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Alla Sala Mercato La favola del principe Amleto

Alla Sala Mercato La favola del principe Amleto

Da martedì 22 ottobre (ore 20.30) alla Sala Mercato va in scena La favola del principe Amleto di William Shakespeare, con protagonisti gli attori neodiplomati della Scuola di Recitazione del Teatro di Genova diretti da Marco Sciaccaluga che fa incontrare il dramma più noto del Bardo con le maschere.

«Uno spettacolo interessante e innovativo, accompagnato da una regia vivace e moderna con echi dalla Commedia dell’Arte che sostiene e sottolinea le capacità attoriali del giovane cast».

Riprendendo la coinvolgente versione di Amleto creata con gli attori del Master della Scuola di Recitazione, Marco Sciaccaluga e gli stessi giovani e talentuosi interpreti ci offrono in aggiunta la commedia spin-off di Tom Stoppard sulle vicende dei due amici di Amleto incaricati di indagare sulla sua pazzia.
C’è tutto il senso dell’inglese “to play”, ossia giocare ma anche recitare, in questa Favola del principe Amleto, adattamento di rara freschezza e felicità che Marco Sciaccaluga ha creato con gli attori della Scuola di Recitazione del Teatro di Genova. Un dramma corale che, salvaguardando struttura e profondità, supera il lirismo del “pallido prence” per approdare a un “racconto dei racconti”, a un gioco – per l’appunto – sull’eterna storia di Amleto. Ed è una festa del teatro, cui hanno dato splendida adesione i giovani interpreti, ottenendo successo anche a Mosca ospiti del Festival Your Chance, dedicato alle migliori scuole di teatro europee.

Racconta il regista: «Se, come diceva il Dr. Johnson, grande critico inglese del Settecento, “nulla è più necessario all’uomo che farsi raccontare le storie che già conosce”, il bisogno di raccontare Amleto è naturale e profondo in ogni artista di teatro. Sedotto dall’idea che viene da uno dei miei maestri, Benno Besson, ho “osato” affrontare questo viaggio, facendo incontrare Amleto con il mondo delle maschere, privilegiando una delle infinite essenze di quella antica storia: una fiaba arcana che conduce al mistero dell’uomo e dell’essere, e dunque del teatro. Nella fissità della maschera, si tocca un livello mitico diverso». E con quelle maschere, nei bei costumi di Maria Angela Cerruti, lo spettacolo assume un’originale anima brechtiana, uno “straniamento” interpretativo che fa risuonare al meglio il testo.

In questa prospettiva appare ancora più divertente seguire lo “spin off” che il genio di Tom Stoppard creò nel 1966, Rosencrantz e Guildenstern sono morti: un progetto ampio per continuare a giocare con Shakespeare e con un manipolo agguerrito di giovani, bravissimi, attori e attrici.