La candidata del centrosinistra Silvia Salis ieri ha vinto le elezioni comunali di Genova al primo turno con il 51,48% dei voti. Il candidato del centrodestra e vicesindaco uscente Pietro Piciocchi ha ottenuto il 44,2%. Ecco l’analisi del prof. genovese Paolo Becchi.
Alle elezioni amministrative del Comune di Genova è successo quello che non poteva non succedere. Non è questione di “campo largo”.
Trovi una donna bella, sportiva, immagine della cosiddetta società civile, fuori dai partiti e il gioco è fatto. Soprattutto quando dall’altra parte c’è un (bravo) avvocato conosciuto solo per essere stato il vice di Marco Bucci.
Bucci aveva vinto appunto perché non era un politico e per la stessa ragione è riuscito a passare dalla guida del Comune di Genova alla guida della Regione Liguria.
Però, proprio le elezioni regionali dell’anno scorso avevano già mostrato che Genova stava andando in altra direzione.
Bucci è stato l’uomo del nuovo ponte autostradale sul Polcevera, ma poi qualcosa non ha funzionato. I genovesi sono rimasti delusi da una amministrazione che non brillava sul territorio.
Traffico urbano fuori controllo, città sporca, cassetti per l’immondizia sempre pieni, Genova isolata nei trasporti interurbani.
A quel punto si doveva pensare a un altro Bucci con nuove energie, un imprenditore locale disposto a metterci la faccia ad esempio per le comunali e invece, alla fine, si è sacrificata la Città di Genova pur di avere la Regione Liguria.
Ormai la politica è questa. Un circo dove vince il pagliaccio migliore e che comunque ha sempre meno spettatori. Un cittadino su due ormai non va più a votare. Il voto ti svuota. Ti dà un senso, non di partecipazione politica, ma d’impotenza.
Eppure un certo margine per il dissenso c’era. Piccolo, ma presente e avrebbe potuto essere di stimolo in consiglio comunale.
Il voto disgiunto avrebbe potuto aiutare. Tuttavia, è mancata la volontà aggregativa. Anzi, hanno prevalso sino all’ultimo le divisioni e le polemiche e così alla fine hanno perso tutti. Prof. Paolo Becchi
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