, di cui 99 riguardanti le unità della compagnia al centro dell’indagine. A queste si aggiungono 255 visite addizionali imposte per ragioni di sicurezza, 37 delle quali effettuate su navi Tirrenia CIN.

Secondo la Guardia Costiera, l’operatore commerciale è stato quindi sottoposto a controlli rafforzati rispetto alle ispezioni ordinarie, con l’obiettivo di verificare il mantenimento degli standard di sicurezza a bordo e l’idoneità degli equipaggi nella gestione delle emergenze. Questo approccio, definito rigoroso e sistematico, ha contribuito a posizionare la flotta italiana ai vertici delle classifiche internazionali sulla sicurezza marittima, in particolare nel contesto del Paris MoU.

Nel triennio in esame, la Guardia Costiera ha inoltre ispezionato 4.768 navi straniere, registrando il primato europeo per numero di unità detenute a causa di gravi carenze. Un dato che, secondo la nota, testimonia l’affidabilità del sistema di controllo italiano e la severità con cui vengono applicate le normative internazionali.

Sul piano giudiziario, l’ente ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare pienamente con l’Autorità competente, fornendo ogni chiarimento richiesto nelle sedi opportune. Al contempo, ha ribadito che il personale della Guardia Costiera prosegue la propria attività con professionalità e dedizione, con l’obiettivo primario di assicurare la sicurezza del trasporto marittimo e la tutela dell’ambiente.

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25 aprile: il presidente Mattarella al cimitero monumentale di Staglieno per rendere omaggio ai partigiani

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto Genova come prima tappa della sua visita ufficiale per le celebrazioni del 25 aprile 2025. In occasione dell’80° anniversario della Liberazione, Mattarella si è recato al Cimitero Monumentale di Staglieno, luogo simbolico della memoria partigiana, per rendere omaggio a coloro che hanno combattuto per la libertà dell’Italia.

Al Campo dei Partigiani, il Presidente ha deposto una corona d’alloro in un momento di profondo raccoglimento. Dopo alcuni minuti di silenzio e commemorazione, ha lasciato il cimitero per dirigersi verso il teatro Ivo Chiesa, dove si è tenuta la cerimonia ufficiale della Festa della Liberazione.

Ad accompagnarlo durante la visita erano presenti il ministro della Difesa Guido Crosetto, il Presidente della Regione Liguria Marco Bucci, il vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi, il prefetto Cinzia Torraco e numerose autorità militari e civili.

L’omaggio di Mattarella al cimitero di Staglieno ha assunto un forte valore simbolico: Genova è Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, e la visita del Capo dello Stato ha sottolineato l’importanza della memoria storica in un momento di riflessione collettiva su pace, diritti e democrazia.

Le celebrazioni del 25 aprile a Genova proseguono con eventi diffusi in tutta la città, tra cortei, letture, concerti e iniziative dedicate a scuole e famiglie. Un’occasione per riscoprire luoghi della memoria e trasmettere alle nuove generazioni il valore della Resistenza e della Costituzione.

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Photo Gallery (Paolo Giandotti)

Il discorso del presidente Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa

Il discorso del presidente Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa
Sergio Mattarella al Teatro Ivo Chiesa

Ecco il discorso completo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Genova al Teatro Ivo Chiesa.

L’audio integrale con la voce del Presidente Sergio Mattarella

«In occasione dell’80esimo anniversario della Liberazione, rivolgo un saluto di grande cordialità a tutti i presenti, agli studenti particolarmente, al Ministro della difesa, ai rappresentanti del Parlamento e della Corte costituzionale.

Ringrazio il Presidente della Regione, il Vicesindaco e il Vicesindaco metropolitano per i loro interventi, e li prego di trasmettere il saluto più cordiale e affettuoso nei confronti dei loro concittadini, di Genova e della Liguria.

Ringrazio molto il dottor Ronzitti per la sua ampia, puntuale ricostruzione.

E vorrei, a nome di tutti, ringraziare per la testimonianza che poc’anzi ci è stata offerta su questo palco, con quella scena coinvolgente e suggestiva.

È per me un’occasione importante poter essere qui con tutti voi per celebrare oggi, qui a Genova, l’ottantesimo anniversario della liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista.

Una regione, la Liguria, che, ricca di virtù patriottiche, tanto ha contribuito alla conquista della libertà del nostro popolo.

Rendiamo onore alle popolazioni che seppero essere protagoniste nel sostenere e affiancare i partigiani delle montagne e delle città.

Dalla città di Genova, Medaglia d’oro al valor militare per la lotta di Liberazione che – recita la motivazione – “piegata la tracotanza nemica otteneva la resa del forte presidio tedesco, salvando così il porto, le industrie e l’onore”, alla città di Savona, Medaglia d’oro, insignita per “l’ostinazione a non subire la vergogna della tirannide”, alle Province di Imperia e di La Spezia, anch’esse Medaglie d’oro.

Così come alle Città di La Spezia e di Albenga, alla Provincia di Genova, insignite di Medaglia d’oro al valor civile per la Resistenza. Alle Croci di guerra assegnate, con la stessa motivazione, ai Comuni di Rossiglione, San Colombano Certenoli in val Cichero, Zignago, Albenga.

Dalla Liguria è venuta allora una forte lezione sulla moralità della Resistenza, sulle ragioni di fondo che si opponevano al dominio dell’uomo sull’uomo, si opponevano a un conflitto nato non per difendere la propria comunità ma come aggressione alla libertà di altri popoli.

Assumendo comportamenti elementari di rispetto e di solidarietà i partigiani si uniformavano a quel Codice di Cichero, che faceva sì che, nelle formazioni, il capo dovesse mangiare per ultimo, potesse addormentarsi solo una volta accertato personalmente che tutto funzionasse e fosse in ordine, avesse i turni di guardia più gravosi, che non si bestemmiasse, che non si molestassero le donne, che non si requisisse senza pagare il dovuto, che si dovesse dividere con gli altri qualunque cosa si ricevesse.

Fraternità. Un’esperienza che ha tratto ispirazione da una figura, quella di Aldo Gastaldi, il partigiano “Bisagno”, comandante della Divisione Garibaldi-Cichero, protagonista di un impegno per la Patria, la giustizia, la libertà, considerato come servizio d’amore, oltre che esercizio di responsabilità.

Morto drammaticamente un mese dopo la Liberazione, Medaglia d’oro al valor militare, la Chiesa di Genova ha determinato di dare avvio al processo canonico di beatificazione di questo Servo di Dio.

Poc’anzi, al cimitero di Staglieno, ho reso omaggio ai caduti del movimento della Resistenza e, con loro, ho reso idealmente omaggio alle figure dei patrioti dei due Risorgimenti che in esso sono ospitati.

Nel 1945 l’Italia si univa nuovamente – Sud e Nord – dopo che quest’ultimo era stato separato e trattenuto in ostaggio dai nazisti e dalla Repubblica di Salò.

Tante le sofferenze e i caratteri originali della Resistenza ligure, solidamente collegata ai centri di Torino e di Milano e destinata, come essi, a soffrire sino in fondo la barbarie nazista e fascista.

Con le stragi della Pasqua di sangue del 1944 alla Benedicta, di Fontanafredda di Masone, all’Olivetta di Portofino, a Costa Binella di Testico, alla Foce del Centa di Albenga, a Molini di Triora, Torre Paponi di Pietrabruna ove due sacerdoti vennero arsi vivi, a Ressora di Arcola.

Qui si sviluppa la maturazione politica di patrioti che sanno assumere, accanto alle operazioni militari di sabotaggio e di contrasto alle forze di occupazione, responsabilità di governo.

Qui si collocano anelli di quell’arco di esperienze di “zone libere” che confermano la presenza sul territorio delle formazioni partigiane e la stretta relazione con le popolazioni.

Qui, con la libera Repubblica di Pigna e di Triora nell’Imperiese, di Torriglia nel Genovese, della Repubblica del Vara in Alta Val di Vara nello Spezzino, emerge la dimostrazione della estraneità tra regime e popolazioni.

Questo si manifestava nelle vallate, e trovava conferma nelle città dalle quali migliaia di donne e uomini vennero ignobilmente avviate al lavoro coatto in Germania, alla deportazione verso il lager di Mauthausen.

E la fabbrica, le fabbriche, si manifestarono, una volta di più, luoghi di solidarietà, scuole di democrazia, con la crescita di coscienza sindacale, e la costituzione delle squadre di difesa operaia. Con gli scioperi nel Savonese e nello Spezzino alla fine del 1943 e nel 1944, che conferirono una forte spinta all’allargamento del consenso verso il movimento partigiano. Gli scioperi a Genova del 1943 sino al giugno del 1944, sino allo sciopero insurrezionale del 1945. Il crollo del fronte interno del regime si manifestava giorno dopo giorno.

Il Bando Graziani per l’arruolamento nei reparti fascisti aveva dato un involontario contributo ai partigiani: posti di fronte al dilemma o repubblichini o in fuga, molti giovani sceglievano la strada della montagna, superando ogni attendismo. I partigiani facevano terra bruciata dei tentativi repubblichini di organizzazione amministrativa: bruciare i registri anagrafici della Rsi impediva, di fatto, sia le requisizioni dei beni dei cittadini, sia i tentativi di coscrizione obbligatoria.

Da taluno si è argomentato come il contributo “militare” recato dalla Resistenza non sia stato decisivo per il crollo della Linea Gotica costruita dai tedeschi per ostacolare la risalita della penisola da parte degli Alleati e del Corpo Italiano di Liberazione.

Al contrario, come è noto – e il 1944 lo ebbe a dimostrare – le forze dell’Asse in campo avevano difficoltà a presidiare, allo stesso tempo, le aree verso le quali premevano le forze alleate e le zone interne sempre più nelle mani della Resistenza.

Veniva ascoltato l’ammonimento rivolto da Giuseppe Mazzini ai tanti che, all’epoca, confidavano nell’intervento d’oltralpe: “più che la servitù, temo la libertà recata in dono”.

L’aspirazione profonda del popolo italiano, dopo le guerre del fascismo, era la pace.

Il regime aveva reso costume degli italiani la guerra come condizione normale: non la guerra per la vita ma la vita per la guerra. La Resistenza si pose l’obiettivo di raggiungere la pace come condizione normale delle relazioni fra popoli.

In gioco erano le ragioni della vita contro l’esaltazione del culto della morte, posto come estrema disperata consegna dalle bande repubblichine. La Resistenza cresceva in tutti i Paesi europei sotto dominazione nazista.

Si faceva strada, dalla causa comune, la solidarietà, in grado di superare le eredità delle recenti vicende belliche.

Anche dalle diverse Resistenze nacque l’idea dell’Europa dei popoli, oggi incarnata dalla sovranità popolare espressa dal Parlamento di Strasburgo. Furono esponenti antifascisti coloro che elaborarono l’idea d’Europa unita, contro la tragedia dei nazionalismi che avevano scatenato le guerre civili europee.

Un nome su tutti qui a Genova, quello di Luciano Bolis, esponente del Partito d’Azione, orrendamente torturato dalle Brigate nere nel febbraio 1945, miracolosamente sopravvissuto. Medaglia d’argento al valor militare, riposa ora a Ventotene, accanto ad Altiero Spinelli.

Difendere la libertà dei popoli europei è compito condiviso. Ora, l’eguaglianza, l’affermazione dello Stato di diritto, la cooperazione, la stessa libertà e la stessa democrazia, sono divenuti beni comuni dei popoli europei da tutelare da parte di tutti i contraenti del patto dell’Unione Europea.

La libertà delle diverse Patrie è divenuta la liberazione dell’Europa da chi pretendeva di sottometterla. Fu una lotta così vera da coinvolgere anche persone che i nazisti pretendevano opporre ai partigiani.

La solidarietà internazionale si misurò sulle montagne liguri come altrove con l’apporto recato dai tanti che, venuti da patrie lontane, si erano uniti alla Resistenza.

Desidero richiamare la figura del partigiano “Fiodor”, (Fiodor Andrianovic Poletaev), ucciso nella battaglia di Cantalupo il 2 febbraio 1945. A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’oro al valor militare. Una strada di Genova reca il suo nome.

La vita democratica, come si è constatato, cresceva nel carattere proprio alle forze antifasciste genovesi che, accanto alla presenza di cinque partiti nei CLN del Nord Italia (azionisti, comunisti, democristiani, liberali, socialisti) annoverava una sesta forza politica, il partito mazziniano repubblicano.

Questione del tutto peculiare, per dirimere la quale, dal CLNAI, venne inviato Sandro Pertini, settimo Presidente della nostra Repubblica. Oggi, nella sua regione, ne vogliamo onorare la memoria.

La sua figura induce a ricordare che la partecipazione politica è questione che contraddistingue la nostra democrazia. È l’esercizio democratico che sostanzia la nostra libertà.

Da questi principi fondativi viene un appello: non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità.

Anche per rispettare i sacrifici che il nostro popolo ha dovuto sopportare per tornare a essere cittadini, titolari di diritti di libertà.

Il rovinio del posticcio regime di Salò, la progressiva sconfitta del nazismo apparivano ormai irreversibili e a Genova, importante bastione industriale, si posero le condizioni dell’insurrezione e, come abbiamo ascoltato, un esercito agguerrito si arrendeva al popolo.

Ridurre le forze tedesche a trattare con i partigiani non fu facile. Preziosa fu la mediazione dell’Arcivescovo di Genova, il Cardinale Pietro Boetto – dichiarato “giusto fra le nazioni” per il soccorso prestato agli ebrei – per giungere a siglare la resa del comando tedesco nella sua residenza di Villa Migone, tra il generale Meinhold e il presidente del CLN Remo Scappini (“Giovanni”).

Sarebbe toccato al partigiano Pittaluga – Paolo Emilio Taviani – annunciare la mattina seguente: Genova è libera.

Il generale Meinhold – condannato a morte da Hitler come traditore – avrebbe poi scritto: “era la sorte della città e quello che più contava la vita di migliaia di persone da tutte e due le parti che doveva starci a cuore…. La mia coscienza mi vietava di sacrificare ancora un sol uomo”.

Il rischio che Genova finisse distrutta come Varsavia era sventato.

Si apriva la stagione dei diritti umani delle persone e dei popoli, per prevenire i conflitti, per affermare che la dignità delle persone non si esaurisce entro i confini dello Stato del quale sono cittadini.

Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri.

È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco. Nella sua “Fratelli tutti”, ci ha esortato a superare “conflitti anacronistici” ricordandoci che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte…Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti”.

Ecco perché è sempre tempo di Resistenza, ecco perché sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata. A Genova si espresse e si affermò il respiro della libertà. Un’anima che non sarebbe mai stata tradita.

Un patto, un impegno, che non sarebbero venuti meno neppure quando, negli anni ‘70, il terrorismo tentò di aggredire le basi della nostra convivenza democratica.

E dalle fabbriche venne una risposta coraggiosa, esigente, che si riassume nel nome di Guido Rossa. La sua testimonianza appartiene a quei valori di integrità e coraggio delle persone che, anche qui, edificarono la Repubblica.

Viva la Liguria partigiana, viva la libertà, viva la Repubblica».

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Mattarella a Genova ricorda partigiano Fiodor ‘giunto dalla Russia’

25 Aprile, discorso del Capo dello Stato Sergio Mattarella a Genova

“Desidero richiamare la figura del partigiano ‘Fiodor’ ucciso nella battaglia di Cantalupo il 2 febbraio 1945.

A lui, giunto dalla Russia, la Repubblica Italiana ha voluto conferire la Medaglia d’Oro al Valor Militare.

Una strada di Genova reca il suo nome”.

Lo ha sottolineato stamane il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha visitato Genova in occasione delle celebrazioni del 25 aprile e ha tenuto un discorso al Teatro Ivo Chiesa, dove hanno partecipato, tra gli altri, il ministro della Difesa Guido Crosetto (FdI), il governatore ligure Marco Bucci, il sindaco f.f. di Genova Pietro Piciocchi e il vicesindaco metropolitano Antonio Segalerba.

Il discorso del presidente Mattarella è stato applaudito dal folto pubblico.

“Come è tradizione il 9 maggio, per i russi il Giorno della Vittoria – ha commentato il prof. genovese Paolo Becchi – le celebrazioni del Consolato russo cominciano al Cimitero di Staglieno con l’omaggio ai partigiani e al partigiano ‘Fiodor’.

Che di lui oggi si ricordi il Presidente della Repubblica parlando proprio a Genova è un segno significativo. Le cose stanno cambiando e Sergio Mattarella lo ha capito prima di molti altri.

Sicuramente si tratta di un segno per la comunità russa, non solo genovese. Siamo certi che in primis proprio il Consolato della Federazione Russa a Genova saprà apprezzare questo importante gesto”.

Cantalupo Ligure, ieri il ricordo del partigiano Fiodor Poletaev
Cantalupo Ligure, commemorazione del partigiano Fiodor Poletaev (foto Consolato Generale Federazione Russa)

Mattarella, Beghin (M5S): non invitare la Salis pessima figura della destra

Mattarella, Beghin (M5S): Non invitare la Salis pessima figura della destra
Il pubblico presente all'Ivo Chiesa per il Presidente Mattarella

Dello stesso parere Davide Natale del PD

“Sgambetto di una destra in evidente difficoltà? O, peggio, incapacità di gestire correttamente un appuntamento istituzionale? Non aver invitato Silvia Salis alla cerimonia a teatro con il presidente Sergio Mattarella, è stato peggio di uno sgarbo istituzionale: Silvia Salis è non solo la candidata sindaca, ma anche la vice presidente vicaria del CONI nonché commendatrice della Repubblica nominata dallo stesso Mattarella. La destra cittadina e regionale se ne faccia una ragione: al netto della sua candidatura, Silvia Salis a oggi ricopre ruoli apicali in un’istituzione importantissima ed escluderla dalla cerimonia del 25 aprile la dice lunga su una scompostezza che rimarrà a lungo negli annali delle posture da evitare”. A dichiararlo la capolista del M5S alle Comunali di Genova Tiziana Beghin.

Dello stesso parere Davide Natale del PD che dichiara: “Mi guardo intorno dentro il Teatro Ivo Chiesa per lo spettacolo ‘D’Oro’, a cui è presente anche il presidente della Repubblica Mattarella, vedo tutti: c’è chi ha un ruolo istituzionale nella società ligure e genovese ma anche chi non lo ha.  L’assenza di Salis è una delle scelte politiche più sbagliate che potevano essere messe in campo oggi. Silvia rappresenta già oggi gran parte della politica genovese, oltre ad avere incarichi importanti nel panorama nazionale come Commendatore della Repubblica e vice presidente vicario del Coni. Sono convinto che la sua assenza non sia una svista, ma una scelta deliberata. Anche su questi aspetti si demarca una differenza di stile sostanziale tra la destra e il centrosinistra”.

Fascicolo Toti in cassaforte procuratore capo, ma fuga di notizie: aperta indagine

Seajewel: la procura di Genova indaga per terrorismo dopo l'esplosione sullo scafo
Procuratore della Repubblica di Genova Nicola Piacente (foto d'archivio)

La Procura di Genova intende scoprire la “talpa” che ha svelato il contenuto del fascicolo Toti, ma finora nessun indagato

Caso Toti e fuga di notizie. Come riportato ieri dal quotidiano Il Giornale e oggi dal quotidiano Il Dubbio, la Procura di Genova ha aperto un’indagine per rivelazione di segreto d’ufficio e di pubblicazione arbitraria di atti di un processo penale in relazione allo “scoop” del quotidiano Il Secolo XIX, che il 10 marzo scorso rivelò l’esistenza di una seconda indagine a carico dell’ex governatore ligure Giovanni Toti.

Si tratta di un episodio relativo a uno stralcio dell’inchiesta aperta alla Spezia a carico dell’ex capo di gabinetto di Toti circa l’assunzione di un collaboratore di un assessore regionale, che è stata ritenuta illecita in quanto s’ipotizza che sia stata una sorta di contropartita elettorale.

Ora è venuto fuori che il fascicolo Toti, in quei giorni, non soltanto sarebbe stato nell’esclusiva disponibilità del procuratore capo della Repubblica di Genova Nicola Piacente che lo aveva appena ricevuto dalla pm spezzina Elisa Loris, ma sarebbe stato chiuso in cassaforte a Palazzo di Giustizia.

Inoltre, il fascicolo Toti non sarebbe stato “digitalizzato” e quindi eventuali altre persone, come per esempio impiegati del Tribunale “infedeli” oppure hacker del web, non avrebbero potuto consultarlo.

Non è tutto. Perché agli indagati, e quindi ai loro avvocati difensori, non era ancora stato notificato nulla.

Eppure, la notizia era finita lo stesso nelle mani dei cronisti del quotidiano Il Secolo XIX.

Sembrava che il tutto potesse rimanere sotto silenzio, ma il deputato di Noi Moderati Pino Bicchielli nei giorni scorsi ha presentato un’interrogazione parlamentare sulla clamorosa fuga di notizie ovvero “sull’ennesima violazione” della riforma Cartabia, che detta regole e modalità precise in riferimento ai rapporti tra le Procure e i media.

Ora il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto all’interrogazione parlamentare  confermando, in sintesi, che nel caso di Toti le regole sono state violate, che il ministero della Giustizia ha avviato un’ispezione a Genova e che la Procura ha aperto l’inchiesta (al momento senza indagati).

 

Senegalese ruba in via Cairoli: arrestato grazie a telecamere

Arcola, nordafricano spaccia droga: arrestato. Sequestrati 3 chili
Un arresto dei carabinieri (foto di repertorio)

Ieri i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Genova hanno arrestato un senegalese 28enne per tentato furto aggravato.

L’intervento è scaturito a seguito di richiesta del titolare di un distributore automatico di alimenti e bevande in via Cairoli.

Il proprietario, visionando in diretta le immagini delle telecamere di videosorveglianza interne, aveva notato l’africano intento a danneggiare i distributori al fine di rubare il denaro e i prodotti dagli appositi alloggiamenti.

I militari sono intervenuti tempestivamente e hanno sorpreso il senegalese mentre maneggiava un rudimentale arnese artigianale, utilizzato per forzare ed agganciare dal basso il vano del denaro e prelevare così la merce in esposizione.

Accertati i danni ai distributori, lo straniero è stato preso e condotto presso gli uffici del Nucleo Radiomobile in stato di arresto.