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Terrorismo islamico, condannato marocchino: occupava casa popolare a Genova

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I giudici della Corte di assise d’appello di Genova ieri hanno confermato la condanna a 5 anni e 10 mesi, con rito abbreviato, per Nabil Benamir, arrestato nel dicembre 2017 dalla Digos genovese.

Secondo gli inquirenti, il 32enne marocchino, che occupava abusivamente una casa popolare alla Foce, era pronto a immolarsi per l’Isis.

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Il nordafricano era stato segnalato come nome di spicco tra i combattenti e anche come reclutatore e addestratore del terrorismo islamico.

Nella memoria del suo smartphone erano state trovate le istruzioni su come costruire bombe con vecchi telefonini e come pianificare attacchi con i Tir.

Nel corso delle intercettazioni, era stato sentito dire che aveva ricevuto la “chiamata del Chiamante” che per gli esperti di terrorismo islamico è il segnale che un combattente è pronto a immolarsi facendo una strage.

Dopo l’arresto, il marocchino non si era pentito e in cella era stato registrato mentre diceva che avrebbe ucciso gli italiani perché “cani” da sgozzare.

Benamir era stato arrestato per maltrattamenti che sarebbero avvenuti ai danni della convivente italiana nell’alloggio popolare del Comune in via Pescatori alla Foce. La donna aveva confermato ai poliziotti che si stava radicalizzando sempre di più.