È la storia che nel calcio si racconta di rado: un giocatore dato per esubero, fuori lista, che si allena nell’ombra e poi, quando il destino gli apre uno spiraglio, lo spalanca con la forza delle prestazioni. Toma Bašić è passato dall’essere praticamente fuori dal progetto biancoceleste a diventare titolare e uomo-copertina della Lazio di Maurizio Sarri. Il suo sinistro ha deciso il successo per 1-0 contro la Juventus, una partita che ha riacceso l’Olimpico e restituito ai biancocelesti quel mix di intensità e lucidità che è il marchio di fabbrica del loro allenatore. Il gol – arrivato dopo un avvio aggressivo della Lazio – ha sancito una trasformazione personale e collettiva.
Da fuori lista a intoccabile: il contesto che ha cambiato la sua carriera
Per mesi Bašić è rimasto ai margini: la parentesi in prestito alla Salernitana nel 2024 sembrava preludere a un addio, e l’inizio della nuova stagione lo aveva visto di nuovo escluso dall’elenco per la Serie A. Poi, tra infortuni e necessità di ricomporre gli equilibri in mezzo al campo, Sarri ha spinto per il suo reintegro: scelta inizialmente emergenziale, diventata in poche settimane una decisione tecnica strutturale. I principali quotidiani sportivi italiani hanno raccontato con dovizia di particolari l’“ottobrata” del croato: da riserva designata a “incedibile”, grazie a minuti di qualità e a un rendimento sorprendentemente continuo.
Il passaggio chiave è arrivato a fine settembre, quando la Lazio ha ufficializzato l’inserimento di Bašić nella lista, colmando un buco creatosi in mediana. Da lì, una sequenza di gare da titolare e la sensazione – sempre più netta – che il croato avesse ridato a Sarri un tassello tattico indispensabile per far tornare fluido il sistema. E contro la Juventus è arrivata la consacrazione pubblica, con il gol-partita e una prova di sostanza nelle due fasi.
Perché Sarri lo ha scelto: l’incastro tattico nel 4-3-3
Nel 4-3-3 sarrista, il centrocampo vive di gerarchie funzionali più che di nomi: un regista che scandisce i tempi e due mezzali che alternano lavoro senza palla, conduzioni in verticale e attacchi dello spazio. Bašić si è rivelato perfetto per interpretare la mezzala “di servizio” che fa da cerniera tra il play (Cataldi o chi ne ricopre il ruolo) e le corsie esterne. È alto, copre campo, sceglie linee di passaggio semplici e crea superiorità con un primo controllo pulito orientato in avanti. La sua essenzialità senza palla – scivolamenti corti per proteggere l’half-space, chiusure dei corridoi interni, raddoppi puntuali sul lato palla – ha alzato l’indice di stabilità del sistema, permettendo alla Lazio di alzare il baricentro senza scollarsi.
C’è poi un tema spesso sottovalutato: il sinistro da media distanza come “valvola di sfogo” quando la manovra posizionale fatica a trovare varchi tra le linee. La conclusione che ha piegato la Juventus non è stata un episodio isolato ma l’esito coerente di un compito assegnato: accompagnare l’azione sul lato forte, prendere il tempo sul ribaltamento veloce, presentarsi al limite con il corpo aperto. In questo la fiducia dell’allenatore è stata decisiva; Sarri – tornato in panchina con rinnovato pragmatismo – ha ribadito di recente quanto Bašić gli garantisca affidabilità nei principi di squadra: pulizia tecnica, ordine posizionale, letture preventive.
Che cosa cambia per la Lazio
La presenza di Bašić ha due effetti immediati. Primo: consente alle ali di restare più alte e aggressive, sapendo di avere dietro una mezzala che “tappa” il corridoio interno e sostiene la riaggressione appena si perde palla. Secondo: velocizza le uscite pulite verso il terzino, grazie al suo gioco a due tocchi e alla disponibilità a ricevere anche spalle alla porta. Risultato: la Lazio recupera metri e secondi preziosi nella transizione offensiva, ritrovando quella verticalità controllata che aveva contraddistinto le sue stagioni migliori.
Sul piano mentale, poi, il suo percorso è diventato un messaggio allo spogliatoio: nessuno è realmente fuori finché rispetta il canone sarrista – applicazione, disciplina, disposizione al sacrificio – e si fa trovare pronto. Non stupisce, quindi, che dopo il match con la Juventus i riflettori si siano concentrati proprio su di lui come paradigma del “lavoro invisibile” che costruisce le vittorie.
Un profilo che allunga la rosa e alza l’asticella
Bašić non è un trequartista aggiunto né un mediano puro: è una mezzala moderna che garantisce coperture corte, riempie l’area in seconda battuta e offre una minaccia credibile dal limite. I numeri recenti (precisione nel passaggio in crescita, chilometri percorsi e interventi utili in non possesso) raccontano un calciatore “di sistema” che potenzia i compagni più creativi. E questo, in un campionato che si decide spesso sui dettagli, può fare la differenza tra una squadra che cerca la sua identità e una che la consolida nelle partite chiuse e sporche.
La Lazio nell’ambito delle scommesse sportive
Dopo la vittoria contro la Juventus, il campionato della Lazio potrebbe ritrovare uno slancio nonostante una rosa corta per via di infortuni e impossibilità di fare nuovi acquisti. In questo senso, per verificare le quote per una possibile posizione europea da conquistare per i biancocelesti, i comparatori di quote possono rivelarsi strumenti molto utili.
Essi infatti non solo si propongono come termometro per le migliori quote presenti sul web per le partite stasera in programma ma sono anche in grado di dare indicazioni su dati e statistiche di giornata, per orientarsi al meglio all’interno del panorama presente.
E il futuro?
La domanda ora è: quanto è sostenibile questo rendimento? La risposta dipende da tre fattori. Primo, la gestione dei carichi: Bašić arriva da un lungo periodo con pochi minuti e va protetto con minutaggi progressivi. Secondo, l’integrazione con gli altri interni: la sua presenza funziona se la catena lato palla resta corta e sincronizzata, altrimenti si allungano le distanze e si perde efficacia nella riaggressione. Terzo, la continuità tecnica: mantenere alte percentuali di passaggi “progressivi” e tempi d’uscita rapidi è ciò che trasforma una buona serie di partite in una stagione da protagonista.
La Lazio, dal canto suo, ha ritrovato identità nelle tre zone del campo: uscite pulite, aggressione ordinata, minacce codificate dal limite. Nel mezzo c’è Bašić, perno silenzioso di un’idea di calcio che vive di dettagli e responsabilità condivise. Se il croato resterà su questi standard, Sarri avrà un’arma in più per affrontare il calendario che viene, specie nelle sfide in cui un colpo da fuori o un inserimento senza palla pesano come oro.
In fondo, non è solo la storia di un singolo. È la dimostrazione che nel calcio di alto livello la linea che separa l’esubero dalla centralità può essere sottile: la attraversa chi non smette di prepararsi. Bašić lo ha fatto. E la Lazio, oggi, ne raccoglie i frutti.




















































