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A fianco dei russofoni per liberare Donbass, condannato Palmeri: sentenza politica

Andrea Palmeri aiuta una famiglia del Donbass: condannato dai giudici italiani (foto di repertorio fb)

I giudici hanno condannato Andrea Palmeri, in via definitiva, a 5 anni di reclusione. Indagine della Procura di Genova

E’ diventata definitiva la condanna a cinque anni di reclusione per il “foreign fighter” italiano Andrea Palmeri, detto il “generalissimo” ed ex capo ultras del Lucca calcio, che dal 2014 si è schierato al fianco dei patrioti russofoni per la liberazione del Donbass dai carnefici ucraini, come i nazionalisti del regime di Kiev e i neonazisti del battaglione Azov, poi sconfitti a Mariupol dai russi.

I giudici della Corte di Cassazione ieri hanno confermato la sentenza di primo e secondo grado emesse dal Tribunale di Genova.

Andrea Palmeri è stato accusato di reclutare e istruire “foreign fighters” per andare a combattere a fianco dei patrioti russofoni del Donbass, dove i nazionalisti e i neonazisti ucraini hanno torturato e ucciso migliaia di persone, inclusi donne e bambini.

Il “foreign fighter” italiano ha commentato la sentenza sulla sua pagina Facebook.

“Lo scriverò per prima io – ha spiegato Palmeri – precedendo qualche servo di giornalista. La mia condanna per essere venuto in Donbass è da oggi (ieri, ndr) definitiva.

Lo stato italiano mi accusa di mercenariato e reclutamento. Non ho commesso nessuno dei due reati, e dal dibattimento processuale è emerso in maniera limpida.

Partiamo dal presupposto che in Italia non si fanno più i processi per contumacia, cioè in assenza dell’imputato, ma hanno trovato il modo di fare un eccezione. Per l’accusa di essere un mercenario è stato ampiamente dimostrato che non lo ero, mentre l’accusa di essere un reclutatore era talmente surreale, che non volevo crederci.

Ma si tratta di una sentenza politica, per questi servi la Russia è il nemico e io sono un nemico doppio e dovevo essere punito perché fosse da esempio.

Non a caso per iniziare il caso è stato scelto un pubblico ministero vicino a magistratura democratica e io nel 2018 venni a conoscenza dell’inizio dell’indagine attraverso le pagine dell’espresso (gruppo Gedi) e questo spiega tante cose.

Non solo nessuno che ha combattuto e combatte dalla parte ucraina, con stipendi di migliaia di euro, è stato condannato, ma la stessa Procura di Genova ha dato il non luogo a procedere per un ragazzo militante di CPI che combatteva da parte ucraina.

Come può chi dice di amare l’Italia combattere per i nostri aguzzini americani ancora non riesco a comprenderlo, ma questa è un altra storia.

Si è consumata un’ingiustizia, perché la giustizia italiana è da sempre controllata da Washington.

In questi anni ho fatto una grande evoluzione politica e umana, non sono più l’Andrea di 10 anni fa, ma la mia battaglia seppur con una consapevolezza diversa rimane la stessa.

Voglio cacciare l’immigrato che occupa la nostra Italia dal 1945. Seppure mi senta tradito dallo Stato italiano, continuerò ad amare l’Italia da esule. Forse è giusto così, visto che in passato ho commesso errori ed è giusto che venga punito, ma non per questa mia scelta, non perché sono un mercenario o un reclutatore, perché non lo sono.

E soprattutto sono dalla parte giusta della storia. Qui in Russia continuerò a fare quello che faccio, aiutare la popolazione, organizzare eventi culturali, fare informazione libera e lavorare.

Per me la porta dell’Italia è chiusa, ma proprio perché in Italia lascio parte del cuore invito tutti gli amici e conoscenti a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima. E sebbene condannato, chi mi viene a trovare non compie reato, perché certo non favorisce la mia ‘latitanza’. Io sono un uomo libero”.

Simbolo delle SS sul collo: un neonazista ucraino del battaglione Azov a Mariupol. Zelensky li ha definiti “eroi” (Twitter)