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Genoa, estorsioni per pace del tifo. Leopizzi: nessun ricatto e nessun capo

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Tribunale di Genova (foto d'archivio)

“Nessun ricatto o estorsione” e “nessun capo”. Massimo Leopizzi, uno dei leader della tifoseria genoana e principale imputato nel processo agli ultrà del Genova accusati di avere estorto al club soldi in cambio della cosiddetta ‘pace del tifo’, ha respinto tutte le accuse.

All’udienza di oggi, l’ultima della fase istruttoria, Leopizzi ha reso spontanee dichiarazioni “anche se avrei voluto farmi interrogare”.

Il leader della tifoseria genoana ha parlato per oltre due ore, ma in più di un’occasione ha fatto irritare i giudici che gli hanno ricordato come lui, secondo il codice, “può dire quello che vuole, ma prima che le crediamo ce ne passa. Abbiamo studiato le carte e abbiamo il suo certificato penale”.

Leopizzi, infatti, ha cominciato le sue dichiarazioni dicendo di non avere precedenti penali (anche se risulta che abbia diverse condanne definitive).

Ha poi proseguito ricordando l’episodio della registrazione segreta del 2005 fatta all’ex presidente del Genoa Enrico Preziosi.

Secondo Preziosi sarebbe servita a ricattarlo, secondo il capo ultrà “era solo per fargli dire pubblicamente che voleva vendere la squadra, visto che c’era un imprenditore interessato, ma che avrebbe comprato solo se lui avesse detto pubblicamente che vendeva”.

Ha ribadito “di non essere un capo, di non avere imposto niente a nessuno” perché all’interno della tifoseria “le cose si decidono in maniera più democratica che a Montecitorio”.

Per quanto riguarda le presunte estorsioni, Leopizzi ha spiegato “che non c’era nessuna triangolazione di società. Se avessi voluto fare una estorsione andavo da solo, chiedevo 100 biglietti ogni domenica e me li rivendevo. Fate i calcoli quanto ci avrei guadagnato”.

L’imputato ha negato, inoltre, di essere socio occulto della Sicurart, ma di avere interessi solo perché la sua compagna di allora era la titolare.

Ha poi negato contestazioni violente, ma anzi di essere stato sempre chiamato “in caso di partite critiche per evitare problemi con le tifoserie”.

Al massimo contestazioni “sberleffo”, come quella che avrebbe voluto fare con il drone che calava davanti al patron con lo striscione “Preziosi Vattene”. “Sarebbe stata una figata pazzesca. E’ stata la mia grande incompiuta”.