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Quirinale | Becchi: il rischio di Re Mario, Silvio e il ritorno della politica

Sergio Mattarella, Silvio Berlusconi, Mario Draghi (foto di repertorio fb)

“Le ultime dichiarazioni di Mattarella, come altre precedenti del resto, vorrebbero dare ad intendere la sua totale indisponibilità ad un secondo mandato da Presidente della Repubblica.

In realtà egli sarebbe anche disponibile ma si rende conto che – al momento – forse solo Letta e una parte del Pd auspica questa soluzione.

Sottolineo ‘al momento’ perché bisognerà vedere quello che succederà dopo il terzo scrutinio in un Parlamento che con il voto segreto si trasformerà in un campo di battaglia in cui alla fine, dopo aver contato i morti da entrambe le parti, non resterebbe che l’opzione Mattarella, il quale a quel punto – per il cosiddetto ‘bene del Paese’ – non potrà certo tirarsi indietro, come del resto fece Napolitano”.

E’ l’inizio dell’analisi sull’elezione per il Quirinale del prof. genovese Paolo Becchi, pubblicata oggi sul quotidiano Affaritaliani.

“Valutiamo tuttavia altre ipotesi. Ormai – ha aggiunto il prof. Becchi – è diventato chiaro che Draghi ha deciso di assumere la guida del Governo considerando questo incarico come trampolino di lancio per il Quirinale.

La decisione di un Super Green pass in vigore sino al 15 gennaio lo conferma: mostrare ai cittadini italiani di essere riuscito meglio di altri a gestire la pandemia, tanto da poter da metà gennaio in poi iniziare a riaprire gradualmente tutto anche per i non vaccinati.

Puniti sì, questi ultimi, ma solo durante le vacanze di Natale.

Se le cose andassero per il verso giusto Draghi ne uscirebbe indubbiamente rafforzato e potrebbe far pesare questo successo nella corsa per il Quirinale.

E tuttavia anche in questo caso Draghi ha un problema. Dovrebbe essere votato da una massa di parlamentari che ha trattato come una massa di ebeti, il cui unico compito era quello di votare quello che lui aveva deciso senza neppure poter discutere le virgole.

Gli ‘umiliati e offesi’ dovrebbero votarlo anche questa volta avendo la possibilità di vendicarsi per il trattamento a cui sono stati e sono sottoposti?

C’è connesso a questo anche un altro problema, e questo non riguarda solo i parlamentari. Proprio il modo di operare di Draghi da Presidente del consiglio potrebbe essere di ostacolo alla sua elezione a Presidente della Repubblica.

Non sarebbe rischioso dopo la monarchia costituzionale di Re Giorgio avere quella assoluta di Re Mario?

Una volta al Quirinale quello che egli ha già fatto con il Parlamento lo farebbe anche col Governo?

Nascerebbe inoltre, almeno formalmente, il problema di sostituire Draghi al Governo. Anche se questo è a dire il vero l’ultimo dei problemi.

Potrebbe andarci chiunque, tanto a governare di fatto sarebbe Re Mario con il suo ‘cerchio magico’ (con cui di fatto prende già le decisioni più importanti).

Il problema vero semmai è che spostando Draghi nessuno potrebbe garantire la tenuta di qualsiasi governo e dunque si aprirebbe la strada per le elezioni anticipate, che comporterebbero se non la fine del M5S la sua riduzione ad un ruolo del tutto marginale. Non hanno, insomma, tutti i torti i pentastellati che a denti stretti dicono ‘TTD’, “tutti tranne Draghi”.

Cosa vuol dire però questo: che i pentastellati sarebbero disposti a votare anche Berlusconi?

Per quanto incredibile possa sembrare non è una ipotesi da scartare. Certo, sarebbe sconvolgente: ve lo immaginate Berlusconi Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura? Impossibile, pensano in molti.

Eppure, con un Parlamento come quello attuale tutto è possibile, anche l’impossibile. Ma Berlusconi sta giocando male le sue carte, ad esempio – per quanto paradossale possa sembrare – parlando bene del reddito di cittadinanza perde voti dal centro destra e non li prende dai grillini, che vogliono ben altro e pensano  molto realisticamente prima di tutto al loro reddito.

Berlusconi sta cercando voti ma non ha più l’abilità di un tempo e li sta cercando nei posti sbagliati. Va anche aggiunto che Berlusconi sarebbe un candidato divisivo e Letta per stoppare Berlusconi potrebbe presentare come candidato Prodi, il quale avrebbe il sostegno di tutti i pentastellati compresi quelli finiti nel gruppo misto.

Come tutti sanno – ma giova ricordarlo – l’amicizia con Grillo portò Prodi già alle ‘Quirinarie’ del Movimento 5 stelle delle origini.

Anche Prodi, tuttavia, sarebbe un candidato divisivo. Berlusconi e Prodi finirebbero per scontrarsi senza riuscire entrambi a raggiungere l’obiettivo. E come nel gioco dell’oca si ritornerebbe al punto di partenza. Spunterebbe fuori di nuovo Mattarella, che per ‘il bene del Paese’.

Ci sono possibili alternative?  Una forse ci sarebbe ma implicherebbe un ritorno della politica in un momento in cui la politica pare essersi vaporizzata.

Letta, Salvini per il centrodestra e Di Maio (o Conte, ma è di Maio che di fatto controlla i parlamentari) si incontrino e – ‘senza maschera e tenendo le opportune distanze’ – ragionino su un nome di alto profilo istituzionale cercandolo tra una rosa di candidati.

I nomi li conoscono tutti e su uno forse l’accordo si potrebbe anche trovare. Non faccio il nome per non bruciarlo.

Sarebbe un segnale di vitalità da parte di forze politiche che stanno dando l’impressione di essere annichilite dal ‘dragone trionfante’.

Da chi potrebbe partire questa iniziativa? Il politico che oggi sta mangiando chilometri di filo spinato è Salvini, prendendo lui l’iniziativa potrebbe dimostrare di avere quell’equilibrio e quella  intelligenza politica che spesso gli è stata  negata”.