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Pugni al volto alla compagna, poi lo stupro: ecuadoriano arrestato

Caruggi, coltello in tasca e spaccia droga: preso 21enne egiziano
Carabinieri (foto di repertorio)

Pugni e schiaffi al volto di fronte al rifiuto di avere un rapporto sessuale, poi lo stupro. Quindi altre botte, il sequestro del telefono cellulare, le sigarette spente sul braccio. E’ accaduto nel Ponente genovese.

E’ quanto ha dovuto subìre la convivente di un cittadino ecuadoriano di 23 anni, che ieri è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile di Genova con l’accusa di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale, lesioni e tentata estorsione.

Il sudamericano, in stato di ebbrezza alcolica, ha minacciato e percosso la compagna, madre di tre bambini nati da una precedente relazione, che non erano in casa nel momento dell’aggressione, al fine di costringerla ad avere rapporti sessuali.

Al netto rifiuto della donna, l”ecuadoriano l’ha aggredita brutalmente con pugni e schiaffi e l’ha costretta al rapporto sessuale.

Secondo quanto appreso, la vittima delle violenze e’ stata ulteriormente umiliata e assalita dal convivente, nel momento in cui lo supplicava di lasciarla andare via, spegnendole una sigaretta sul braccio, scaraventandola poi sul pavimento, dove l’ha tenuta bloccata.

Riuscita a sottrarsi dalla furia dello straniero, che nel frattempo le aveva tolto anche il telefono cellulare, la donna e’ riuscita ad allontanarsi da casa per poi tornare piu’ tardi, convinta che il convivente si fosse allontanato.

Il 23enne sudamericano, invece, era ancora in casa e, fingendosi pentito per quanto accaduto, le ha chiesto 400 euro come condizione per lasciarla definitivamente in pace.

La compagna, recuperato il telefono cellulare, approfittando di un momento di distrazione del compagno, ha contattato immediatamente il 112.

I carabinieri l’hanno trovata in strada, chiusa nella propria auto. Raccolta la testimonianza, forti anche di una precedente querela che aveva gia’ presentato nei confronti del convivente, i militari lo hanno arrestato e rinchiuso nel carcere di Pontedecimo.

Per la vittima delle violenze si sono rese necessarie le cure ospedaliere a causa di diversi traumi, giudicati guaribili in venti giorni.