Un terreno inutilizzato non è esente da costi, pur non generando produttività
I due aspetti – assenza d’uso e di fatturato – si trovano spesso invischiati in un spiacevole circolo vizioso, con una sola conseguenza: il fatto che si ha un bene, che però non svolge alcuna funzione e persino aggrava il bilancio finanziario della persona o dell’organizzazione.
Una situazione da evitare il più possibile, anche perché nel lungo andare occorre considerare che i costi aumentano, dal momento che si aggiungono quelli di manutenzione e monitoraggio. Che possono non essere contenuti, a seconda delle specifiche della situazione in essere.
Questa situazione non interessa soltanto i privati cittadini ma anche le imprese, le quali si trovano così con un affaticamento, oltre che finanziario, persino produttivo, visto che si vanno a togliere (più o meno direttamente) delle risorse preziose per il core business.
Oggi però una soluzione per questo problema c’è, o almeno, vale la pena testare se sussistono i requisiti. Ci riferiamo all’affitto terreno per fotovoltaico proposto da una realtà come Sunprime: un produttore indipendente di energia rinnovabile che sta implementando la propria rete di impianti sostenibili lungo tutto lo Stivale, in forte e costante crescita. Scopriamo insieme qualcosa di più.
Perché un terreno non utilizzato è un costo per le imprese
Qualsiasi terreno comporta sempre un minimo di tassazione. I parametri locali e nazionali, oltre che inerenti l’attività specifica dell’impresa, sono diversi, onde per cui è consigliabile, qualora si fosse titolari di un’attività che versa in tale situazione, farsi seguire da un professionista qualificato in ambito amministrativo.
Quindi, possiamo dire con assoluta certezza, un terreno inutilizzato è comunque soggetto al sostenimento delle spese fiscali. E già basterebbe questo ad aver voglia di metterlo a reddito.
Qualcosa che sanno bene i professionisti dell’edilizia, un ambito dove la situazione peggiore che può capitare non è vendere una casa, non andarci a vivere o non affittarla: è lasciarla libera, così com’è, dal momento che è proprio in questo status quo che si crea un bacino favorevole al fatto di dover investire maggiormente col passare degli anni.
I costi di avere quindi un terreno inutilizzato – privato, agricolo o industriale che sia – ci sono e risultano difficili da quantificare a priori, anche perché i rischi di incendio sono più elevati. Tali rischi tendono comunque ad apparire importanti, specialmente se non sussistono i margini per affittare/vendere in maniera tradizionale.
Convertire i terreni al fotovoltaico: una soluzione che presenta molteplici benefici
Oggi un’alternativa a quelle standard c’è, per le imprese che hanno dei terreni inutilizzati: si tratta di affittare (e persino vendere, volendo) i propri appezzamenti ad aziende interessate a realizzarvi degli impianti fotovoltaici a terra e implementare così la propria proposta di energia rinnovabile.
Come fare per capire se ci sono le condizioni? Occorre in primo luogo verificare che sussistano i requisiti. Ecco i più comuni:
- assenza di vincoli paesaggistici e ambientali;
- superficie pianeggiante di minimo 15.000 mq;
- posizione in una zona commerciale, industriale oppure artigianale;
- vicinanza con le autostrade e con le linee di media tensione.
Si tratta di un’opportunità interessante per le aziende, in quanto capace di generare un guadagno, semplificare la gestione delle pratiche burocratiche (e non solo), implementando la sostenibilità.