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Tribunale: Isis faceva affidamento su marocchino abitante a Genova per uccidere miscredenti

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Lo Stato islamico sapeva di poter fare affidamento sul marocchino Nabil Benamir per raggiungere i propri obiettivi e cioè colpire i “miscredenti” in Italia uccidendoli in ogni maniera.

Lo ha riferito l’agenzia Ansa, citando le motivazioni della sentenza di condanna per terrorismo a cinque anni e dieci mesi di reclusione emessa lo scorso novembre dal Tribunale di Genova.

Terrorismo islamico, marocchino condannato a 5 anni: occupava casa popolare a Genova

Il presunto terrorista islamico era stato fermato nell’agosto 2017 nel capoluogo ligure per maltrattamenti nei confronti della compagna.

Per due anni la coppia aveva occupato abusivamente l’alloggio del Comune al civico 4 di via dei Pescatori alla Foce.

Poi era stato rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Sassari.

Il suo nome risultava inserito nella “black list” dei foreign fighters ed era stato segnalato come esponente dell’Isis.

Gli investigatori della Digos genovese avevano trovato nelle memorie del suo telefono cellulare le istruzioni per costruire ordigni e compiere delle stragi con Tir e auto rubate.

Secondo quanto riferito, in alcune conversazioni captate dalla Polizia l’imputato aveva parlato di avere ricevuto la ‘chiamata del Chiamante’.

Un elemento che aveva fatto ritenere agli investigatori che stesse aspettando istruzioni per colpire in Italia.

Inoltre, sempre secondo le indagini, il marocchino era inserito in una chat ristretta di Telegram denominata Lupi solitari.

In quel gruppo, composto da otto persone, venivano scambiati file e video di decapitazioni, ma anche le istruzioni per costruire ordigni artigianali.