Nel “suo” Genoa è tornato da allenatore lo scorso dicembre in una situazione di classifica difficile ma con il chiaro obiettivo di centrare l’obiettivo salvezza.
“Ci credo ciecamente e lo desidero fortemente. Sono certo che attraverso questo percorso di lavoro intrapreso raggiungeremo ciò che vogliamo”, ha ammesso Davide Nicola in un video pubblicato su Instagram nel quale risponde a tante domande rivolte dai tifosi rossoblù. Un rapporto davvero speciale quello tra Nicola e il Genoa: “Qui a Genova mi sento a casa, è una realtà che mi fa stare bene. Il Genoa da sempre ha rappresentato per me qualcosa di speciale prima da giocatore e oggi da allenatore. E poi io gran parte del percorso scolastico l’ho fatto qui, mia moglie è di Genova e 4 dei miei cinque figli sono nati a Genova”
Calcio sempre più in difficoltà economica per l’emergenza sanitaria da Coronavirus che sta mettendo in ginocchio il mondo intero.
L’attenzione di tutto il sistema calcistico internazionale è focalizzata su un solo tema: trovare il modo di concludere i tornei sospesi a causa dell’emergenza sanitaria in atto. A tal proposito è stata fissata per oggi una nuova riunione fra UEFA, ECA e le varie leghe europee per trovare una soluzione che consenta il raggiungimento di tale obiettivo. La ripresa è considerata da praticamente tutti i club di Serie A una necessità anche finanziaria poiché, come riporta lo studio de La Gazzetta dello Sport, l’indebitamento complessivo delle 209 società della massima serie si attesta sui 2,5 miliardi di euro. Di questi circa 1,5 sono debiti nei confronti delle banche e degli istituti di factoring dai quali le società hanno già ottenuto (e quindi speso) gli anticipi di quei proventi televisivi che oggi sono a rischio proprio a causa dell’emergenza. Ecco perché, con un indebitamento così elevato, non riprendere il campionato rischierebbe di portare all’implosione del sistema.
Precisiamo che questa testimonianza non è un attacco ai sanitari. Anzi loro non ce la fanno più. Con ogni probabilità sono troppo pochi per questa situazione con una struttura al limite del collasso.
“Mi hanno dimessa con la febbre a 38 e mezzo e con la tosse. Sono venuta a casa, mi sono buttata un’ora a letto, ma ho gli incubi di quello che ho passato e lo voglio testimoniare perché è impossibile che non si sia pensato di organizzare qualcosa, è impossibile portare tutti i malati al Villa Scassi… ci saranno state 1000 persone”.
Esordisce così Barbara una donna di 54 anni che è stata ricoverata ieri sera, alle 21, tramite ambulanza al Villa Scassi di Genova Sampierdarena e dimessa questa mattina, alle 7 dall’ospedale dopo una notte d’inferno.
Il pronto soccorso dell’ospedale di Villa Scassi
Barbara prosegue nel suo racconto: “Io sarò stata con la febbre a 39 su una sedia e poi sono stata in piedi tutta la notte nel letto di mio papà (83 anni).
Non c’era nessuno, nessuno. Voleva il pappagallo per fare la pipì. Poi c’erano delle altre persone che chiamavano… nessuno, tutta la notte, un deserto. Allora io mi dico, ma perché mandiamo le persone all’ospedale? Facciamo i tamponi a casa a domicilio e lasciamo le persone a casa.
Io sono arrivata là alle nove e fortunatamente ho trovato mio papà.
E’ stata la cosa più bella (vedere mio papà n.d.r.), ma non stavo bene, facevo fatica a stare in piedi e avendolo incontrato, mi è passato tutto.
Mi hanno fatto subito un prelievo venoso, mi hanno fatto due prelievi arteriosi bilaterali, destro e sinistro. Mi hanno fatto un ecotorace, mi hanno fatto il famoso tampone alla faringe e al naso e poi ho fatto i raggi con due due, tre maglie addosso all’altra (…) Poi sono andata. L’unica cosa che ti danno è una bottiglietta d’acqua da mezzo litro che te la buttano nei letti.
Allora mio papà deve essere assistito, non può stare da solo.
Io sono stata con lui e stamattina sono stata dimessa e quando sono stata dimessa, mi hanno chiesto se avevo la macchina per andare a casa.
Pensavo di aver capito male. e mi hanno detto che se starò male tra due giorni ritornerò all’ospedale. L’esito del tampone non ce l’abbiamo e quindi ce l’avremo tra due giorni e ci chiameranno e ci contatteranno. E’ chiaro che, se tutte le persone che vanno in ospedale, poi si dimettono e si fanno uscire fuori, il contagio non finirà mai.
Io capisco che non si possano fare questi tamponi, che sembra una cosa incredibile.
Sono venuta via col cuore piccolo, perché mio papà non cpaiva, era sfrastornato, mi diceva: voglio scendere, cosa fanno questi che dormono tutti nei letti, voglio scendere.
Villa Scassi è un lager, non c’è nessuno. Arrivano tutte queste barelle, ci sono stanze completamente piene.
I bagni sono chiusi fuori servizio. Volevo fare la pipì e me la sono tenuta, tanto anche i pappagalli, non penso che li lavi neanche nessuno…”
“Non ne usciremo fuori da questa situazione. Io mi faccio forza ma una persona anziana cosa farebbe?”…
“Se il tampone sarà positivo – conclude Barbara – voglio ritornare indietro, ritorno al Villa Scassi per aiutare tutti gli altri”.
Nuovo appuntamento della Commissione medico scientifica della Lega B a pochi giorni dall’ultimo incontro, una frequenza che ha l’obiettivo di assicurare la massima continuità e il miglior coordinamento medico fra i club, cosi come richiesto anche dal presidente Mauro Balata. Presenti in conference call i medici delle società sportive insieme ai membri del gruppo di lavoro coordinato da Franco Perona.
La novità principale riguarda un documento che verrà messo a disposizione per le società per gestire l’eventuale insorgere di tensione nervosa negli atleti. Redatto dallo psicologo sportivo Aldo Grauso, membro della Commissione, il manuale ha quale obiettivo il prevenire di problematiche dovute all’assenza di attività agonistica e all’isolamento in casa.
Insieme a Perona e Grauso, erano presenti anche gli altri membri della Commissione, i medici sportivi Cristian Francavilla, Vicenzo Salini eGiovanbattista Sisca oltre al segretario Domenico Vassallo. Il gruppo di lavoro si è aggiornato al primo aprile.
Gabriele Gravina, numero uno della FIGC, ha parlato dell’ipotesi del taglio degli stipendi dei calciatori. “Si terrà conto delle diverse condizioni. Un conto è parlare di Serie A, un conto sono le categorie inferiori.
Quando si tocca uno stato di emergenza bisogna essere coerenti al concetto di solidarietà, mostrare che siamo un sistema unico ed essere tutti consapevoli che potranno esserci delle rinunce.
Dobbiamo metterci tutti insieme, sederci a un tavolo, dare il nostro contributo e fare delle rinunce, che chiederemo anche ai calciatori. Terremo conto delle varie e diverse condizioni”.
Scelte che condizioneranno l’equilibrio delle squadre di serie A.
Linea Condivisa: consiglieri regionali Gianni Pastorino e Francesco Battistini (foto di repertorio fb)
“Coronavirus, ora maggiore attenzione per i minori. Quotidianità difficile e mancano indicazioni per case-famiglia, coppie separate, bambini stranieri”.
Lo hanno riferito oggi i consiglieri regionali di opposizione Gianni Pastorino e Francesco Battistini (Linea condivisa) che ieri hanno inviato una missiva in tal senso al governatore Giovanni Toti e al Garante regionale per i minori Francesco Lalla.
“Maggiore attenzione per i minori a fronte delle difficoltà scaturite dall’emergenza coronavirus. C’è esigenza di trovare soluzioni condivise con il Governo per migliorare la vita quotidiana dei più piccoli.
Secondo noi, le direttive emanate dal Governo non tengono in debita considerazione le difficoltà che stanno vivendo i minori. I primi ad aver subito restrizioni e quindi a dover modificare le proprie abitudini, poiché considerati tra i principali soggetti a rischio nella diffusione del virus.
Restano molti nodi da sciogliere e servono interventi mirati: stiamo parlando di uno fra gli ambiti più fragili del nostro tessuto sociale.
Abbiamo indicato a Toti una serie di punti critici, che riguardano la scuola, la gestione familiare, le relazioni sociali e l’attività fisica durante l’emergenza. Certamente il tema più in vista è quello dell’apprendimento; ma non è l’unico, se ci soffermiamo ad analizzare il quadro complessivo.
Le scuole anzitutto: dopo un primo momento di smarrimento, si stanno organizzando in autonomia, senza aver ottenuto indicazioni precise. Emergono le lacune di un sistema scolastico che, suo malgrado, non è in grado di rispondere con mezzi adeguati per la didattica online. E a farne le spese sono soprattutto i più piccoli, quelli che avrebbero più bisogno della guida degli insegnanti e del confronto diretto in aula.
Tutto questo ricade sulle spalle delle famiglie, che già devono misurarsi con enormi difficoltà lavorative.
Peggio ancora, il materiale scolastico sparisce dagli scaffali di alcune catene di supermercati, perché ritenuto bene ‘non necessario’: una pessima decisione. Gli studenti devono poter svolgere appieno il proprio percorso di formazione, anche in questo periodo di didattica a distanza.
E poi ci sono le misure sanitarie vere e proprie. Ad esempio: cosa si prevede per la tutela dei minori in caso di ricovero di entrambi i genitori? Quali sono le disposizioni in merito a bambine e bambini stranieri non accompagnati? Quali i provvedimenti da adottare nel caso di genitori separati, con due domicili diversi? Il vulnus è normativo, ma anche amministrativo».
Altra situazione complessa la registriamo nelle case-famiglia, che accolgono i minori senza ricevere indicazioni sulla gestione dell’emergenza. A causa dell’isolamento, bambini e ragazzi non possono più incontrare né le famiglie di origine, né le famiglie affidatarie, rimanendo in un limbo che gli educatori, solo con le proprie forze, non sempre riescono ad alleviare.
Infine, il vuoto di informazioni per le uscite all’aria aperta e l’attività fisica. Il governo da indicazioni precise per i runners e gli animali domestici, ma pare aver trascurato i bambini, che hanno bisogno di uscire e muoversi almeno un’ora al giorno”.
La leghista Stefania Pucciarelli (foto d'archivio)
“Con l’ultima stretta sulle chiusure delle attività commerciali, la categoria merceologica dei prodotti destinati alla prima infanzia è stata inclusa nei divieti di vendita, un errore che riteniamo debba essere al più presto corretto”.
Lo ha dichiarato oggi la senatrice spezzina Stefania Pucciarelli (Lega).
“Infatti – ha spiegato Pucciarelli – è assurdo privare le famiglie e ancor peggio i neogenitori della possibilità di acquistare non solo giochi, che comunque fino ai primi anni di età di un bambino costituiscono un autentico e irrinunciabile supporto per una corretta crescita, ma anche di dispositivi come passeggini, culle e ovetti, ciucci e biberon.
Anche in questa emergenza sanitaria del Covid-19, i bambini continuano a nascere, fortunatamente, e le famiglie, già in difficoltà per la situazione drammatica di restrizioni in cui oggi si trovano, hanno, forse più che in tempi normali, assoluto bisogno di poter provvedere ai bisogni dei propri bambini.
Inoltre, dietro all’acquisto dei giochi, ci sono centinaia di aziende che producono beni primari, equiparabili ai presidi sanitari.
Accogliendo le legittime istanze delle associazioni di categoria, pertanto presenterò al premier Conte la richiesta perché nella vendita al dettaglio e nei supermercati sia ammessa la categoria merceologica dei giochi e dei presidi per la prima infanzia, sgomberando il campo anche dagli attuali dubbi legati all’interpretazione dell’ultimo decreto del presidente del Consiglio dei ministri”.
“Nella preparazione del decreto di marzo abbiamo incontrato i leader delle opposizioni e nel testo sono state raccolte alcune delle loro indicazioni. Anche ieri alla Camera ho ricevuto ampie aperture al confronto. Ora c’è un nuovo decreto e possiamo riprodurre questa metodologia di lavoro, anzi darò mandato al ministro D’Inca’ di elaborare un percorso di più intenso confronto”.
E’ la sintesi di quanto riferito stamane dal premier Giuseppe Conte al Senato sul nuovo decreto previsto per aprile sulle restrizioni e le condizioni di lavoro in Italia per evitare la diffusione del coronavirus.
Durante l’informativa del premier Conte al Senato, nessuno dei ministri, distanziati tra di loro, ha indossato la mascherina.
I senatori, invece, le hanno indossate praticamente tutti (in diversi hanno indossato pure i guanti).
Sempre per garantire il necessario distanziamento, diversi senatori hanno seguito i lavori dalle tribune del pubblico.
A causa dell’emergenza Coronavirus che ha colpito il nostro Paese e la nostra Regione nell’ultimo periodo, la settima edizione del Festival della Parola di Chiavari è stata rimandata a data da destinarsi. Il Festival della Parola, organizzato dal Comune di Chiavari – Assessorato al Turismo e patrocinato da Regione Liguria, con produzione a cura dell’Associazione Le Muse Novae, si sarebbe dovuto svolgere da giovedì 28 a domenica 31 maggio 2020.
Il Festival della Parola non è solo un evento culturale, di spettacolo e di promozione turistica del territorio, ma anche la testimonianza di una sinergia con il tessuto commerciale della città e il mondo della scuola. Rispettivamente, il FuoriFestival contenitore di iniziative promosse dai commercianti della Città dei Portici e il DidaFestival, incubatore di idee e progetti promossi dalle scuole del territorio del Tigullio, sono parte integrante del programma del festival.
In questo momento d’incertezza in cui gli operatori commerciali sono allo stremo e i nostri insegnanti a combattere una battaglia contro il tempo per portare a termine l’anno scolastico, la produzione, in accordo con l’amministrazione comunale, non ritiene opportuno portare avanti la progettazione del Festival.
Senza tener conto che, in questo momento, la priorità dell’amministrazione è la salvaguardia della salute dei suoi cittadini per cui tutte le risorse sono investite in operazioni volte al raggiungimento di tale obiettivo. Nonostante la decisione del rinvio della manifestazione, la macchina del Festival della Parola non si ferma e fin da subito lavorerà duramente per ripartire e riportare a Chiavari la bellezza dell’incontro, la gioia di ritrovarsi e di condividere momenti di spensieratezza (quando si potrà, in totale sicurezza).
Questo è il compito dei festival culturali in questo momento: lavorare per riportare il sorriso e la fiducia nella condivisione non appena questo momento difficile sarà alle spalle. L’edizione 2020 del Festival della Parola tornerà, anche se per il momento non è ancora possibile stabilire quando. Sarà un Festival “diffuso” e ricco di appuntamenti e iniziative per ritrovare la voglia di riunirsi e di diffondere cultura.
Pronto soccorso San Martino di Genova (foto d'archivio)
Poco dopo le 10 di oggi i responsabili della direzione sanitaria del Pliclinico San Martino di Genova hanno comunicato altri decessi di persone positive al coronavirus “anche per infezione da Covid-19”.
Si tratta “di una paziente nata e residente a Genova di 92 anni, ricoverata presso il Padiglione 10, deceduta alle 16 di ieri.
Di un paziente nato a Piacenza e residente a Genova di 90 anni, ricoverato presso il Padiglione 12, deceduto alle 22 di ieri.
Di una paziente nata a Viareggio e residente a Genova di 76 anni, ricoverata presso il Padiglione 12, deceduti alle 8:28 di oggi”.