
Mentre si è iniziato il processo di pace promosso dal presidente Usa Donald Trump, ma i terroristi di Hamas continuano a uccidere gli stessi palestinesi a Gaza, è finita a Genova l’occupazione del rettorato dell’Università in via Balbi, durata 23 giorni consecutivi per protestare “contro la guerra e l’occupazione sionista in Palestina”.
Lo hanno comunicato oggi i responsabili dell’assemblea degli occupanti ProPal di sinistra, che nei primi giorni dell’occupazione avevano raffigurato in un mirino, come bersagli, il rettore Federico Delfino e la ministra Anna Maria Bernini, oltre a essere coinvolti in una presunta aggressione di un dipendente di UniGe che voleva entrare nella sede di via Balbi per andare a lavorare e per cui la Digos genovese ha avviato un’indagine.
In molti, studenti e non, hanno stigmatizzato l’occupazione di UniGe non soltanto per il vilipendio alle istituzioni e le violenze, ma anche perché con l’interruzione di pubblico servizio è stato negato il diritto allo studio ai giovani che invece volevano proseguire l’attività universitaria.
“L’occupazione del rettorato – hanno riferito i ProPal – ha rappresentato una delle numerose espressioni del risveglio di coscienza collettiva che ha avuto luogo negli ultimi mesi. A partire dalla partenza delle Flotille, che hanno navigato verso Gaza per portare aiuti umanitari alla popolazione palestinese, e dalle mobilitazioni nate a loro sostegno.
Queste mobilitazione hanno dimostrato l’emergente necessità delle persone di prendere posizione a partire dai propri spazi, dalle Università, ai quartieri, ai posti di lavoro, sino ai porti.
Questo desiderio ha visto una città come Genova, come in tutta Italia, pretendere dalle proprie amministrazioni il riconoscimento del popolo Palestinese, il loro diritto alla resistenza e al ritorno nella propria terra, con la fine dell’occupazione sionista.
Riteniamo che la prima fase dell’accordo di tregua firmato il 10 ottobre 2025 sia una prima vittoria per le condizioni del popolo palestinese ma insufficiente, se si considera che Israele già dal giorno stesso ha ripreso bombardamenti e il blocco all’entrata degli aiuti umanitari, continuando i suoi piani di colonizzazione in Cisgiordania.
Inoltre, quando parliamo di complicità dei nostri governi parliamo del fatto che il sionismo é un progetto che fin dalla genesi si pone come avamposto sua degli interessi occidentali in Medio Oriente.
Richiediamo al Rettore, con ancora più forza, la rescissione totale degli accordi che intercorrono tra l’Università di Genova e l’industria bellica, la rescissione totale del bando del ministero degli Affari esteri, che ci lega a stretto giro con le politiche di apartheid sioniste, il sostegno formale e incondizionato al popolo e alla resistenza palestinese.
Infine, chiediamo in gestione un’aula dell’Università dove portare avanti il nostro percorso politico di mobilitazione, i nostri dibattiti, le nostre iniziative: come un’osservatorio sull’asservimento della nostra Università alle aziende belliche e al suo coinvolgimento nel mondo della guerra”.