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Frenesia da smartphone a tutte le età… ma tanta comodità

Frenesia da smartphone a tutte le età... ma tanta comodità

Quante volte al giorno i genitori sgridano i figli perché restano troppo tempo al cellulare? Ma diciamo la verità, i genitori quante volte controllano lo smartphone per verificare se sono arrivate nuove notifiche? In metrò, sul treno o sul bus, abbiamo il cellulare in mano e non solo quando siamo seduti, ma le diamo una sbirciatina 10 secondi prima di scendere dal mezzo.

Questo fenomeno succede anche quando siamo a piedi o peggio ancora in macchina, a casa o al lavoro, nel tempo libero e perfino durante le vacanze. Però quando si scrivono i messaggi, nasce la creatività: nella frenesia di schiacciare sillabe e vocali si va dai sorrisetti ammiccanti alle smorfie o all’austero borbottio per rincarare la dose a chi riceverà la missiva. Comunque tra gioie e dolori, musica e risolini, l’importante è essere connessi con il mondo esterno!

Leggendo un sondaggio di qualche anno fa, condotto dall’Associazione Di.Te. (Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche) e Gap e Cyberbullism su un campione di 500 persone di età compresa tra i 15 e i 50 anni, il 51% dei ragazzi tra i 15 e i 20 anni si innervosiscono se si devono staccare dalle nuove tecnologie. Lo smartphone, in media lo si controlla 75 volte al giorno, il 7% degli intervistati lo fa fino a 110 volte al giorno.

Dal sondaggio emerge che se i giovani non riescono a stare senza rete web, gli adulti hanno i medesimi comportamenti. In particolare il 49% delle persone aventi un età superiore ai 35 anni non sa stare senza cellulare, e verifica di continuo sui propri apparecchi se sono arrivate notifiche, almeno 43 volte al giorno, fino a picchi di 65 volte al giorno.

Si potrebbe dire che c’è dipendenza da smartphone e di fobia monotematica, è stato riscontrato che molte persone soffrono la paura incontrollata di rimanere sconnessi. Di dipendenza da smartphone si parla sempre più spesso tanto che di recente anche Google è arrivato ad affermare che «stare troppo tempo incollati allo smartphone è sbagliato, e che piuttosto va ritrovata la ‘gioia di perdersi qualcosa’ invece di rincorrere le notifiche.»

In un post sul proprio blog, Google descrive i risultati di uno studio sulla dipendenza da cellulare insieme ad alcune misure consigliate per limitare il problema. La ricerca si basa su dati raccolti attraverso interviste in diversi paesi del mondo e si è riscontrato che ci sono poche differenze tra le diverse culture, Paesi, generi, età o tipo di dispositivo utilizzato dei Paesi coinvolti.

«Gli smartphone pieni zeppi di App, social media, email  –  secondo la ricerca Google – andrebbero a creare un costante senso di obbligo e un’ansia personale nell’utente.  –  Sempre secondo lo studio condotto Google  – la dipendenza da smartphone sarebbe anche provocata dalla natura stessa delle App, progettate per coinvolgere il più possibile gli utenti e creare un senso di obbligo di risposta immediata ai messaggi.»

Un esempio può essere le spunte sulla chat di Whatsapp o alla notifica in tempo reale sugli altri social network. Per concludere di fronte al processo di digitalizzazione in atto che in parte migliora le nostre vite, ma ci rende schiavi delle nuove tecnologie, forse sarebbe auspicabile creare una APP che, dopo un certo limite di permanenza sullo smartphone, dal altoparlante o le cuffiette arrivasse una sonora sgridata, anche in dialetto, esempio una sceneggiata napoletana o un “maniman” genovese  per non far torto a nessuno ogni regione la sua sgridata dialettale!

Forse si creerebbe maggiore consapevolezza tra noi utenti e con il sorriso ci renderemmo conto della dipendenza da smartphone, di cui tanto si parla e per cui …anche Google…ci mette in guardia! ABov