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Genoa, Sbravati: trasmettiamo senso di appartenenza

Un’altra stagione partita bene per il settore giovanile. Nella classifica dei punti collezionati nei maggiori campionati nazionali (Primavera, U.17, U.16 e U.15), il Genoa si colloca al quinto posto a livello italiano.

Sotto l’attuale gestione sono stati 116 i ragazzi, cresciuti in rossoblù, a essersi cimentati con il calcio professionistico. Non è sul metro delle graduatorie che si misurino i risultati.

“Uno degli aspetti che caratterizza le nostre metodologie sta nella continuità del lavoro dall’attività di base al comparto agonistico” spiega il responsabile del settore giovanile Michele Sbravati. Profilo basso come si addice a un ligure. Una carriera che luccica nella vetrina di nomi, per meglio dire di talenti affinati nella famosa filiera. Senza contare i trofei finiti nelle bachche del Museo al Porto Antico.

Allevare calciatori iniziando ad allenare le menti. E’ una delle missioni stampate nel manifesto programmatico di chi opera nel Genoa giovanile, un marchio di fabbrica riconoscibile e riconosciuto.

“Il lavoro di tecnici e preparatori, sin dalla scuola calcio con il prof. Caligaris e mister Bianchi, è basato sulla ricerca e costruzione di calciatori ‘pensanti’. Le esercitazioni si svolgono solo con il pallone. Stimoliamo i ragazzi a non essere vincolati a paradigmi, al contrario cerchiamo di lasciarli liberi di esprimere la fantasia senza imporla. Tutto il contesto è strutturato per indurli a ragionare con la loro testa, a compiere delle scelte riproducendo sul campo le situazioni di gioco e abituandoli a risolvere i problemi basandosi sulle loro forze. Allenatori e istruttori hanno compiti di supporto”.

Una scuola di pensiero che in altri Paesi, come il Belgio, è stata una delle chiavi per il salto di qualità.

“Condividiamo quelle linee guida. Non c’è la necessità di incasellare i campionati giovanili in classifiche, almeno sino a un punto inoltrato del processo formativo. Equilibrio e pazienza servono ad accettare gli errori a cui sono consapevolmente esposti i ragazzi. Senso di appartenenza ai colori, alla maglia, insieme al coraggio di osare. Sono altri punti cardinali, al di là dei metodi, che promuoviamo nella varie leve”. In un ambito logistico ampiamente perfettibile in termini di strutture, affiora una notizia da festeggiare. “Ci apprestiamo a dare un nuovo impulso alla scuola calcio con l’inaugurazione in questo mese, presso il complesso sportivo di Begato 9, di un nuovo campo a undici, uno a sette e della tribuna”.

Nel panorama nazionale giovanile il responsabile rossoblù, un fiuto per i talenti come i lagotti per i tartufi, confermato dal lancio degli ultimi fiori all’occhiello come Salcedo e Pellegri, tanto per non andare troppo a ritroso nel passato, condivide con il suo omologo dell’Inter, prossimo avversario del Genoa al Mezza, Roberto Samaden, il primato di longevità nel ruolo. Di sicuro per un club di Serie A.

“Con l’uscita di scena di istituzioni come Favilli e Conti, siamo verosimilmente quelli con la militanza maggiore. Il tempo passa per tutti. Con Roberto c’è una grande sintonia professionale, una visione con diversi punti di contatto in tema di riforme del calcio giovanile, ma soprattutto un rapporto di amicizia e collaborazione consolidatesi negli anni”.