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Desirèe, giudice non accolse richiesta ricovero coatto. Indagini: arrestato pusher romano

Desirèe, dopo gli africani arrestato stamane un pusher romano incensurato di 36 anni

Drogata, stuprata e uccisa. La sedicenne Desirée Mariottini forse poteva essere salvata.

In queste ore è emerso che tre giorni prima della sua orribile fine, avvenuta la notte tra il 18 e 19 ottobre scorsi in un edificio abbandonato e occupato da sbandati nel quartiere San Lorenzo di Roma, un giudice del Tribunale dei Minori di Roma si sarebbe opposto alla richiesta di un suo collocamento in una comunità di recupero per tossicodipendenti.

Secondo quanto riferito da diversi media come Corriere della Sera, Tgcom24 e Il Giornale, la misura era stata chiesta dalla procura minorile su sollecitazione dei servizi sociali di Cisterna di Latina e della famiglia della minorenne, che era stata fermata e controllata dalle Forze dell’ordine. I genitori decisero di mandarla in comunità. Una scelta che, a norma di legge, può essere solo volontaria con l’unica eccezione dell’intervento di un giudice. In questo caso, di fronte alla carenza di disponibilità di posti in vari centri, sostanzialmente fu stabilito che non ci sarebbe stata urgenza per un ricovero coatto. Tre giorni dopo la 16enne fece un’orribile fine.

Barbara Mariottini, madre di Desirée, ha inoltre aggiunto all’agenzia Ansa:”Siamo stati noi stessi a rivolgerci ai servizi sociali. Abbiamo chiesto aiuto a chi doveva darci una mano, ma evidentemente non è servito. Si prova sempre a fare i genitori. Per ridurre tutto si dice: se l’è cercata. Come se la colpa fosse sua. Hanno abusato di mia figlia da viva, stanno continuando a farlo anche ora che è morta”.

Per la cessione di sostanze stupefacenti, violenza sessuale e l’omicidio nei giorni scorsi sono stati arrestati quattro migranti africani.

Stamane, nell’ambito delle indagini, nella Capitale è stata arrestata una quinta persona. Si tratta di un pusher romano, incensurato. Per la Polizia, riforniva spacciatori e tossicodipendenti che frequentano il capannone abbandonato nel quartiere di San Lorenzo. Gli investigatori non escludono che possa essere stato lui a cedere a Desirèe gli psicofarmaci e la dose di droga fatale, anche se non sarebbe stato presente durante i terribili fatti di quella tragica notte.

Il pusher romano è stato fermato per spaccio di droga e psicofarmaci che inducono effetti psicotropi, contenenti quetiapina, anche a minorenni della zona. I poliziotti lo hanno trovato con 12 dosi di cocaina e e psicofarmaci di vario genere.

Secondo quanto riferito dal quotidiano Il Messaggero, sembra che il 36enne avesse iniziato a “operare” da poco tempo, tanto che qualche giorno prima della morte della 16enne era stato aggredito in strada da altri gruppi di spacciatori che mal sopportavano la sua presenza.

Inoltre, da indiscrezioni risulta che gli inquirenti stanno cercando la quinta belva del branco, probabilmente un marocchino, che, secondo il racconto di un’altra testimone, avrebbe abusato della 16enne quando era già morta.

Intanto, sui media sono comparse altre inquietanti sintesi delle intercettazioni ambientali effettuate in questura per ascoltare le conversazioni delle quattro amiche che hanno visto per ultime Desirée.

“Quelli manco sapevano che l’avevano stuprata, gliel’ho detto io. ‘Pezzi de m… state tutti a fumà crack, guardate che colore c’ha sta pischella’”, dice una di loro, mentre secondo un’altra amica i quattro africani “potevano limitarsi a fare sesso, basta e ciao. E invece no, hanno dovuto giocà così co la vita de na ragazzina di 16 anni. Ma poteva tenè pure 30, non si fa”. E si chiede: “Magari era consenziente all’inizio, ma poi dopo? Perché ormai era rincoglionita e quelli invitano gli amici a fare sesso con lei. Vai a capire quando ha smesso di essere consenziente”. Una addirittura racconta di aver detto a Desirè di non piagnucolare “perché così i ragazzi sicuro non ti fanno fumà” il crack e che doveva “far fare a quelli i loro porci comodi” così avrebbe avuto la sua dose di droga.