Cosa è successo al pronto soccorso dell’Ospedale Villa Scassi
Nel pomeriggio del 13 novembre 2025, al pronto soccorso dell’Ospedale Villa Scassi nel quartiere di Sampierdarena a Genova, un uomo di 45 anni – già conosciuto per precedenti problemi psichiatrici – si è presentato in stato di agitazione al triage. Secondo la ricostruzione, ha iniziato a inveire contro il personale sanitario lamentando ritardi, quindi ha afferrato con forza uno dei medici per le braccia e lo ha scuotuto, proferendo minacce esplicite. Non sono stati registrati gravi feriti: un medico ha riportato contusioni lievi al braccio e ha dovuto ricevere cure.
L’intervento della polizia e la denuncia
Sul posto sono intervenuti gli agenti delle volanti della polizia di Genova che hanno identificato e bloccato l’aggressore. L’uomo è stato denunciato a piede libero per minacce aggravate e lesioni personali. La vicenda rappresenta “l’ennesima aggressione” ai danni del personale sanitario della struttura, come segnalato anche dalle organizzazioni sindacali.
Il contesto e le criticità della sicurezza nei reparti psichiatrici e nei pronto soccorso
Questo episodio si inserisce in un quadro più ampio di aggressioni ai danni del personale sanitario in pronto soccorso e reparti psichiatrici dell’Ospedale Villa Scassi. Già in luglio era stato denunciato un grave episodio con paziente in evidente stato di alterazione che aveva attaccato medici e infermieri.
Le criticità richiamano l’attenzione su protocolli di sicurezza, presidi di polizia interna e procedure di gestione dei pazienti in stato di agitazione o con problemi psichiatrici.
Implicazioni per ospedale, utenti e operatori
L’aggressione rappresenta una doppia criticità: da un lato mette a rischio la sicurezza del personale sanitario, già sotto pressione; dall’altro mina la serenità degli utenti e la qualità del servizio offerto. Le organizzazioni sindacali sottolineano che “non è possibile che pazienti in forte agitazione stazionino a lungo, con grave pericolo per tutti”.
Occorre quindi un rafforzamento degli strumenti di tutela – ad esempio locali dedicati, presidi fissi di polizia, protocolli ferrei – in modo da prevenire futuri episodi e ripristinare la fiducia nell’assistenza sanitaria.
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