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Genovesi a Conte: meno droni e più tamponi, anche con unità di strada. La petizione

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Tampone (foto di repertorio fb)

Più tamponi, anche con unità di strada. In sostanza, la linea sul fronte emergenza coronavirus già intrapresa con successo dal governatore Luca Zaia in Veneto.

I responsabili del gruppo fb “Genova contro il degrado” hanno organizzato una petizione online per sostenere i contenuti della “lettera aperta” indirizzata nei giorni scorsi anche presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Zaia: tamponi per tutti, non m’importa il bilancio. Ora Vò è Comune più sicuro d’Italia

Ecco il testo integrale.

“Siamo un gruppo di cittadini e, come tutti, stiamo seguendo con apprensione l’evolversi della situazione dell’epidemia di Covid-19.

Pensiamo che, in tutte le regioni d’Italia, si stia facendo il massimo dal punto di vista sanitario. Sappiamo che tutte le misure di distanziamento sociale prese sono necessarie e rispettiamo volentieri le regole, perché è per il bene di tutti e di ciascuno di noi.

Siamo consapevoli che, per permettere alla maggioranza di noi di stare a casa, molte persone devono continuare a lavorare e a svolgere un’attività pubblica, e noi stessi, per il nostro sostentamento, dobbiamo periodicamente uscire. Questo fa sì che l’isolamento totale non sia possibile, perciò a ogni nuovo contagio si può continuare a trasmettere il virus, allungando i tempi di quarantena.

L’Oms raccomanda di fare i tamponi al personale sanitario e a tutte le persone che hanno sintomi anche lievi, soprattutto se hanno avuto contatti con casi già accertati di Covid-19.

In questo senso, si stanno già muovendo diverse Regioni della nostra penisola e anche la lettera aperta di 290 ricercatori pubblicata oggi, 24 marzo, su ‘Il Sole 24 ore’ va in questa direzione.

E’ dimostrato che procedure di sorveglianza attiva associate ai tamponi e/o altri esami diagnostici permettono di raggiungere, isolare e monitorare anche gli asintomatici e, quindi, assicurano un notevole calo dei contagi.

Pensiamo che sia fondamentale interrompere tutte le possibili catene di propagazione del virus, perché il contagio inevitabilmente continua nelle case, nelle fabbriche e in tutti i luoghi di lavoro che devono rimanere aperti.

Ogni catena interrotta corrisponde a una significativa diminuzione dei contagi possibili, e quindi a una riduzione dei tempi di quarantena per tutti.

Occorre al più presto verificare se il personale sanitario e le persone già in sorveglianza attiva sono ammalate e se il contagio si è già esteso alla loro cerchia familiare e alle persone a loro più vicine.

Questo si può fare, ad esempio, con unità di strada, coinvolgendo operativamente i medici di base, le Croci, ecc., come già sperimentato in alcune regioni.

Chiediamo che questa strada venga percorsa a livello nazionale con lo stesso impegno con cui l’emergenza sta venendo affrontata dal punto di vista sanitario e del distanziamento sociale, perché temiamo gli effetti che l’isolamento prolungato porterà dal punto di vista umano.

Solo per citare due esempi: i dati dicono le violenze domestiche e i trattamenti sanitari obbligatori stanno aumentando, e sappiamo bene che la crisi economica si ripercuoterà soprattutto sulle fasce più deboli della popolazione.

In sintesi, quindi, quello che chiediamo è una strategia di rapida e efficace individuazione, monitoraggio e isolamento di tutti i contagiati, non solo dei sintomatici gravi, per consentire un intervento prima che le loro condizioni si aggravino e garantire una più rapida fine dell’epidemia”.