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Ritorna il Festival Parole ubikate in mare, XI edizione

Ritorna il Festival Parole ubikate in mare, XI edizione

Festival letterario estivo della Liguria, quest’anno dedicato a Luis Sepulveda, 3 lunedì sera con 6 autori in Piazza Lam e Piazza Vittorio Veneto ad Albissola Marina

 

Parole Ubikate in mare 2020 (Dedicato a Luis Sepúlveda)

Anche quest’anno, noi della Libreria Ubik e del Comune di Albissola Marina, anche se per poche date, volevamo esserci. Il virus, le difficoltà per organizzare il Festival in una piazza troppo piccola per rispettare il distanziamento, ci hanno indotto a organizzare la rassegna in una piazza quattro volte più grande: Piazza Lam/Vittorio Veneto. La piazza e la via adiacente verranno liberate delle auto per soli tre lunedì sera (per non creare troppi disagi), per permettere i tre grandi eventi del festival, seguendo al contempo le severe normative di accesso e di distanziamento previste.

Libertà-incontro-rinascita: tre parole chiave che tessono il fil rouge del festival e degli autori di quest’anno. Le limitazioni delle libertà vissute in questo tempo hanno messo in luce le conflittualità della parola incontro: da una parte la paura e il pericolo, la percezione dei nostri simili come ‘contagio’; dall’altra l’assenza, che nel tempo diventa mancanza, desiderio e bisogno di confrontarsi. In questo periodo di ritorno nelle strade e nelle piazze (come in queste tre serate del Festival) stiamo prendendo forse definitivamente consapevolezza del senso ultimo dello stare insieme, della ‘vita plurale’ (con le parole di Massimo Recalcati), del ‘bisogno di confini ma anche del loro superamento’ (con le parole di Dario Vergassola e Moni Ovadia), dei ‘valori comunitari presenti nella nostra Costituzione’ (con le parole di Gad Lerner e Marco Revelli). In altri termini, che solo nell’incontro con l’altro esiste la possibilità di rinascere.

Come disse un altro scrittore cileno (anche lui, come Sepúlveda, vicino a Salvador Allende nel momento in cui un popolo dell’America Latina cercava un riscatto sociale e politico):

“Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.”

(Pablo Neruda)

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Il programma:

Lunedì 27 luglio ore 21,15:

incontro con lo psicoanalista

Massimo RECALCATI

e presentazione del libro

“La tentazione del muro.

Lezioni brevi per un lessico civile”

(Feltrinelli editore)

Introduce Renata BARBERIS

Con gli strumenti teorici della psicoanalisi Massimo Recalcati attraversa con grande capacità di sintesi gli snodi fondamentali e i paradossi che caratterizzano la vita psichica degli individui, dei gruppi umani e delle istituzioni.

“Il mio cuore è il primo nome dello straniero.”

Esiste ancora un lessico civile? Nel tempo in cui i confini si sono trasfigurati in muri, l’odio sembra distruggere ogni forma possibile di dialogo, la paura dello straniero domina, il fanatismo esalta fantasmi di purezza per cancellare l’esperienza della differenza e contaminazione, la libertà aspira a non avere più alcun limite, è ancora possibile pensare il senso dello stare insieme, della vita plurale della polis? Con gli strumenti teorici della psicoanalisi Massimo Recalcati attraversa con grande capacità di sintesi gli snodi fondamentali e i paradossi che caratterizzano la vita psichica degli individui, dei gruppi umani e delle istituzioni. In primo piano una divisione che attraversa ognuno di noi: difendere la propria vita dall’incontro con l’ignoto o aspirare alla libertà di questo incontro; vivere nel chiuso della propria identità o iscrivere la nostra vita in una relazione con l’Altro. Sono queste due tendenze che, con la stessa forza, definiscono la vita umana. In cinque brevi e potenti lezioni uno psicoanalista tra i più originali del nostro paese offre ai suoi lettori una nuova lettura del nostro stare insieme.

Massimo Recalcati, uno dei più noti psicoanalisti in Italia, è membro analista dell’Associazione lacaniana italiana di psicoanalisi e Direttore dell’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata). Ha insegnato nelle Università di Milano, Padova, Urbino e Losanna. Oggi insegna Psicopatologia del comportamento alimentare presso l’Università degli Studi di Pavia e Psicoanalisi e scienze umane presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli Studi di Verona.
Nel 2003 ha fondato Jonas: Centro di ricerca psicoanalitica per i nuovi sintomi e nel 2007 ha ideato Palea: Seminario permanente di psicoanalisi e scienze sociali. Nel 2017 ha vinto il Premio Ernest Hemingway. Ha tenuto conferenze e seminari in diverse città d’Italia e d’Europa (Dublino, Ginevra, Valencia, Madrid, Parigi, Siviglia, Losanna, Granada).
Da anni affianca alla pratica clinica la scrittura: oltre a collaborare regolarmente con «il manifesto» e «la Repubblica», ha pubblicato numerosi saggi, fra cui Cosa resta del padre?, Ritratti del desiderio, Patria senza padri, Il complesso di Telemaco, Non è più come prima, L’ora di lezione, Le mani della madre, Un cammino nella psicoanalisi, Il mistero delle cose, I tabù del mondo, Cosa resta del padre?, Contro il sacrificio, Il segreto del figlio, A libro aperto, Mantieni il bacio e La notte del Getsemani.

Lunedì 3 agosto ore 21,15:

incontro con gli scrittori e attori

Moni OVADIA e Dario VERGASSOLA

incontro/spettacolo dal titolo

“Se vuoi dirmi qualcosa taci.

Dialogo tra un ebreo e un ligure sull’umorismo”

(La nave di Teseo)

Introduce Renata BARBERIS

In collaborazione con la Comunità di San Benedetto al Porto fondata da don Andrea Gallo

“Io ho il nasone, l’ossessione per il denaro e, per motivi regionali, sono psichicamente contorto, racconto storielle sulle mie tragedie… Vuoi vedere che sono già ebreo a mia insaputa?” – Dario Vergassola

“Sono contro ogni nazionalismo. Per me l’ebreo è uno straniero in mezzo agli stranieri. Così dovremmo essere tutti. L’essere umano è uno straniero in mezzo ad altri stranieri.” – Moni Ovadia

Il saggio Moni Ovadia tiene una lezione sull’ebraismo a Dario Vergassola e lui, da buon ligure, risponde e interpreta. Scopre di essere, per affinità, molto più vicino agli ebrei di quanto credesse in precedenza. Il cinismo caustico di Vergassola si lega allo humour tutto yiddish di Ovadia producendo uno scambio dal ritmo serrato in cui si demoliscono luoghi comuni con un’ironia disarmante.

Così i due autori affrontano questo viaggio che, da dentro le pieghe dell’umorismo, arriva a parlare di attualità e antisemitismo, di intolleranza, razzismo, Olocausto, del bisogno di confini e del loro superamento: nato su un palcoscenico in occasione dell’omonimo spettacolo teatrale, questo libro racconta di come l’incontro fra due mondi diversi, quello della filosofia di Moni Ovadia e della comicità di Vergassola, possa dare vita a una riflessione pungente, necessaria, fondamentale e su come, nella società in cui viviamo, alla disperata ricerca di differenze si possa rispondere, magari ridendo, con una carrellata di cose che abbiamo in comune.

Moni Ovadia nasce a Plovdiv in Bulgaria nel 1946, da una famiglia ebraico-sefardita. Dopo gli studi universitari e una laurea in scienze politiche ha dato avvio alla sua carriera d’artista come ricercatore, cantante e interprete di musica etnica e popolare di vari paesi. Autore di una vastissima produzione teatrale, discografica e libraria, ha pubblicato, tra gli altri, Speriamo che tenga, L’ebreo che ride, Ballata di fine millennio, Vai a te stesso, Contro l’idolatria, Perché no? L’ebreo corrosivo, Lavoratori di tutto il mondo, ridete, Il conto dell’Ultima Cena, Shylock. Prove di sopravvivenza (per ebrei e non), Madre Dignità e Il coniglio Hitler e il cappello del demagogo.

Dario Vergassola nasce in Liguria, è comico e cantautore. Ha partecipato a numerosi programmi televisivi: Maurizio Costanzo Show, Mai dire gol, Quelli che il calcio, Facciamo Cabaret. E’ stato co-conduttore di varie trasmissioni televisive, quali Bulldozer Parla con me (con Serena Dandini), Alle falde del Kilimangiaro. Oltre a essere autore di libri, pubblica rubriche e articoli per diversi giornali e magazine tra cui: Max Left e Il Venerdì. Il suo primo romanzo Il suo primo romanzo è stato La ballata delle acciughe.

Lunedì 10 agosto ore 21,15:

incontro con il giornalista

Gad LERNER

e presentazione del libro

“Noi, partigiani.

Memoriale della Resistenza italiana”

(Feltrinelli)

Partecipa il sociologo Marco REVELLI

Letture a cura dell’attore Giorgio SCARAMUZZINO

Parteciperanno alcuni partigiani.

Introduce Renata BARBERIS

In collaborazione con la Fondazione Nuto Revelli, l’Anpi Associazione Partigiani di Savona e di Albissola, Isrec Istituto Storico della Resistenza, La Via delle arti.

Un racconto corale di malinconia ma anche di felicità, che riporta alla luce i valori civili fondamentali cheoggi dobbiamo difendere. Un grande romanzo collettivo di formazione di un soggetto fragile e inestimabile: la nostra Costituzione democratica.

«Se di celebrazione si può parlare in questo caso, riguarda l’omaggio dovuto a chi seppe mettersi in gioco non solo per sé, ma per immaginare un futuro diverso per tutti. Consapevole che l’esito di quella scelta era tutt’altro che scontato»- Il Manifesto

«Un grande racconto in prima persona della Resistenza» – Vera Bessone, Corriere

“Chi è stato partigiano, resta partigiano per sempre.”

La Resistenza e la sua memoria sono fatte di azioni e di luoghi divenuti simboli di un’epoca tragica ed eroica della nostra storia. Ma la memoria svanisce e gli errori della storia possono ripetersi. Quella dell’Anpi, di Gad Lerner e Laura Gnocchi è una corsa contro il tempo per dare voce a donne e uomini che nel 1943 erano giovanissimi, adolescenti o persino bambini. Cosa passava per la testa di quelle ragazze e di quei ragazzi quando furono chiamati a una scelta estrema, rischiosa e difficile come quella di conquistare anche con le armi una libertà che molti di loro non avevano mai conosciuto? C’è il ragazzo veneziano di buona famiglia che lascia il suo liceo un anno prima della maturità per andare in montagna in Friuli, senza avvertire i genitori, c’è la quattordicenne sfollata in un casolare sull’Appennino che si mette quasi per caso a fare la staffetta su e giù per i boschi, il suo coetaneo figlio di un antifascista perseguitato che si separa dalla madre vedova e prende dimestichezza nell’uso delle armi, trasformandosi da apprendista di fabbrica in combattente. Un grande romanzo collettivo di formazione di un soggetto fragile e inestimabile: la nostra Costituzione democratica. Ricordi personali, episodi drammatici, dinamiche familiari, rievocazioni di figure ingiustamente dimenticate, ma anche riflessioni sul cammino incompiuto dopo la Liberazione si intrecciano in un racconto corale di malinconia ma anche di felicità, che riporta alla luce i valori civili fondamentali che oggi dobbiamo difendere.

Gad Lerner è nato nel 1954 a Beirut da una famiglia ebraica. A soli tre anni arriva a Milano, diventando molti anni dopo cittadino italiano a tutti gli effetti. Nella capitale lombarda comincia la carriera giornalistica: nel 1976 collabora con Lotta Continua diventandone anche vice-direttore. Successivamente ha collaborato con Il Lavoro, Il Manifesto, L’Espresso, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Vanity Fair e La Stampa. La svolta arriva con il debutto televisivo con la conduzione di Profondo Nord e Milano Italia trasmessi su Rai 3. Nel 1997 approda in Rai per condurre Pinocchio dapprima su Rai 1 e poi Rai 2. Proprio per Rai 1 ricopre la carica di Direttore del TG1. Dopo alcuni anni in Rai approda a La7 dove diventa direttore di notiziari e conduce il programma di successo L’infedele. Nel 2013 torna alla conduzione di Zeta trasmesso su La7 e successivamente approda a La Effe con il programma Fischia il vento. Nel 2017 ritorna in Rai per condurre Operai e Ricchi e poveri. Nel 2019 comincia la sua nuova trasmissione sulla Rai insieme a Laura Gnocchi L’approdo. Ha scritto diversi libri: da Agenda rossa a Concetta, fino a Scintille.