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Sororicidio di Quinto, l’omicida in isolamento a Marassi non parla

Sororicidio di Quinto, l’omicida in isolamento a Marassi non parla
Alberto Scagni (immagine Instagram)

Alberto Scagni, il 42enne che ha ucciso con 20 coltellate, 17 alla schiena e tre all’addome, la sorella Alice perché non gli dava più soldi, non parla. Si sarebbe, infatti, avvalso della facoltà di non rispondere.

Per lui l’accusa è di omicidio volontario e se sarà dimostrata la premeditazione, rischierebbe anche l’ergastolo.

Gli investigatori della sezione omicidi della Questura di Genova stanno ascoltando i possibili testimoni.

Attualmente è rinchiuso, in isolamento, nel reparto clinico del carcere di Marassi.

La prova potrebbe essere il coltello con cui ha ucciso la sorella che si era portato dietro. Forse lo stesso che aveva pubblicato sui social insieme ad una mazza da baseball ed altri oggetti.

Non risultano esserci denunce nei suoi confronti prima dell’omicidio. Solo diverse segnalazioni per i danneggiamenti nel palazzo di via Balbi Piovera, a Sampierdarena, dove abitava da solo, poco distante dalla casa della nonna.

I vicini raccontano di un episodio in cui il 42enne avrebbe tentato d’incendiare il portone della nonna. Ma non solo. Altri episodi che fanno emergere il difficile carattere dell’uomo e la difficile convivenza col vicinato.

Non erano rari i casi di botte sulle porte di casa, stuzzicadenti nei citofoni per farli suonare ed appartamenti chiusi dall’esterno con catena e lucchetto.

L’omicidio ha lasciato tanto sconcerto e tristezza negli abitanti della zona di via Nicola Fabrizi a Genova Quinto. Alice era benvoluta da tutti. Sul luogo dell’omicidio, è comparso un mazzo di fiori.

“Ho perso due figli. Le vite dei miei figli sono state buttate via per l’incuria e l’incapacità delle forze dell’ordine e del servizio di salute mentale. Mio figlio si poteva fermare prima e mia figlia sarebbe stata salvata”. A dichiararlo la mamma di Alice e di Alberto che aggiunge: “Negli ultimi quattro giorni c’è stata una escalation. Abbiamo chiamato più volte il 112 ma nessuno è intervenuto, anche domenica.”