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Letta segretario. Garibaldi: non più tempo di compromessi, occorrono scelte radicali

Capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi (foto di repertorio)

“Le dimissioni di Nicola Zingaretti lasciano un vuoto. Hanno scosso moltissimi militanti e l’intera opinione pubblica italiana. E messo l’intera comunità delle democratiche e dei democratici dinnanzi alla necessità di una svolta radicale del modo di discutere, organizzarsi e selezionare la classe dirigente del partito a ogni livello.

L’ho sostenuto convintamente e il suo lavoro in questi anni ha permesso al nostro partito di uscire dall’isolamento, di contribuire in modo determinante alla salvezza dell’Italia con il sostegno al Governo Conte II, di ottenere risultati e vittorie elettorali importanti.

Spero vivamente che possa continuare a dare il suo grande contributo in questa fase difficile, anche perché le sue considerazioni sulla necessità di un radicale cambiamento del Pd e di un campo largo da coinvolgere rimangono attuali”.

Lo ha dichiarato oggi il capogruppo regionale del Pd Luca Garibaldi.

“Le dimissioni di Zingaretti – ha aggiunto Garibaldi – interrogano il Pd rispetto al suo ruolo e alla sua funzione, alla necessità di ridare slancio e radicamento alla più amplia forza democratica e di sinistra che c’è nel nostro paese.

Nell’assemblea nazionale di ieri, è stato eletto il nuovo segretario del Partito Democratico. La scelta, a larghissima maggioranza, è ricaduta su Enrico Letta, una delle personalità più autorevoli che il nostro partito ha espresso, e tra le più capaci di dialogare per costruire alleanze e fronti più larghi rispetto a quello che il Pd sta facendo.

Ma un segretario non basta.

Serve costruire l’identità e il ruolo del Pd nel mondo nuovo. Un mondo dove non ci sarà tempo né forza per soluzioni ‘mediane’ o di compromesso, ma che chiederà radicali cambiamenti e radicalità nelle scelte.

Giustizia sociale, lavoro, rivoluzione ecologica e digitale, attenzione al futuro delle donne e dei giovani, e lotta alle disuguaglianze. Questo deve essere il terreno di discussione su cui chiedere una rivoluzione radicale al Pd”.