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Coronavirus: in Liguria colpita un’impresa artigiana su 3

Coronavirus, in Liguria colpita un'impresa artigiana su 3

Confartigianato Liguria. Gli effetti della diffusione del coronavirus danneggiano in particolare 11 mila micro e piccole imprese artigiane liguri, circa il 33% dell’artigianato regionale.

Grasso (Confartigianato): «Il rischio è la chiusura di moltissime attività: la Liguria e l’intero Paese non possono permetterselo. Servono misure per sostenere l’economia e per allentare questo clima di paura e incertezza»

Trasporti, ristorazione, benessere, alimentare: questi i settori in cui si concentra la maggior parte delle imprese artigiane più colpite dalla crisi dovuta agli effetti del coronavirus in Italia. Ma sono esposte anche le microimprese della comunicazione, della lavorazione del legno, della moda, della riparazione e installazione di macchinari e gli esercizi ricettivi. 10.951 realtà produttive, il 33% dell’artigianato complessivo della regione, per un totale di 27.375 addetti. A dirlo sono le ultime stime elaborate dall’Ufficio studi Confartigianato sulla base dei dati Istat.

Complessivamente si tratta di quasi 396 mila micro e piccole imprese in tutta Italia (oltre un milione di addetti), la maggior parte delle quali (circa 148.700) sono concentrate nelle tre regioni finora più esposte al virus e dove sono state adottate le misure di contenimento più restrittive: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

Tornando in Liguria, il settore più colpito è quello del benessere, 3.806 microimprese in cui sono impiegati oltre 7.600 addetti. Seguono i trasporti, 2.360 microimprese e più di 4.300 addetti interessati, e l’alimentare (1.330 realtà, circa 6.600 addetti). Tra i più esposti anche il settore della ristorazione, che conta 1.238 microimprese e quasi 4 mila addetti. Interessati dagli effetti negativi dell’emergenza sanitaria anche riparazione e installazione di macchinari (876 realtà, più di 2 mila addetti), legno e arredo (639 imprese, circa 1.300 addetti), 353 realtà del settore moda, con 729 addetti, e infine comunicazione (340 aziende e 672 addetti) ed esercizi ricettivi (9 realtà artigiane e 24 addetti).

«La salute delle persone è sempre al primo posto – sostiene Giancarlo Grasso, presidente di Confartigianato Liguria – ma non possiamo non tenere conto dell’emergenza economica causata dagli effetti negativi della diffusione del coronavirus. A partire dal clima di timore e incertezza che, da una parte, sta profondamente condizionando le abitudini degli italiani e, dall’altra, sta rallentando gli scambi commerciali e i rapporti di business, anche con l’estero, delle nostre imprese. I numeri parlano chiaro: in Liguria un’impresa su tre è esposta agli effetti dell’emergenza sanitaria. Il rischio concreto è la chiusura di moltissime realtà, uno scenario che né la nostra regione, né il resto del Paese possono permettersi: sono necessarie misure che sostengano le realtà produttive di tutti i settori, nel breve e nel lungo periodo, ma anche provvedimenti utili ad allentare questo clima di paura».

Nel dettaglio provinciale, la maggior parte di imprese che rilevano difficoltà è concentrata nel territorio genovese: 5.751 in totale (il 34,3% dell’artigianato provinciale) e quasi 14.500 addetti. Di queste, 1.775 lavorano nel settore benessere, 1.551 nei trasporti, 664 nell’alimentare, 624 nella ristorazione. 463 sono attive nell’installazione e riparazione dei macchinari, 326 nel legno e arredo, 214 nella moda e 131 nella comunicazione. Tre gli esercizi ricettivi.

Nel savonese parliamo di 2.183 microimprese interessate, che incidono per il 31,1% sull’artigianato del territorio. Quasi 5.400 i lavoratori. Anche in questo caso, la maggior parte delle realtà produttive sono attive nel settore benessere (820), seguono le 349 dei trasporti, 324 dell’alimentare, 274 della ristorazione, 154 della riparazione macchinari. 126 lavorano nel settore del legno e arredo, 73 nella comunicazione, 62 nella moda. Un solo esercizio ricettivo.

A Imperia complessivamente le microimprese più esposte sono 1.530 (il 30,2%, 3.500 gli addetti). 656 nell’area benessere, 228 nei trasporti, 170 nell’alimentare, 150 nella ristorazione. 120 realtà della riparazione e installazione, 101 nel legno e arredo, 70 nella comunicazione. 34 microimprese della moda, un esercizio ricettivo.

Infine, 1.487 micro e piccole imprese minacciate dagli effetti del coronavirus nello spezzino, ben il 36,9% dell’artigianato totale in provincia (3.900 circa gli addetti): 555 nel settore benessere, 232 nei trasporti, 190 nella ristorazione, 172 nell’alimentare, 139 nelle attività manutentive e di installazione. Ci sono poi 86 realtà del legno, 66 della comunicazione, 43 della moda e 4 esercizi ricettivi artigiani.