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Crollo Camogli, una poesia per la trisnonna dispersa in mare

Il momento del crollo del cimitero di Camogli

Riceviamo e volentieri pubblichiamo poesia di un pronipote che ha perduto la trisnonna nel crollo del cimitero di Camogli.

Si tratta della lirica “Alla trisnonna Caterina: un suo lontano nipote” del Cav. Silvano Bortolazzi di Recco e dedicata a Caterina Capurro mancata nel ’44.

Di Caterina Capurro, vedova De Bernardis, morta a 79 anni per problemi al cuore, durante i tremendi bombardamenti su Recco della Seconda Guerra Mondiale, Silvano Bortolazzi, classe 1975, che è stato insignito Cavaliere per la poesia, ce ne parla dalle alture di Carbonara dove viveva Caterina insieme al marito in una casa con annesso frantoio.

“La mia trisnonna che purtroppo non ho conosciuto e che è nata nel 1865 – ci racconta Silvano Bortolazzi – era una vera e propria nonna di ‘serie A’, mi è stata di gran insegnamento per il suo comportamento di donna estremamente pia, era una una Terziaria Francescana, e molto legata alla famiglia.

Ha tramandato tutti i suoi valori a mio nonno che li ha trasmessi a me: a lei devo, anche se indirettamente, tutto quello che sono riuscito a fare e, per me, è stata una grandissima fonte d’ispirazione.”

“Caterina, quando è mancata – ci spiega il poeta – era stata sistemata al cimitero di Camogli, in quanto quello di Recco era stato bombardato. La sua tomba, perpetua, era nella falesia centrale, proprio quella che è stata oggetto del crollo. I resti sono, poi, scivolati in mare e non sono stati ancora trovati e non se se verranno mai recuperati.”

“Questi fatti – ci spiega ancora – mi hanno particolarmente segnato ed ispirato. Così ho deciso di scrivere due liriche, una più personale dedicata a nonna Caterina e l’altra per il cimitero di Camogli disperso in mare”. L.B.

Alla trisnonna Caterina: un suo lontano nipote” (Crollo in mare del cimitero di Camogli)

Camogli, 22 febbraio 2021:

ore 15.00.

 

Dopo il rombo:

soltanto il silenzio.

 

Anche la televisione nazionale,

quella più importante,

ha immortalato i gabbiani, dal tremore spaventati,

esattamente sul tuo eterno riposo:

oggi alzarsi in volo.

 

Poi, la tragedia.

 

Più di duecento son caduti in mare

con le loro bare; già sepolti.

 

Anche tu sei andata via con loro,

cara trisnonna.

 

Santa donna che mai conobbi,

terziaria francescana così tanto Pia,

scomparsa dopo lunghissima agonia

e poi sotto ai bombardamenti

dell’ultima guerra, qui sepolta in pace, sino a ieri.

 

Questo lunedì, sei stata svegliata,

sol per morire ancora,

per la seconda volta,

tra le onde di questo golfo dei Genovesi

a picco sotto il tuo antico loculo.

 

Ora in terra, non sei più,

mentre il tuo corpo, che stanno cercando,

vaga nell’azzurro delle gelide acque di febbraio.

 

Io, sono il frutto delle tue lontanissime parole,

del tuo amore per Dio e per l’uomo

trasmesso di generazione in generazione.

 

Addio, preclare care ossa

così tanto rispettate,

così tanto amate,

sin dal mio primo di vita dì.

 

Ora sul fondo del profondissimo blu,

sotto questa grande molle falesia bianca spezzata,

riecheggia soltanto il tuo dolcissimo nome.

Caterina:

nonna mia.

Al cimitero di Camogli disperso in mare” (Un pronipote che ha perduto la trisnonna)

È volato via il tempo del mio tempo,

quello che mi stringeva, sì forte,

all’epoca felice che preclara mi apparteneva

come queste tombe della falesia di Camogli,

non più vetuste opre di marmi assolati:

 

non più eterne.

 

Or, dal mar lambite,

sol anime son protese

ove più non sono, se non al cielo,

tra quel più dolce assopito ricordo di vita vissuta,

or sperduta,

sotto macerie dai flutti tempestosi,

qua e là gettate,

spaiate in ossa da Patrie acque amiche

consolatrici di lacrime cadute;

tra volti di parenti stanchi

e di madri inginocchiate in preghiera a Dio.

Cav. Silvano Bortolazzi